CAPITOLO 13

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Non le avrebbe chiesto a cosa stesse pensando in quel momento. Non avrebbe tentato di dar vita ad un'altra conversazione con lei. Non avrebbe neppure assecondato il bisogno ardente di allungare la mano per sciogliere quei capelli dorati da quella dannata coda di cavallo, affondarci le dita, annusarli, baciarli... O prenderle il viso tra le mani e assaggiare quelle labbra di miele che avevano perseguitato i suoi sogni sin dal momento in cui, quella mattina, se n'era andato da casa sua.

Quante volte aveva voluto ritornare a cercarla, a dirle che una sola notte con lei non era stata abbastanza, che la voleva ancora di più, ogni giorno di più, sempre di più... Ma poi... Poi successe quello che successe e per lui... finì tutto... Si rese conto che era come tutte le altre e che si era invaghito di un'illusione... Aveva preso in giro sia lui che Jordi.

Adesso era arrivata la resa dei conti... Lei era qui, accanto a lui, nervosa, silenziosa. Aveva raggiunto l'obiettivo che si era prefissato, o, perlomeno, era vicinissimo a raggiungerlo. Romaine Larson non aveva nessun'altra scelta che quella di abbandonarsi a lui e di esaudire il suo più grande desiderio.

La guardò con la coda dell'occhio. Lei si era chiusa nel silenzio dopo la loro conversazione sull'aereo e si era limitata a salutarlo brevemente quando, dopo averla accompagnata nella sua suite privata nel Sandemetrio Hotel in Miami, si era diretto verso la sua riunione.

A quel punto, aveva ritenuto che non fosse più necessario e nemmeno piacevole avere una conversazione con lei. Metà delle volte, infatti, finivano per litigare, mentre le restanti volte, Romaine aveva toccato dei temi per lui difficili da approfondire.

E forse era meglio così... passare insieme a lei il minor tempo possibile. Malgrado la sua decisione di pensare a lei soltanto come alla madre surrogata del suo erede, molte delle volte faticava a restare calmo e a non pensare a lei in altri modi.

La sua attenzione veniva sempre catalizzata dalla sua vivacità e i piccoli gesti delle mani che lei, probabilmente, non si rendeva conto di fare. Lo distraeva e, francamente, certe volte trovava quella cosa irritante e distraente.

Perciò, per quel momento, decise che si sarebbe goduto la pace offerta dal camerino VIP della stilista più famosa di Miami, con la quale aveva fatto fissare un appuntamento per Romaine. Aveva deciso di accompagnarla per il semplice fatto che la sua riunione pomeridiana si era conclusa con largo anticipo.

Prendendo una copia del quotidiano finanziario che non aveva avuto modo di finire di leggere durante la colazione, Rayan si era isolato dal dibattito delle tre assistenti su quale stile fosse più adatto per Romaine, che era seduta in una poltrona, sul lato opposto della stanza, in rigoroso silenzio, con le gambe incrociate, come una perfetta principessa.

Aveva preferito stare in disparte e non partecipare a quella conversazione. Sembrava addirittura annoiata ed ogni volta che le veniva posta una domanda, alzava le spalle, cosa che Rayan aveva iniziato a trovare parecchio irritante e anche un po' strano.

Era una donna, por Dios! Perché si comportava così? Come se tutto questo fosse un peso per lei?

Tutte le donne con cui era uscito erano sempre state appassionate di shopping esclusivo e si erano sempre dimostrate molto grate. Al contrario, sembrava che lei fosse più divertita ad osservare l'erba crescere che i vestiti che le venivano mostrati.

I loro sguardi si incrociarono e Romaine lo fissò con occhi sbarrati, leggermente imbronciata. Aveva imparato a conoscere le sue espressioni, e sapeva con certezza che, in quel preciso momento, Romaine stava lottando contro il forte desiderio di alzare gli occhi al cielo. Questa cosa lo divertì parecchio, ma Rayan rimase serio.

ROMY E IL SUO MAGNATEWhere stories live. Discover now