Parte Seconda: A casa di Marco

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A CASA DI MARCO

Violante si è appena alzata da tavola. Nessuna tovaglia sulla superficie liscia e perfettamente pulita di legno noce. Un paio di piatti, due bicchieri e le posate, con i resti di una cena consumata con troppa disattenzione. Almeno per lei; venticinque anni, carina e affascinante ora più che mai, con una forma di nuovo impeccabile, dopo quell'evento che ha cambiato radicalmente la sua vita. La loro vita. La nascita della loro bambina, Isolina. "Che bellissimo nome". Così ha esclamato Marco quando, con la piccina in mano, Violante lo ha pronunciato offrendogliela in braccio.

«Questo è il tuo papà!» E quell'emozione unica, irripetibile lo ha sciolto in un sorriso tra le lacrime. Violante lo vuole ricordare per sempre così, dolce e tenero ragazzo diventato il padre di sua figlia. "Il padre di sua figlia", continua a ripetersi in quella strana serata piena di silenzio. Marco si è da poco alzato da tavola, sorseggiando quel poco di vino rimasto nel bicchiere, appoggiandolo distrattamente sul sottobicchiere (a Violante la tavola piace apparecchiata così), mentre con lo sguardo rivolto verso lo schermo piatto del suo televisore in sala da pranzo, si rammarica di non avere dato importanza all'andamento politico dell'ultima settimana. Colpa del lavoro in banca, stressato da quella routine che si complica con quella paura di rimanere imprigionato da un lavoro che lo possa veder scomparire tra quella forzata burocrazia fatta di bilanci, depositi, tornaconti in balia di normative di legge che si susseguono con metodico riciclaggio.

Di promozioni non può contare, almeno per ciò che sa forzatamente di dipendere dal fatto di essere un ragioniere che può solo cambiare scrivania, ma di fare esattamente lo stesso lavoro senza essere necessario a qualcuno. Quello che invidia a Cosimo, padrone di se stesso, delle sue scelte. Che bel lavoro essere artista, impresario di te stesso, dove i tuoi meriti sono ammirati dalla gente e i contratti sono impegni che svaniscono nella bulimia dell'anonimato.

Con un gesto di stizza spegne lo schermo piatto del suo LCD abbinato al diffusore Denon DHT-T110 col telecomando, e osserva Violante mentre finisce di deporre i pochi piatti asciugati nella mensola della cucina, cercando quei suoi favolosi occhi nocciola, per sentirsi complice di quella sua infelice amarezza che lo sta torturando da troppo tempo. Quegli occhi che ritrova quando anche Violante ferma il suo sguardo nei suoi occhi verdi. Gli sorride dolcemente, come se capisse che quel ragazzo diventato improvvisamente uomo si sta interrogando sul significato di essere padre della loro piccola Isolina. Di quel dono meraviglioso che ha colmato di immenso la perfezione della loro felicità. In silenzio si dirige lentamente verso di lui, riponendo con noncuranza il canovaccio umido sul lavello perfettamente pulito e asciugato.

Ora si trova a pochi centimetri dalla sua bocca, mentre gli occhi si assottigliano come due fessure complici. Con la mano destra gli cinge la nuca, solleticando la pelle alla radice dei capelli, corti al punto giusto.

«Lo sai che ti amo, vero?» Pochi secondi di silenzio e la risposta di Marco.

«Quanto?» Violante sorride.

«Di più.» Era quello che voleva sentirsi dire, mentre con la bocca dischiusa inizia il dolce innamoramento della sua lingua nella sua, il gioco della saliva nel tocco leggero dei denti, solleticati dal desiderio che provano sempre nella stessa intensità dei movimenti.

Violante si sente pervasa da quella intimità acquisita con l'esperienza maturata nel corso dei pochi anni trascorsi insieme, imparando ad amarsi toccando il piacere, scoprendosi nei loro corpi ancora giovani e deliziati dal sesso. Quello buono, fatto bene. Come piace definirlo Marco. Lui che l'amore riesce a farlo, come un meraviglioso dono della natura, offerto senza pretenderlo. Violante l'ha amato dal primo momento, quel timido ragazzo che faceva di tutto per farsi desiderare da lei. Certi uomini hanno un dono speciale, ha sempre pensato delle persone che riusciva facilmente ad idealizzare ammirandole da lontano.

Desiderando quella vita che infine ha ricevuto. Con lui.

Marco riapre gli occhi e ritrova il suo giovane volto tra le mani, ancora immersa nel piacere che le stava donando, bruscamente interrotto da quell'improvviso distacco forzato. Come implorando quell'abbandono fisico, Violante bacia avidamente le sue labbra protraendo il volto con una smorfia di rammarico, mentre con la mano Marco le scosta i capelli scomposti sulle sopracciglia, baciandola sulla fronte e accarezzandola, prima di pronunciare la più dolce delle promesse.

«Ti amo, Viola!»   

Una Sera A CenaWhere stories live. Discover now