Capitolo 9

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L'asino

Dopo la partenza di Cheyenne, avvenuta ormai cinque giorni prima, Karl aveva deciso di spostare Astoria e Diana in due camere nel blocco principale del palazzo.

Anna precedette la principessa all'interno della sua nuova sistemazione e si mise subito a lavoro per sistemare le sue cose.

La stanza era dominata dai colori scuri che rendevano l'atmosfera calda e avvolgente. Astoria vide sulla parete sinistra un ampio letto a baldacchino in mogano, appoggiato alle pareti color prugna. Alla sua destra, un divanetto e due poltrone erano sistemati davanti ad un grande caminetto, sopra il quale era appeso un bellissimo dipinto dai colori pastello raffigurante una donna di cui non si poteva distinguere il viso - nascosto da una folta chioma di riccioli rossi - intenta a leggere seduta elegantemente a terra in mezzo ad un prato fiorito.

Astoria si avvicinò alle tende che occupavano quasi interamente la parete centrale della camera. Le spalancò scoprendo così una grande porta finestra che si apriva su un ampio terrazzo. Notò un biglietto incastrato sulla maniglia, lo prese senza aprirlo e schiuse la doppia porta.

Il balcone era riparato da un portico sulla cui arcata si arrampicava una pianta di glicine, i suoi grappoli di profumatissimi fiori viola pallido incorniciavano il panorama. Da lì si poteva godere di una vista d'eccezione sul giardino segreto.

Astoria aprì il biglietto e lesse una grafia fine e ordinata: So che apprezzerete. Vostro, Karl.

Con un sospiro, la principessa si appoggiò alla balaustra, confusa più che mai.

La partenza di Cheyenne l'aveva lasciata piena di amarezza e malinconia.

La presenza allegra dell'amica aveva riempito le sue giornate, fino a quel momento; l'aveva distratta dalla nostalgia di casa ed era stata per lei un punto di riferimento. In quelle brevi settimane trascorse insieme, le due si erano molto affezionate. Astoria non aveva sorelle e non aveva mai avuto un'amica del cuore, e Cheyenne era diventata quello per lei.

E poi c'era Karl.

Astoria si rigirò ancora una volta il biglietto tra le mani, chiedendosi cosa rappresentasse. Ripensò a come era stato freddo quel giorno nella sala del trono. Aveva sperato che l'avrebbe cercata per darle una spiegazione, ma lui non l'aveva fatto; la ignorava, di nuovo, e ora era assolutamente convinta che quella serata trascorsa con lui fosse stata una stupida illusione.

"Ho preparato qualche vestito adatto alla cena di questa sera tra cui potete scegliere. Sarà un po' più formale del solito," la voce di Anna la raggiunse all'esterno. "Oh, che vista magnifica!" esclamò, affacciandosi a sua volta al delizioso balconcino.

Astoria le sorrise, pensando che almeno aveva ancora Anna di cui fidarsi.

***

Quella sera a cena nell'aria regnava una tensione quasi palpabile.

Karl, taciturno anche più del suo solito, lanciava occhiate furtive in direzione di Astoria; non aveva ancora trovato la forza di rivolgerle parola.

Lei non sapeva che lui fosse al corrente del bacio di Victor, quindi non poteva parlarle sinceramente senza scoprire tutte le sue carte; cosa che non era pronto a fare.

Astoria, dal canto suo, quasi non aveva alzato la testa dal piatto, neanche quando avevano servito le ostriche, che invece avevano risvegliato in Karl un dolce ricordo.

La vedeva triste e avrebbe voluto scacciare quel sentimento, ma probabilmente - stupidamente - aveva peggiorato la situazione, accecato com'era dalla gelosia.

Intanto, il duca Fernand stava dicendo la sua proprio sull'episodio dello schiavo eltaniano alle Udienze: "Con che faccia tosta, presentarsi a quel modo! Ma quella è gente sudicia, hanno il sangue marcio! Ha fatto bene a separarli, quelli non dovrebbero riprodursi, i loro figli dovremmo annegarli già da piccoli, come si fa con i cani".

Avior - Quattro Principesse || Originale RomanticoWhere stories live. Discover now