Capitolo 16 - Una cometa senza coda

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Questi quattro giorni da sola nell'appartamento di Charles trascorrono in maniera molto lenta e pigra. Provo a ricucire i rapporti con Susanne scrivendole due banali messaggi, ma lei li visualizza senza rispondere.

La porta dell'appartamento si apre quando qui nel Principato sono quasi le 3 di notte, grazie al padrone di casa che fa finalmente ritorno. Anche se svegliata da un pisolino sul divano del salotto, noto subito quanto sia stanco e provato dal jet-lag: trascina lentamente una trolley su cui appoggia un'altra borsa e una giacca, lasciando tutto nell'ingresso. 

"Ehi." Gli sorrido mentre mi stropiccio gli occhi.

"Ciao." Mormora di rimando. Fa una faccia strana, indecifrabile per me che sono ancora un po' addormentata. 

"Sarai stremato immagino, andiamo a letto."

Non ho alcun intento di provocarlo, voglio veramente lasciarlo riposare. Lo prendo per mano, e lo conduco con me in camera da letto. Il suo sguardo strano continua a pesarmi addosso però, e alla fine non mi trattengo "Cosa c'è?"

"Nulla." Riflette per qualche secondo prima di continuare "Mi fa solo un po' strano trovarti qui."

Ovviamente l'avevo avvertito che sarei rimasta qui in sua assenza, non gli avevo mica occupato abusivamente casa. Per chi mi aveva preso?

"Tu... vuoi che me ne vada?" In un istante tutto il sonno che avevo si è volatilizzato.

"Assolutamente no, non intendevo questo... possiamo parlarne domani?" Interrompe l'ultima parola per colpa di uno sbadiglio.

Lui è distrutto, mentre io so già che non riuscirò più a dormire. 

Mi sento così idiota a prendermela per queste stupidaggini. Ma molto egoisticamente avevo bisogno di sentirmi accolta per una volta, benvoluta. Avrei solo voluto sentirmi dire che ero abbastanza, e che sarebbe andato tutto bene.

Pensavo che il mio trasferimento provvisorio avrebbe dato un'accelerata al nostro anomalo rapporto (così come l'avevo sperato alla fine della relazione con Angelique), una speranza svanita nel nulla. Di nuovo. 

Charles si era addormentato quasi istantaneamente, io avevo preso un plaid dalla poltrona del salotto e mi ero trasferita in balcone. E' incredibile come in passato non fossi riuscita a prendere neanche mezza decisione per me stessa, e adesso appena tentavo di prendere in mano la mia vita (in qualche modo) finivo sempre per sbagliare. 

Seguo il percorso di una nave da crociera al largo, mentre penso che magari il mio tempo in questo angolo di Francia stia giungendo al termine. 

Non mi rendo nemmeno conto di addormentarmi, mi riscuoto di colpo solo quando sento qualcuno accomodarsi sulla poltrona al mio fianco. E' mattina.

"Buongiorno." Charles è già fresco di doccia, sbarbato e probabilmente ha anche fatto colazione, mentre io devo essere uno straccio. Come al solito.

"'giorno" borbotto. 

"Possiamo riprendere il discorso di questa notte?"

"Non ce n'è bisogno. Me ne vado." 

Corruccia le sopracciglia "Perchè fai così? Mi sono spiegato male. Ero stupito, non infastidito. Puoi restare."

"Posso restare o vuoi che io resti?" Sbotto.

"C'è differenza?" Non rispondo nemmeno. Lo fisso negli occhi chiari, aspettando che continui. "Perchè devi attaccarti così alle parole... ogni maledetta volta! Sempre così, sempre la stessa storia..."

"Capisco... secondo te le cose non cambiano mai." Questa constatazione mi fa quasi scoppiare a ridere amara. 

"Perchè, cos'è cambiato?"

"Io! Io sono cambiata. Per colpa tua. Ho perso una parte di me che non so se riuscirò mai a ritrovare. Soprattutto se resto qui ad aspettare qualcosa che evidentemente non accadrà mai." 

Ormai sono un fiume in piena, di parole e rabbia, e non c'è nulla che possa fermarmi. 

"Mi hai portato via la poca stabilità che avevo, sono diventata una persona che non riconosco. E mi odio a morte per questo."

Cerca di avvicinarsi, ma io ho ancora molto da dire, frasi di cui liberarmi. Devo tornare a respirare.

"Sai cosa mi ricordi? Il Sole. Tutto ruota attorno a te, l'intero sistema solare. E poi ci sono io, che sono solo una stupida cometa. La tua luce ha distrutto la mia coda, tutto ciò che avevo di bello. Ora sono solo roccia, un asteroide che può solo vagare nel cosmo in attesa di diventare polvere di stelle o schiantarsi contro un pianeta. Ecco cosa sono."

Per ingannare il tempo in questi giorni avevo visto un documentario sul cosmo, ed ecco il risultato. Mi sento più leggera, ma anche umiliata. E stanca. 

E' esattamente questa la fine delle comete: ogni passaggio vicino al Sole le priva poco per volta della loro coda, fino a restare pura roccia che potrà disperdersi oppure vagare nello spazio sotto forma di meteorite, fino a precipitare contro un astro. 

"Non credevo di aver combinato così tanti danni con una semplice risposta."

Non lo pensavo neanch'io onestamente, ma ogni parola aveva inesorabilmente trascinato l'altra. 

"E adesso?"

Come una cometa // Charles LeclercWhere stories live. Discover now