La musica era una delle cose più importanti nella vita di Davis Gray.
Le melodie delle canzoni che scriveva scorrevano nelle sue vene prendendo il posto del sangue.
Grazie a loro era riuscito a farsi spazio nel cuore delle persone ritrovandosi ad es...
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Tre mesi dopo.
Ero esausto. Completamente esausto.
Lanciai il peso poco lontano da me, ormai la mia sessione di allenamento giornaliera era finita. Finalmente, oserei dire.
All'interno della piccola palestra, situata nei sotterranei della mia villa a Chicago, entrò Melany con una bottiglietta d'acqua e un asciugamano.
Le ripetevo molteplici volte che farmi da manager non comprendeva anche starmi appicciato al culo ventiquattro ore su ventiquattro. Tuttavia era come se fosse la mia ombra.
Era la mia migliore amica, non la mia schiava personale. «Non c'è bisogno che tu lo faccia.», le dissi con tono canzonatorio, lei alzò le spalle sedendosi su una sedia lì vicino.
«Ne sono consapevole Dev. Lo faccio perché ho voglia di farlo, semplice», rispose scrollandosi le spalle, appoggiò poi gli oggetti che teneva in mano sul pavimento polveroso, storsi il naso solo a vedere quei piccoli pezzi di polvere che volavano in giro. Serviva proprio una pulita a questo posto.
«Ti prego Melly, non chiamarmi più così, sono adulto ormai». Sbuffò rifilandomi un occhiataccia. «Invece tu puoi, mia maestà?», disse riferendosi al piccolo nomignolo che io stesso gli avevo affibbiato il suo primo giorno delle superiori.
«Tu sei ancora piccola, non sembra ma tre anni di differenza fanno molto», risposi a mo' di sapientino. La prendevo in giro, da quando entrambi avevamo superato la maggiore età, la nostra mentalità era maturata. La differenza non si sentiva come all'epoca.
«Ti conviene tacere, cretino.»
Mi trattenni dal ridere per la sua faccia imbronciata. Sembrava proprio una bambina.
«Comunque non sono venuta qui solo per portarti queste cose. Ti conviene muoverti, fra due ore abbiamo il volo per Santa Monica.» Sospirai consapevole. Erano passati tre mesi dal mio grande concerto di apertura a New York, il tempo sembrava essere volato. In quel momento mi ritrovavo ad essere ad un solo giorno di distanza dal penultimo concerto del tour.
Non volevo crederci.
«Sta tranquilla. I vantaggi dell'essere diventato famoso ci permette di viaggiare quando vogliamo.»
Non mi vantavo mai del bel gruzzoletto che mi ero fatta negli ultimi due anni. Pensai che come li ricevevo in fretta potevo perderli con tanta facilità. Bastava un piccolo scoop dispregiatori su qualche rivista famosa su di me per potermi mandare in bancarotta in pochissimo tempo.
