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Mi sto dirigendo verso la Yuei. Non ho voglia di camminare, perciò ho deciso di creare una nuvola con il mio quirk e usarla come fosse una sorta di auto. Il sole di aprile mi riscalda con i suoi tiepidi raggi e chiudo gli occhi un paio di secondi per sentire meglio il venticello caldo che mi sta sfiorando delicatamente il viso. Noto un ragazzo dai capelli scuri che indossa la divisa della Yuei. Mi avvicino e riconosco Aizawa, il mio compagno di classe. «Ciao» lo saluto sorridendo e il ragazzo si volta verso di me. «Ciao» risponde con tono spento per poi tornare con lo sguardo sulla strada.

Sorrido nel sentirlo parlare. È la prima volta che mi risponde. «Vuoi un passaggio su una delle mie nuvole?» chiedo creandone una affianco a lui. Il ragazzo la ignora e continua a camminare. «No, grazie» dice senza staccare gli occhi da davanti a sé. «Sicuro?» chiedo, ma Aizawa non mi risponde.

Decido di scendere dalla nuvola su cui ero seduto e comincio a camminare affianco ad Aizawa. «Allora...tu sei di questa città? Molti vengono qui a Musutafu per frequentare la Yuei» chiedo cercando di cominciare una conversazione anche se probabilmente non riceverò una risposta come al solito. Invece, Aizawa sospira leggermente rassegnato e con voce spenta risponde alla mia domanda «No. Io sono nato a Tokyo». «Bello! Sei nato nella capitale quindi» affermo e il ragazzo mi risponde di sì con un cenno della testa.

Sorrido anche se lui non lo vede. Non mi aveva mai rivolto parola e ora mi ha addirittura risposto ad una domanda personale. «Ma io ancora non ti ho detto il mio nome!» esclamo leggermente ad alta voce e Aizawa mi guarda un poco confuso. «Mi hai detto che ti chiami Shirakumo» dice per poi tornare con lo sguardo sulla strada. «Si, ma quello è il mio cognome. Il mio nome è Oboro» ribatto ricevendo da Aizawa un mormorio.

Non mi accorgo neanche che siamo arrivati, fino a quando non sento una voce squillante chiamarmi. Mi fermo e noto che anche Aizawa smette di camminare e si volta verso me. Mi giro e vedo Yamada avvicinarsi. «Ciao» lo saluto rivolgendogli un sorriso. Mi volto verso Aizawa che continua a guardarmi e mi avvicino leggermente a lui, ma prima che potessi chiedergli di restare, si allontana senza dire nulla.

«Ho fatto qualcosa?» chiede Hizashi abbassando leggermente il tono della voce. Scuoto lo testa per tranquillizzarlo e il biondo mi sorride rassicurato. Ci dirigiamo verso la nostra classe e parliamo, ma la mia mente rimane su Aizawa. Si era fermato, mi aveva guardato. Mi stava aspettando.

La campanella che annuncia l'inizio della pausa pranzo suona e il professore conclude la sua lezione. Per buona parte della lezione ero stato distratto e il suono della campana mi ha fatto sussultare. Non riesco a togliermi dalla testa quello che è successo questa mattina. Aizawa mi stava aspettando. Forse non è così impossibile l'idea che io e lui possiamo diventare amici.

Deciso a voler riprendere dove eravamo rimasti questa mattina mi avvio verso il banco di Aizawa, dove il ragazzo si sta preparando per mangiare un panino. «Vieni dai» gli dico prendendolo per un braccio e invitandolo ad alzarsi. Mi guarda leggermente confuso per poi tornare con lo sguardo sul panino.

Gli tiro il braccio e lui si alza. «Dai» lo incito avviandomi verso la mensa senza lasciarlo. Ci raggiunge anche Yamada che con il suo solito tono di voce dice di sbrigarsi. «Dai Shōta! Altrimenti prendono tutti i posti in mensa» dico al ragazzo dai capelli scuri cominciando a correre. Mi accorgo solo poco dopo di averlo chiamato per nome, ma lui sembra non averci fatto caso.

Compro da mangiare e così fanno anche Hizashi e Aizawa e ci sediamo in un tavolo. «Voi avete capito qualcosa della lezione di matematica?» chiede Hizashi e io scuoto la testa mentre ingoio un pezzo di sushi. Aizawa non risponde, mangia senza dire nulla. «Tu, invece?» gli chiedo, ma non ricevo risposta.

La pausa dedicata al pranzo finisce velocemente e sbuffando leggermente mi alzo dal tavolo. «Andiamo?» chiedo rivolgendomi ai due ragazzi, che si voltano verso di me. Yamada annuisce a gran voce e Aizawa non risponde. Sospiro. Sarà difficile diventare suo amico.

Osservo Shōta, che si sta arrampicando sull'ostacolo davanti a me. Nessuno di noi, per ora, è riuscito a superarlo. Osservo il corvino mentre tende una mano sulla sua testa per afferrare l'appoggio su di lui. Sto attento ad ogni suo movimento, devo stare attento. Se commettesse errori, io non devo ripeterli.

Vedo il suo piede scivolare e anche l'altra gamba viene trascinata nel vuoto. Il braccio che ancora non ha raggiunto l'appoggio non riesce a trovare un qualcosa a cui reggersi e, ormai sta cedendo anche l'altro braccio. Aizawa cade nel vuoto e d'istinto creo una nuvola nel punto in cui dovrebbe cadere. Il ragazzo cade sulla nube e, appena si mette in piedi, sbuffa leggermente. «Non sei andato male, Aizawa» dice il professore, avvicinandosi al ragazzo e facendogli segno di togliersi l'imbracatura. "Grazie" mima con le labbra il corvino rivolgendosi a me.

Basta! Questi ricordi non sono miei!

Io non sono Shirakumo!

Saremo eroi-MhaWhere stories live. Discover now