Capitolo 1

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Tabita

Un chiassoso stormo di uccellini si levò improvvisamente in volo con un gran frastuono, in quella mattinata soleggiata di fine luglio.

Astoria alzò la testa per osservarli allontanarsi nel cielo terso.

Oscar, dal canto suo invece, continuò brucare incurante il fieno dalla balla a cui era appoggiata, sbattendo soddisfatto qua e là la morbida coda bionda.

Dopo quella breve distrazione, l'unico rumore tornò ad essere l'incessante frinire delle cicale e Astoria, la principessa di Tabita, tornò a volgere la sua attenzione allo spesso foglio di carta che stringeva tra le mani.

Passò distrattamente le dita sulla cera blu e oro del sigillo Reale.

Quella mattina, era riuscita ad infilarsi nello studio del padre e prendere il messaggio arrivato ormai due settimane prima con un messo proveniente da Avior.

In realtà, non era la prima volta che Astoria si impossessava in gran segreto di quella lettera, avrebbe tranquillamente potuto recitarla a memoria ormai.

Per quanto la rileggesse però il contenuto non cambiava.

Sospirò. Sconfortata, alzò il viso verso la chioma delle betulle; ondeggiavano scosse da un leggero venticello, piacevole sulla pelle, in quella giornata che si prospettava decisamente torrida. Quasi ora di pranzo, era il momento di tornare.

Chiuse gli occhi e si concesse ancora un momento, prima di incamminarsi sulla via del ritorno. Si chiese per quanto tempo ancora avrebbe potuto godersi quella libertà.

"Ma guarda guarda, Tara, pare proprio che ci sia una facile preda da derubare. Ha tutta l'aria di essere qualcuno d'importante," constatò, furbescamente, una giovane voce dall'alto, cogliendo per un istante di sorpresa la principessa.

"Importante dici? Con quei capelli?" rispose una seconda voce femminile, limpida e familiare.

"Ehi!" si raddrizzò Astoria, mentre, stizzita, si rimuoveva dalla chioma bruna una spiga di grano che le pizzicava la testa, facendo così sghignazzare ancora più forte i gemelli intenti a guardarla, affacciati a pancia in giù da sopra la balla di fieno.

"E voi due furbetti non dovreste essere a lavoro a quest'ora?" chiese la principessa, senza riuscire a reprimere un sorriso d'affetto.

"Ci stiamo concedendo una meritata pausa," rispose Albert.

"La quarta, questa mattina," aggiunse Tara, ammiccando con aria complice al fratello. "Fa davvero troppo caldo," sospirò poi, lasciandosi scivolare accanto ad Astoria.

La ragazza cominciò a raccogliere in una coda alta i capelli rosso fiammante, nel tentativo di liberare la pelle della nuca.

L'attenzione della principessa venne immediatamente attratta dai nuovi lividi violacei che ricoprivano le braccia scoperte dell'amica e, quando anche Albert si avvicinò, constatò, con un nodo in petto, che anche lui aveva un occhio nero. Segni di un'altra lite con il capofamiglia.

La gente di Tabita era gente semplice, contadini che lavoravano la propria terra e si impicciavano poco o nulla di politica, ancor meno degli affari dei regni circostanti; ma questo non significava che fossero tutte brave persone.

Il padre dei gemelli, in particolare, era un uomo facilmente incline alla violenza, soprattutto sotto il suo tetto.

Spesso, Astoria si era offerta di intervenire; sarebbe bastata una parola del Re, suo padre, per aiutare due tra i suoi più cari amici, ma i gemelli si erano sempre rifiutati con ostinazione.

Avior - Quattro Principesse || Originale RomanticoTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang