Parte Prima-Capitolo 2

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"Giulia sveglia, è ora di scendere a colazione." Giada la scuote cercando di farsi sentire, perché rischiano di fare tardi all'appello della mattina. Anche oggi che è Sabato, le tocca alzarsi presto anche se non ha scuola, perché quella stupida regola impone di essere tutti svegli per le otto, per fare colazione insieme. È una delle cose che più detesta di quella casa famiglia, perché non può dormire fino alle undici come tutte le ragazze normali? Già, lei di normale non ha proprio nulla, niente da spartire con le altre ragazzine che frequentano la sua scuola, con cui non riesce a stabilire nessun tipo di rapporto. La guardano strana ed è sicura che dietro le spalle parlino di lei come quella senza genitori, che chissà cosa ha fatto per farsi abbandonare in quel modo. Avere tredici anni è una vera condanna, perché la crudeltà che riescono a produrre i suoi coetanei le ha sempre lasciato addosso un sapore strano. Non che lei abbia mai fatto nulla per provare a comunicare con quei ragazzi, semplicemente non le interessa. Almeno in questa casa sono tutti sulla stessa lunghezza d'onda e sa che si possano capire. Ognuno di loro ha una storia dolorosa alle spalle, di abbandono o sevizie, fisiche e psicologiche. Non hanno bisogno di parole fra loro, basta guardarsi negli occhi.
E negli occhi di ognuno di loro è capace di leggere una storia diversa. In quelli di Giada legge tanta paura e solitudine. Non si sono ancora raccontate il loro passato ma è sicura che succederà presto, perché sente che si fidano già l'una dell'altra.

"Cinque minuti e ci sono." non vorrebbe lasciare quell'involucro caldo, ma sa che non rispettare gli orari avrebbe fatto incazzare moltissimo Paola e lei vuole evitare che accada. Sposta le coperte con un calcio e si costringe a mettersi seduta nel letto, stiracchiandosi, avvertendo già il freddo pungente della giornata. È una grigia mattina di fine Novembre che non invoglia per nulla ad uscire da quel letto e vivere, se cosi di può definire quello che succederà nelle prossime ore, lo sa che finirà per ciondolare per casa rifugiandosi nei suoi amati libri, che le danno la possibilità di fuggire dalla realtà, almeno per qualche ora. Ha già avuto modo di vedere che esiste una biblioteca ben fornita e sa che sarà la prossima tappa, dopo colazione. Indossa il primo paio di jeans e la prima felpa che trova nell'armadio e dopo essersi lavata la faccia, scende in cucina con Giada. I capelli li ha raccolti, sa che domarli avrebbe richiesto troppo tempo.
Paola le accoglie con un sorriso, le sembra una donna simpatica ma sa quanta cattiveria possano nascondere le persone e per ora si limita a studiarla. Sedendosi sente uno sguardo fisso su di lei, quello di Giovanni. Il modo in cui si erano congedati la sera prima le aveva lasciato l'amaro in bocca, non sa per quale motivo quello che possa pensare lui le interessi così tanto, forse perché nel suo sguardo legge qualcosa di buono, nonostante i modi un po' bizzarri, un istinto di protezione verso gli altri, che la intenerisce. Avranno modo di chiarirsi, anche se ora il suo sguardo è come se le bruciasse addosso, facendola arrossire. La colazione si svolge molto più tranquillamente della cena e Giulia non può non notare l'assenza di Marco e ne chiede spiegazione a Giada.

"Alle volte salta i pasti e non rispetta le regole. È un ragazzo difficile e penso che Paola sia un po' la sua ultima speranza, ha tanta pazienza con lui."

Ragazzi difficili ne aveva conosciuti tanti, nella sua pur breve vita, lei stessa era stata più volte definita in quel modo. Anche lei era insofferente alle regole e non permetteva a nessun adulto di entrare nel suo mondo, prima o poi sarebbe arrivata a farsi detestare anche da Paola, ma per ora voleva comportarsi bene o almeno provarci.

"Noi ragazze andiamo in piscina, vieni con noi?" Maria le ha rivolto direttamente la domanda e non può ignorarla.

"Non posso, sono indisposta." non è vero, ma non ha nessuna voglia di andare con loro e quella è la prima scusa che le è venuta in mente. Con la coda dell'occhio vede Giovanni sorridere e la cosa la fa arrossire nuovamente. Accidenti, possibile che quel ragazzo abbia su di lei tutto quel potere? Alza le spalle indispettita e dopo aver chiesto il permesso a Paola si alza da tavola per andare a rifugiarsi in biblioteca, almeno li non dovrà parlare per forza con qualcuno.
Il fascino che hanno quei volumi su di lei è qualcosa che le provoca i brividi, a cominciare dall'odore della carta, polvere ed inchiostro, che le procura una fitta al petto. È come immergersi in un mondo nuovo, tuffarsi nelle storie degli altri e poter sognare una vita diversa e fuggire dal suo personale inferno. Non ha idea di cosa ne sarà della sua vita, non ha ambizioni o desideri, ma quando apre uno di quei libri e diventa per qualche ora l'eroina di qualche storia, si sente finalmente bene.

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