II - La routine

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Saluto Andrew e mi dirigo verso casa, ho una strana sensazione addosso. Aprendo la porta, James è davanti a me, che mi guarda stupito come se non si aspettasse di vedermi. 

– Che ci fai in piedi?

Glielo chiedo senza apparire allarmata, ma lui si limita a fare spallucce e a tornare indietro, fino alla sua cameretta. James ha 4 anni, è un bambino molto silenzioso, ma davvero molto educato. A volte capita che si svegli mentre noi non siamo in casa, facciamo quello che possiamo infondo. 

Metto tutto ciò che ho nel piccolo frigo a nostra disposizione, i pomodori hanno già cominciato a maturare, ma sono commestibili. Ed ora che il sole è sorto, non possiamo fare altro che stare in casa ed aspettare che si faccia ora di pranzo. 

Preparo il pranzo con una certa lentezza altrimenti non avrei null'altro da fare. 

Chiacchiero con James, che mi fa vedere il nuovo disegno che ha fatto - la nostra famiglia circondata da una casa che ospita a malapena i nostri confini, un albero di mele nel giardino, i nostri volti sorridenti e pieni di speranze per il futuro. 

Un futuro che oggi non abbiamo, che mano mano che passa il tempo diventa sempre più incerto. Durante la mia passeggiata sono riuscita a raccattare qualche papavero da mettere in un vaso: rallegrano la nostra casa, anche se non posso aggiungere acqua affinché sopravvivano per qualche giorno. 

L'acqua è un bene limitato da diversi anni. Così come il cibo, così come tutto a dire il vero. 

Mio padre, Paul, fa ciò che può per sostentarci. I lavori sono temporanei e quasi mai ti danno la certezza di guadagnare il costo di un pasto, ma mio padre prova lo stesso tutti i giorni a fare qualcosa: odia sentirsi inutile. E lo capisco, anche io odio sentirmi così. 

Fare questo pranzo è tutto ciò che c'è di importante per me oggi. E dopo che ho preparato questa preziosa insalata fresca, la ripongo in tre ciotole diverse accostandole a qualche fetta di pane fatta in casa. Tre bicchieri di acqua e via, metto tutto in tavola. 

Fare il pranzo insieme è la parte più divertente del giorno, aspetto mio padre quasi sempre, ma oggi sembra essersi attardato. Starà finendo qualche lavoro, anche se oramai fuori il caldo è insostenibile: sono le 12 e 30, l'orario di punta. Mi fa un po' paura il fatto che non sia ancora tornato, ma non è la prima volta che accade. 

Decido di riporre la sua insalata nel piccolo frigo, mentre io e James ci mettiamo a tavola e cerco di invogliarlo a parlare il più possibile. 

– Sai James, quando sarai più grande potrai venire con me nell'orto: ci sono gli alberi di mele che ti piacciono tanto, e se sei fortunato puoi trovare anche qualche ape svolazzare in giro.

– Ah-eh!

Non parla quasi mai, ma quando mormora qualcosa sono quasi sempre esclamazioni eccitate di chi sogna quel momento. Mangia un pomodoro con aria sognante, ed io faccio lo stesso, concludendo ben presto il pranzo. Troppo presto. Vedo James ancora affamato, e sospiro. Non c'è molto altro in casa da poter mangiare, ma gli porgo i miei due pezzi di pane guardandolo entusiasta e pieno di ringraziamenti per me. 

Ed è in quel momento che inizio a sentire distintamente un rumore sordo provenire da fuori. 

Alzo lo sguardo e reagisco incredula di fronte ad uno spettacolo raccapricciante. 

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