28. Blake

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Dopo tanta attesa, arrivano le ordinazioni mie e di Thomas, che lascia al cameriere il conto in anticipo, pagando per me. Mi ha accompagnato mia madre qui perché Charli aveva bisogno della macchina per andare da Jasper. Le ho detto che mi sarei visto con Chris, sennò ovviamente mi avrebbe impedito di andarci. Non sa la storia riguardo Meredith, ma è a conoscenza di quasi tutto quello che è successo tra me e Thomas. «Quindi non sei stato tu a drogare Meredith?» domando per avere un quadro generale della situazione. «C'era così tanta gente all'Aura, non posso essere stato io. Magari qualcun altro avrà messo della droga all'interno del bicchiere. Ci tenevo soltanto a dirti come stanno le cose, Meredith non ne ha voluto proprio sapere. Ma d'altronde non la biasimo, ha pensato che fossi stato io per via dei nostri litigi», vedo Thomas molto maturato rispetto all'anno scorso. Ha imparato a lasciarsi il passato alle spalle proprio come me e ad andare avanti. Ci siamo fatti i dispetti a vicenda negli ultimi tempi, ma adesso è arrivato il momento di seppellire le asce di guerra. Credo che nella vita non si debba mai portare rancore, a parer mio è una delle cose più brutte che si possano mai provare.

Mentre parliamo, mi squilla il telefono e sullo schermo appare il nome di Tyler. «Blake stai bene?» esordisce. «Certo, perché» mi alzo dal tavolo e vado vicino al bagno a parlare. «Non mi fido di Thomas, ma proprio per niente. E ho paura che possa combinare qualcosa», forse Tyler non ha torto. Dovrei fidarmi davvero di Thomas? Eppure oggi aveva un'aria così innocente. Si alza dal nostro tavolo ed esce fuori per accendersi una sigaretta. «Ho bisogno che tu mi dia la tua posizione Blake, non è sicuro che tu ti faccia accompagnare a casa da qualcuno che fino a tre mesi fa, ti lanciava merda addosso», dopo averlo tranquillizzato e avergli mandato la mia posizione in tempo reale, riattacco e mi dirigo verso l'uscita. Ma prima di farlo, decido di passare dal nostro tavolo, che non è stato ancora sparecchiato.

Cerco la mia confezione di posate, che non ho neanche aperto e le trovo sotto al tavolo. Eppure non mi ricordavo di averle fatte cadere. Senza restare a soffermarmi su questo inutile dettaglio, prendo il coltello e me lo infino dentro la tasca dei jeans senza farmi vedere. Dopo averlo fatto, vado fuori per non destare sospetti e mi appoggio al muretto davanti alla porta. Thomas mi chiede se voglio una sigaretta pure io e accetto. «Abiti sempre al solito posto?» mi domanda mentre allontana la sigaretta dalla bocca, avendo quasi raggiunto il filtro. Annuisco e mi affretto a finire la mia, dato che stare qui sta cominciando a farmi agitare. La telefonata di Tyler è stata come un campanello d'allarme per me. Ho deciso di raccontare solamente a lui l'accaduto, in modo da non peggiorare le cose. Butto il mozzicone a terra e ci affrettiamo verso la macchina.

Accende la radio, che riproduce uno dei miei pezzi preferiti dei Led Zeppelin che si intitola When The Levee Breaks. Thomas prende l'autostrada e prosegue dritto per un paio di minuti, superando la traversa che l'avrebbe portato a casa mia. Avrà sicuramente sbagliato strada, ma d'altro canto mi sembra quasi impossibile. Casa mia non è così difficile da raggiungere, soprattutto per qualcuno come Thomas, che mi conosce da tanto tempo. «Thomas... credo tu abbia sbagliato strada» gli tocco la spalla per farmi sentire. Provo a chiamarlo un'altra volta e alla seconda volta, mi tira uno schiaffo fortissimo. «CHIUDI QUELLA CAZZO DI BOCCA!», mi massaggio la guancia, che mi fa abbastanza male per lo schiaffo e al contempo, comincio ad avere paura. Paura di come potrebbe evolversi la situazione. «Però Blake, non pensavo che bastassero solo quattro parole a farti salire in macchina. Sei sempre il solito coglione che si fida della prima persona che gli appare davanti», sono così sotto shock che non riesco neanche a rispondergli. O magari mi conviene stare zitto, se non voglio schiantarmi da qualche parte. Thomas è sempre la stessa persona e dietro all'invito c'era qualcos'altro. E io come un cretino ci ho creduto di nuovo.

Quello che resta da scoprire è dove mi vuole portare, ha superato da tanto la strada che portava a casa mia e di conseguenza, mi viene difficile orientarmi adesso. E inoltre ha anche superato i limiti di velocità da impedirmi di lanciarmi dall'auto, come se ci avesse quasi pensato. Thomas svolta a sinistra ed entra in una strada piena di buche, con accanto delle casette che sembrano essere prossime a crollare. Dopo un paio di secondi di silenzio, riprende a parlare. «Mi hai rovinato la vita Blake, lo sai? Per colpa dei tuoi amici la mia reputazione è a pezzi!» sta dicendo cose senza senso. «Thomas sei stato tu a portarmi via la ragazza e a quasi uccidere una mia amica! Il massimo che puoi fare è scusarti con tutti noi», all'improvviso frena bruscamente e rischio di andare a sbattere contro l'airbag. Tiro fuori dalla tasca il coltello che ho preso al locale e glielo punto davanti. «Fammi scendere da questa macchina! O giuro su Dio che con questo coltello ti scavo un buco in testa!» sibilo, cercando di non gridare. Thomas scoppia in una sonora risata. «Ma se non riusciresti neanche a picchiare un bambino, Blake!», ha sfidato la mia pazienza. Se pensa che non ne sia capace, allora resta solamente dimostrarglielo. Avvicino ancora di più il coltello, rischiando di speronarlo in pieno petto. «Ho detto lasciami andare cazzo!», non sembra importargli affatto. Come fa a non avere neanche un po' di paura? Gli faccio davvero così ridere? Dovrò pensare a tutto più tardi, perché adesso c'è un altro tipo di problema. Thomas accende nuovamente la macchina, così mi faccio coraggio e glielo pianto sul palmo della mano, provocandogli tanto dolore. Senza fermarmi a vedere come sta, spalanco lo sportello e senza voltarmi, me la do a gambe. Mentre corro, prendo il telefono dalla tasca e faccio un colpo di telefono a Tyler, che mi richiama all'istante. «Blake che succede?» risponde spaventato. «Thomas mi ha portato in un posto in mezzo al nulla e probabilmente voleva rapirmi. Per favore vieni» esclamo in preda alla rabbia e alla paura. «Sto guardando la tua posizione. Dammi cinque minuti e sono lì da te. Mi appoggio a un muretto e mi prendo la testa tra le mani, cominciando a tirarmi i capelli così forte, da rischiare di staccarmeli dal cuoio capelluto. Aspetto con ansia l'arrivo di Tyler, sperando di lasciarmi questo schifo di serata alle spalle una volta per tutte. Come aveva promesso, ci mette poco ad arrivare. Sento il rumore della sua auto, così esco dal posto in cui mi ero nascosto da Thomas e gli vado incontro. «Blake! Cazzo mi hai fatto preoccupare» scende dalla macchina e mi stringe in un abbraccio. Non immaginavo che fosse così spaventato, lo sento tremare nelle mie braccia. «Non potrei mai perderti, sei mio fratello. Da quando ci sei tu la mia vita è migliore. Come avrei potuto permettere che un cretino come Thomas ti mettesse in pericolo», non avevo mai sentito dirgli una cosa del genere. Se mi ha detto queste cose, come era la sua vita prima di me? Salgo sulla sua macchina e mi riporta a casa. Da quando sono sceso da quella macchina, non ho più saputo niente riguardo a Thomas, anche se credo che dopo il mio gesto, non si farà mai più vedere.

Una volta arrivati, gli chiedo di fermarsi un po' e accetta volentieri, così andiamo di sopra nella mia stanza. Sono soltanto le undici, infatti mia madre e mia sorella sono ancora sveglie. Domani mattina verrà anche Ariel, che passerà dieci giorni qui a Leavenworth da noi, così finalmente la famiglia sarà quasi al completo. Beviamo una fanta e nel frattempo, gli racconto tutto l'accaduto. «A cosa ti riferivi quando hai detto che da quando ci sono io la tua vita è migliore?» spero di non averlo messo a disagio con questa domanda. «Sai... non te ne ho mai parlato, ma prima di te avevo un amico, mi correggo era il mio migliore amico e si chiamava Joshua. Quando mi ero fidanzato, abbiamo cominciato a trascorrere meno tempo assieme, perciò anche lui ha cominciato a fare la sua strada. Dopo che mi sono lasciato sono rimasto completamente solo. Leggevo libri a non finire, ascoltavo tanta musica e passavo il sabato sera da solo a guardare una valanga di film d'autore. Fino a quando un giorno, mi sono imbucato ad una festa a cui non ero neanche stato invitato e sei capitato tu. Mi hai detto che in quel periodo eri scosso perché era successo quel casino con Dan e quella ragazza di nome Chloe e che eri molto scosso e triste. Da qui deduco che il motivo per cui il nostro rapporto è così sia dato dal fatto che ci siamo risollevati a vicenda, trovando speranza nell'altro» dopo aver concluso questo discorso, ci salutiamo e mi metto subito a letto.

Non pensavo di essere così importante per Tyler, le sue parole mi hanno colpito. Ultimamente ho attorno anch'io pochi amici: Dan è andato dietro a Tatiana e si è dimenticato della mia esistenza e Marcus continua a deludere le mie aspettative. Da quando l'ho invitato nella mia casa sul mare, non si è più fatto sentire, neanche via messaggi. Chris almeno non ha fatto la loro fine, di lui non posso lamentarmi. E poi c'è Tyler, che nonostante lo conosco da soli quattro mesi, è diventato davvero importante per me. Ci siamo incontrati per caso, eppure siamo stati la soluzione ai problemi dell'altro.

The Closeness 2Where stories live. Discover now