18 - Gesti inaspettati

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Scendo dall'auto e raggiungo in fretta l'ingresso, sto per entrare quando sento dei passi affrettati dietro di me e quella mano, ancora una volta quella mano, prendere la mia per trascinarmi in un angolo della grande hall del palazzo.

Ho i nervi a fior di pelle e quasi lo aggredisco. "Che c'è ora? Non avevi fretta di raggiungere il tuo ufficio?"

Annuisce. "Sì, ma c'è qualcosa che va fatto, e subito. Avrei voluto dartelo durante il nostro pranzo di oggi, ma a quanto pare quando si tratta di te nulla è mai semplice e prevedibile".

Tira fuori dalla tasca della giacca una piccola confezione di velluto rosso, sono presa alla sprovvista e non posso far altro che guardarla con occhi sgranati.
"Can?".

"So che non è la più romantica delle situazioni, ma credo sia arrivato il momento di sostituire l'anello di quell'uomo, quell'Osman, con il mio. Tra due giorni saremo fidanzati ufficialmente e non posso tollerare che indossi l'anello di un altro uomo". Apre la scatolina estraendone un bellissimo anello con un rubino circondato da una fila di piccoli brillanti.

Sono sconvolta, non so cosa dire, guardo l'anello e poi lui in viso. E' serio mentre ripone la scatolina in tasca per poi  prendere la mia mano sinistra ed infilare quel meraviglioso anello all'anulare.
"Era di mia nonna, quella paterna, la donna che mi ha cresciuto quando ero piccolo. E' stato il suo anello di fidanzamento e me lo ha regalato qualche anno prima di morire perché potessi un giorno darlo alla donna che avrei chiesto in moglie".

Sono senza parole, l'anello è perfetto, esattamente della mia misura, è bellissimo e credo anche di grande valore, ma è il significato del gesto più di tutto a sconvolgermi.

"Can... io... dovresti darlo alla donna di cui ti innamorerai, non ad una quasi sconosciuta che..."

Porta un dito sulle mie labbra per interrompere le mie proteste guardandomi intensamente negli occhi. "E' da sempre destinato alla donna che avrei chiesto in sposa, quindi è tuo, è inutile che protesti.  Vieni, andiamo prima che la situazione in agenzia precipiti".

Mi prende per la mano e così, orgogliosamente uniti, attraversiamo l'agenzia sotto gli occhi curiosi di tutti i dipendenti. Sento il cuore scoppiare nel petto per le emozioni contrastanti che sto provando. Da una parte so che dovrei ribellarmi e porre fino a questa situazione assurda, dall'altra sono consapevole che potrei danneggiare l'agenzia  mettendo  a rischio il posto di lavoro di tanti, ma  su tutto prevale  il mio stupido cuore romantico che  sente di vivere una favola che  neanche nelle mie più fervide fantasie avrei mai potuto immaginato un giorno di sperimentare.

La favola però sembra finire non appena varchiamo la porta dell'ufficio di Can dove veniamo gelati dallo sguardo indagatore della signorina Deren, la signora Huma e di una donna che si alza dal divano al nostro ingresso nella stanza.

E' alta,  abito corto,  tacchi vertiginosi e innegabilmente bella. Mi mette in soggezione l'idea che Can possa aver lasciato una donna spettacolare come lei per una semplice ragazza di quartiere come sono io,  mi sembra incredibile e, a giudicare dalla sua espressione, sembra inconcepibile anche a lei.

In pochi istanti mi sottopone ad un'attenta analisi, a partire dalla punta dei piedi sino ad arrivare all'ultimo capello in testa per poi posare lo sguardo sulle nostre mani ancora unite. Sembra riscuotersi quasi subito e avvicinandosi  a Can per  posargli un bacio affettuoso sulla guancia.

"Ciao Can".

"Ciao Polen, come mai sei venuta? Pensavo che ieri avessimo chiarito ogni cosa".

"Ho dimenticato di parlartene ieri credo, tua madre mi ha invitato ad accompagnarla alla serata di beneficenza della Humanitarian Relief Foundation venerdì sera ed ho deciso di accettare".

Lo vedo annuire per poi spostare lo sguardo su sua madre. "Huma, mi pare di essere stato abbastanza chiaro durante il nostro ultimo incontro. Come mai sei qui?"

