17. La persona che non sei

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[Aggiorno velocissimamente che inizia maggio dopodomani e io ho pronta una storia su 31, rip per me.

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Parigi è miraggio, apparenza – possibilità.

Alessandro lo pensa, perché sa che Riccardo si preoccupa di questo e nient'altro, ma non lo dice: lì potrebbero non sapere chi siamo.


17. La persona che non sei


Riccardo ha la presunzione di sapere chi è – da quando s'è scoperto attratto da Alessandro, non lo sa più. Con lui non ne riesce a parlare (conosce la risposta): Alessandro è saltato nei cerchi di fuoco, da ragazzo, per uscirne con le ossa carbonizzate.

Sa che gli ha fatto male, malissimo. Scoprire che non tutte le persone ti possono accettare e che, a volte, tutto questo riapre le ferite – abbandono.

Così, Riccardo non glielo dice mai. Che alla sera sale l'ansia, le pulsazioni, e il cuore gli dice che è tutto dannatamente strano, che si deve ridisegnare i contorni e la gomma pane non fa altro che sbiadire tutto quanto. Ma non cancella mai.

Riccardo, a diciannove anni, si trova a doversi ricostruire da zero in una forma che, a conti fatti, non è nemmeno sicuro che gli piaccia. Pensi di essere una persona per tutta la vita e poi non ti fai problemi a infilarti nel letto di un amico, sperando di raccattare briciole di amore che la tua ragazza ti stava concedendo a piene mani.

Perché siamo persone – ma non sempre ci conosciamo. E tuttora, quando pensa a Giulia, Riccardo non se la sente di dire che non l'abbia amata: forse non abbastanza e non per sempre, ma chi è che a diciannove anni crede davvero nel per sempre?

(Tutti quanti – di certo, Alessandro deve averlo fatto: un po' troppo).

Così, anche quando l'ansia gli mastica le ossa troppo cotte e Alessandro gli chiede che cazzo di paranoia sta imbastendo in quel teatro vuoto che è il suo cervello, Riccardo non sa cosa dirgli. Che ha paura finisca ma, quando si domanda perché l'ha fatta iniziare, non trova niente: solamente un pugno di ali di farfalla e poco di più. E forse, alla fine di tutto, ha perso le emozioni e non sa che, per ritrovarle, gli basterebbe guardare negli occhi Alessandro – lì, troverebbe tutto il suo mondo.

E lui glielo dice, malinconicamente, quando alla mattina si svegliano accanto e Riccardo pensa solamente a come faranno quando si inizierà a vedere, quell'amore che Alessandro vuole pensare di meritare, e allora sarà lampante. Che Blanco, Blanchitito babe, ha perso il senno e adesso non ci son cazzi: bisognerà andare sulla luna e all'indietro per ritrovarlo.

E Alessandro glielo dice per davvero, portandogli una tazzina di caffè con due cucchiaini di zucchero e la raccomandazione di non rovesciarlo tutto quanto sul letto: non fingere di essere una persona che non sei, e Riccardo dice che lui non mente mai. Lo fa ridere – Alessandro odia giocare a carte in compagnia ma, quando si tratta di barare con il mazzo giocando a solitario, è insolitamente bravo.

«Posso inventare una scusa» commenta, posando la tazzina sporca sul comodino. «Non ci vengo, a Parigi, se non mi ci vuoi».

Riccardo sobbalza – lo guarda con gli occhi spalancati, un briciolo di colpevolezza scolpito nell'iride, e glielo domanda: perché lo dici, perché lo pensi.

«Perché non sei pronto» Alessandro scrolla le spalle. «Si vede lontano un miglio che, adesso, sei tu quello che sta costruendo centoventimila pare».

Nudo con i brividi || BlamoodWhere stories live. Discover now