Capitolo 7

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Dance with me
one more times.
walk with me
to my car.
hold me close
before you go.
i don't want to wipe my tears
alone.

Breakup blueprint by Julia M.

Arrivata d'avanti alla porta della mia stanza la aprii con velocità, mi ci fiondai dentro e con un calcio chiusi l'entrata provocando un forte rumore

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Arrivata d'avanti alla porta della mia stanza la aprii con velocità, mi ci fiondai dentro e con un calcio chiusi l'entrata provocando un forte rumore. Mi diressi verso lo specchio e guardai il mio riflesso tutt'altro che bello. Gli occhi era gonfi e rossi, così come il naso, sulla parte destra del viso si poteva ben notare una chiazza gigante rossa, che ai giorni a venire sarebbe diventata un vero e proprio livido. Mi toccai piano la guancia e appena applicai più pressione sul punto colpito una fitta di dolore si espanse facendomi fare un sussulto. Lacrime salate iniziarono a rifarmi le guance.

Perchè a me? Cosa ho fatto di male? Queste domande continuarono a frullarmi nella testa. Formavano un cerchio, uno infinito che continuava a girare in modo nauseante. La vista mi si offuscò quando mi alzai piano la gonna e toccai i punti in cui le sue sporche mani mi avevano violata. La sua presenza c'era ancora, la pressione continuava a presenziare sulla mia pelle candida macchiata da segni rossi: i segni delle sue mani sudicie.

La mia mente aveva smesso di funzionare.

Il mio cuore aveva smesso di battere.

I miei polmoni avevano smesso di ricevere aria.

Nel mio corpo si era spento tutto. Tutto quanto. Ed era stato bello, splendido. Una sensazione che avevo provato solo poche volte. Avevo pensato a quanto sarebbe stato bello se tutto quello che non provavo avrebbe continuato così per sempre. Il silenzio. I pensieri erano svaniti ed una melodia soave aveva iniziato ad insinuarsi nella testa. Chiusi gli occhi e mi beai della tranquillità. Sentivo il mio corpo fluttuare nel vuoto, intorno a me c'era soltanto bianco e quella melodia conosciuta. Brano suonato al pianoforte, ed era strano, molto strano. Nessuno mi aveva mai suonato un brano al pianoforte e tanto meno lo avevo suonato io, non lo avevano neanche sentito da nessuna parte. Ma allora perché avevo la sensazione che già la conoscevo? Non lo sapevo, ma in quel momento non ci pensai tanto su. Sapevo che quel momento di tranquillità, fra qualche istante, si sarebbe trasformando in un vero e proprio putiferio.

Tic, toc, tic, toc.

Il ticchettio di un'orologio rimbombava in quella stanza interamente bianca, anche se non mi sembrava un'orologio a produrre
quel rumore, ma qualcosa di molto più grande. Una bomba apparse fra le mie mani, la girai per guardare cosa ci fosse scritto sul timer...

00:03

00:02

Secondi, erano secondi.

00:01

00:00

Bip, bip, bip...

Boom!

Le tenebre ci aspettano || Mattheo Riddle Where stories live. Discover now