Si alza anche lei dal divano lanciando uno sguardo sprezzante verso di me.
"Caro, il mio amico Faruk Tercan, della Humanitarian Relief Foundation,  mi ha chiesto di  convincerti a mettere all'asta un tuo servizio fotografico. Sei così bravo e famoso che si potrebbero raccogliere molti fondi per quei poveri bambini africani".

Can la guarda con diffidenza. "E perché non ha contattato direttamente me per chiederlo?".

Huma sventola in aria la mano con fare noncurante. "Sapeva che ero in città, che avrei partecipato all'evento e ha deciso di portarmi fuori a cena per chiedermi questo favore".

"Non mi interessano le tue tresche amorose Huma. Ti chiedo solo di lasciare il mio ufficio per non tornarci mai più, così come ti ho già chiesto di fare. Puoi dire al signor Tercan di chiamare qui in agenzia, parlerò direttamente con lui".

E' gelido come mai l'ho visto rivolgersi a qualcuno, non sembra neanche lui quando ha a che fare con sua madre. Che cosa sarà successo tra loro per arrivare a  tanto astio?

Polen interrompe le mie riflessioni  tornando a posare il suo  sguardo altezzoso su di me e chiedendo. "Can, non ci presenti la tua ragazza?".

Can alza la mano che tiene la mia e la porta alle labbra per posare un bacio leggero sulle nostre dita intrecciate.

"Lei è la mia ragazza,  Sanem, Sanem Aydin".

Polen fa un cenno con il capo in segno di saluto.
"Improvviso il vostro fidanzamento. Non ci crederai cara,  ma fino a ieri ero convinta di essere io la fidanzata di Can Divit, ed ora eccoci qui. Strana la vita a volte".

Il tono beffardo con cui ha parlato mi fa salire alle labbra una risposta abbastanza mordace, ma  la voce di Fabri che sta varcando la porta comunicante con l'ufficio di Emre bay, sopraggiunge  ad interrompere il nostro velato scontro.

"Günaydın,  buongiorno. Mi ha chiamato il signor Emre per  chiarire alcune questioni finanziarie ed ho pensato che, se per lei va bene signor Divit, possiamo parlare un attimo per cominciare a pensare alla  tempistica della campagna pubblicitaria".

Ci sarebbe da chiedersi come mai Emre abbia  fatto venire Fabri in agenzia sapendo che si poteva venire a creare  una situazione potenzialmente esplosiva vista la presenza di Polen. Incrocio il suo sguardo attraverso la parete di vetro che divide i due uffici e gli faccio capire che so bene a che gioco sta giocando, vuole far saltare la campagna milionaria che la Fikri Harika si è appena aggiudicata. Non lo permetterò, starò al gioco del nostro finto fidanzamento, farò tutto ciò che sarà necessario fare, ma non gli permetterò di far saltare l'affare.

Immagino   che Can non abbia alcuna voglia di parlare con Fabri in questo momento, ma suo malgrado deve accettare la  richiesta del nuovo cliente.
"Certo signor Fabri, se vuole possiamo accomodarci nella sala riunioni, ci segua".

 Nel fare un cenno di invito verso la porta lascia la mia mano  e Huma ha modo di vedere l'anello che Can ha appena messo al mio dito.
"Cosa? Le hai dato quell'anello?".

L'attenzione di tutti è su di me e sul rubino che brilla in tutto il suo splendore al mio dito e tutti,  a titolo e con motivazioni diverse, sembrano essere sconvolti dalla vista di quel cimelio di famiglia al mio anulare sinistro.

Fabri sembra cogliere la tensione nell'aria e sposta lo sguardo dall'uno all'altro per cercare di capire cosa stia succedendo. E' Can a sbloccare la situazione, riprendendo la mia  mano nella sua e rispondendo a Huma.
"Sì, è quell'anello. Come già ti è stato anticipato da Emre, Sanem è la mia fidanzata, presto andrò a chiedere ufficialmente la sua mano alla sua famiglia, quindi è giusto che abbia l'anello che nonna Semiha mi ha dato per la mia futura sposa".

Un silenzio teso accoglie la dichiarazione di Can. Il  mio è incredulo mentre quello di tutte le donne presenti nella stanza è un silenzio gelido accompagnato dal più tagliente sguardo d'odio che io abbia mai avuto modo di subire.




Decisioni improvviseWhere stories live. Discover now