2008

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Mi chiamo Katia Lachamp,

ho vent'anni, ma posso dire di aver visto cose che molti adulti ignorano. La mia stanza è una fredda e buia cella; lo è da sei mesi, ma già mi sono dimenticata la sensazione del calore solare sulla mia pelle, che mi ha accompagnata per tutta la vita. Le ore sembrano durare giorni, e se non ci fosse questa matita e questo pezzo di carta gialla quotidiano, avrei già utilizzato le lenzuola del mio scomodo letto per impiccarmi. Non sarebbe una novità per le guardie; il carro delle pompe funebri, infatti, ci fa visita almeno tre volte al mese. Mi hanno dato 150 anni.. Come se potessi viverne 171... L'ennesima presa per il culo. Ne ho subite tante, un intero paese contro di me e la mia famiglia. Tutto ciò non ha fatto altro che scatenare quel che successe. Mi dispiace per voi, potete pensarla come volete, puntare il dito come vostro solito... Ma è tutta colpa vostra. Provate a ricordare cosa pensavate dei Lachamp. Ah già, mi ero dimenticata di un classico della società: chi ferisce è destinato a dimenticare, mentre chi subisce... Ricorderà per sempre. La mia famiglia è sempre stata umile, onesta e simbolo della fatica e del duro lavoro: per generazioni hanno lavorato il campo di grano che circondava la nostra corte; le uniche due persone che mi pento di aver deluso sono i miei genitori.

Mamma, papà... Spero che un giorno mi perdonerete, ma ero davvero stanca di stare zitta e subire, non mi è mai piaciuto. Ho sempre odiato come ci disprezzavano, loro e la presunta superiorità sociale che li giustificava a compiere soprusi dopo soprusi, ogni cazzo di giorno. Tutti dovevano pagarla, nessuno escluso. Quando quella puttana ha gettato a terra il panino che tu, mamma, avevi preparato con tanto amore per Kevin, mi sono sentita così bene a picchiarla. Ho visto mio fratello guardare sconsolato il suo pranzo venire rovinato, spezzandogli il suo timido cuore, per questo Il rumore della rottura del suo naso fu musica per le mie orecchie, e ancora adesso lo faccio rievocare nella mente con tanto piacere: mi aiuta ad addormentarmi nelle notti più fredde. Quel momento è stata la genesi di quello che sono diventata, perché venimmo... venni abbracciata dall'unica persona che si mise dalla mia parte: quella donna, quella bellissima meravigliosa donna.

Era destino che io divenissi la pupilla di Himica, e che io convincessi mio fratello a scappare con me dopo la mia sospensione. Lei è stata giusta: si era dispiaciuta per tutte quelle brutte parole che ci venivano dette e ha preso la nostra situazione a cuore. Se lo aveste fatto anche voi, non sarebbe successo niente, assolutamente niente! E' colpa vostra... Tutta colpa vostra. Divertitevi pure a giudicarmi, ma la vostra coscienza sa molte cose. Non è mai esistita nessuna "Setta", quella dove io e Kevin siamo stati accolti era una famiglia. Persone come noi, persone altruiste, persone che avevano sofferto! Persone vere, dai vecchi valori, proprio quelli che mamma e papà mi avevano sempre insegnato!

Eravamo una cosa sola, tutti insieme. E Himica, oh... Ci trattava come i suoi figli e, di fatto, divenne una figura materna per me. Eravamo i più piccoli, tra di loro: in tutto raggiungevamo circa una trentina, ma abbiamo fatto così tante esperienze assieme! Credo... Credo che Himica avesse qualche potere magico. Ci dava da bere una certa sostanza viola, sapeva... Non so descriverne il sapore, ma doveva essere una pozione o una cosa del genere, perché ti faceva vedere tante cose, sognare ad occhi aperti. Mi ricordo che lei ci chiedeva di descrivere cosa vedevamo ed io... Le uccidevo, le uccidevo tutte quelle persone. Violentemente, le facevo a pezzi dalla prima all'ultima. Non mi sembrava così sbagliato... Ma avevo paura.

Lei mi diceva che ero nata per questo, lo leggeva dai miei occhi! Una persona straordinaria, non trovate? Ogni desiderio veniva realizzato, ad un solo prezzo: Himica doveva essere venerata e rispettata come una divinità. Nessuno lo meritava più di lei, per questo obbedimmo tutti, io per prima. Non ero la sola ad avere queste pulsioni violente, tutti gli altri condividevano gli stessi desideri! Questo mi ha fatto sentire meno sola, più integrata, visto che io e mio fratello non eravamo gli unici a provare risentimento. In genere, Himica non presenziava mai alle brutali esecuzioni, ma con me fu diverso; erano tante le persone da punire, e lei le aveva adescate tutte per me sfruttando il proprio corpo; se questo non è amore materno! Quando presi in mano la catena arrugginita e l'abbattei sulla schiena della mia prima vittima, provai il primo orgasmo della mia vita, e lei era lì: sorrideva, mi posava le mani sulle spalle, e mi incentivava a continuare. Mi sono sentita adulta, e in quel momento capii che era la scelta giusta, quella che feci a Maggio del 2008. Ci spostavamo in continuazione: Himica diceva che non potevamo stare in un posto per tanto tempo perché non era alla nostra altezza. Come darle torto! Una donna così misericordiosa doveva avere il meglio, ma non lo trovammo mai. Facevamo sparire e andare in prima pagina chi era cattivo con noi; e questo, ad Himica, non bastò mai: quel succo che ci faceva bere diventava ogni giorno sempre più buono, ma non ci limitavamo più a quello. Caramelle colorate, ci ingozzavamo di caramelle colorate solo per avere delle visioni che potevano durare anche giorni. Lei diceva che era un rito, un qualcosa da fare per giurarle eterna fedeltà. Mi svegliavo sempre con la bocca ricoperta di densa bava, con la testa che mi faceva malissimo e conati di vomito, ma avrei fatto qualunque cosa per compiacerla. Voleva che noi provassimo più piacere possibile, e ai traditori... Non c'era nessuna pietà per i traditori, a quelli ci pensava Himica in persona, e non voleva che qualcuno assistesse. Io non assistei alla morte di mio fratello, ma fui proprio io a portarlo da lei. Oh, Kevin, perché lo hai fatto? Perché sei andato a consegnarci alla polizia? Dopo tutto questo tempo! Dopo tre anni in cui le cose stavano andando bene! Lei ci ha salvati la vita, e tu l'hai ripagata così!

Adesso tu riposi in pace, mentre i miei occhi fanno male a causa delle condizioni in cui scrivo di Himica; ovunque lei sia.  Mi manchi, mamma.

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