SUDORE - giu 2019

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Sarà un ricordo che custodirò sempre, nella mia mente, quel suo compleanno.

Finii la doccia e tornai in salone, per controllare il telefono. Nessuna novità, se non qualche messaggio idiota nella chat dei colleghi e una nota vocale di Mirko che, testualmente, mi diceva: "Ciccio sei in un casino. Vieni a prendermi da mia madre, di corsa".

Pensai che non avrei dovuto preoccuparmi, che era il solito Mirko e che probabilmente si riferiva a qualche sistema o schedina che non avevo giocato ma che avrei preso se lo avessi fatto: nessuna novità rispetto il solito. Così con calma mi vestii e mi recai a casa dei genitori del mio amico, lasciando un messaggio ad Elisa avvertendola che non mi avrebbe trovato a casa.

"Scendi" dissi al citofono, dopo aver suonato e, neanche due minuti dopo, me lo ritrovai davanti.
"Ma che sei diventato puntuale?", gli chiesi con sarcasmo.

"Sta zitto! Guarda che stavolta so' cazzi tua e non mi dire che non t'avevo avvertito. Tié becca 'sta stronza!" e mi fece vedere il suo telefono.
"Cazzo di una puttana maiala imputridita, ma che cazzo sta a fa' sta stronza?" urlai.

Mi fece cenno di abbassare la voce ed entrammo in macchina.
"Ho ricevuto 'sta foto da un numero che non conosco. Ho riprovato a chiamare più volte ma non ha risposto mai nessuno, ora è spento", mi giurò. "Andiamo a lavoro da lei e la pizzichiamo", suggerì.
Feci cenno con la testa e procedemmo con la mia macchina verso il suo lavoro, che era vicino a dove eravamo in quel momento.

Durante la strada non riuscii davvero a capacitarmi di come poteva essere successo, se era vero.

Elisa che, mezza nuda, sta seduta su una scrivania con un tizio davanti, con la camicia sbottonata, che la bacia. Mi sembrava uno scherzo, più che un tradimento. Non è possibile, mi ripetevo mentalmente. Non è possibile che Elisa non voglia più me. Mi ha chiesto di sposarmi. Abbiamo una data prefissata. Scopiamo bene. Ho capito di amarla... Ero tra lo sconvolto e l'incredulo.

Arrivammo a destinazione in pochi minuti e parcheggiai la macchina dietro l'angolo, per non farla riconoscere. Entrò prima Mirko, per passare maggiormente inosservato, poi lo raggiunsi. Al piano di Elisa non c'era nessuno, alla porta non aprivano e le luci, da fuori sembravano spente.
Tornammo al pian terreno e chiedemmo al portiere se fosse andata via e lui ci disse che si era allontanata poco fa, con il suo capo e che forse sarebbero tornati, perché parlavano di un "dopo".

"E così vogliono fare anche il bis?" urlai concitato, con Mirko che tentava di farmi calmare.
"Mi scusi buon uomo", si rivolse l'amico al portiere dello stabile, "Elisa e il suo capo erano soli o c'era qualcuno con loro?. Il signore, un po' sospettoso sull'ulteriore domanda si ritrasse dicendo che non sapeva nulla ma, quando mi avvicinai e lo guardai dritto negli occhi, implorandolo di dirci qualcosa in più, spiegandogli che si trattava della mia futura moglie, si prese un po' di pena, per questo ragazzotto sfranto e distrutto: "In effetti c'era qualcuno su da loro. Si tratta di una loro collaboratrice esterna che viene qui un paio di volte a settimana e è andata via un po' prima che loro uscissero. Lei ha l'accesso per entrare perché solitamente viene nel tardo pomeriggio o il sabato, quando qui non c'è nessuno. Infatti l'orario è di solito proprio lo stesso di oggi, solo che diversamente dalle altre volte, è andata via frettolosamente dopo pochi minuti. Altro non saprei dirvi", concluse.
"Ma sa almeno il nome di questa ragazza, loro collaboratrice?" gli chiesi nuovamente.
"Betta, quindi immagino sia Elisabetta. Non so molto di più".

Mirko mi guardò spalancando gli occhi e chiedendo al portiere se questa ragazza fosse mora. Annuì, così mi prese da parte e mi disse sottovoce: "Ti ricordi quella moretta che portai a cena da voi un mesetto fa? Si chiamava Elisabetta e si faceva chiamare Betta, te la ricordi?". Annuii.

"Io non ho più il suo numero perché ho cambiato il telefono, infatti non l'ho manco più chiamata, non che mi interessasse...", continuò.

"Senti, visto che devono tornare, aspettiamoli - gli dissi - così le urlo in faccia tutto il mio disprezzo e la sbatto fuori casa, a quella puttana!".
Considerammo la cosa fattibile così andammo al piano dell'ufficio e aspettammo seduti sulle scale.

Dopo quasi un'ora, saranno state ormai le 9 di sera passate, sentimmo la sua voce per le scale e un groppo in gola salì dallo stomaco, che mi sembrava di stare per morire soffocato, con un'ansia che mi premeva lo sterno. Come la vidi sul pianerottolo si impietrì, guardandomi e io, senza riuscire a proferire parola, le tirai l'anello di fidanzamento ai piedi, che teneva incisa la data e scoppiai in un pianto isterico.
Lo stesso fece lei che scappò via mollando tutti lì sulle scale: io, Mirko e il belloccio patinato, tutti sorpresi, tutti impalati come tralicci dell'enel, con l'unica differenza che io sgorgavo acqua inarrestabile dagli occhi.

Mirko mi riportò a casa che ero uno straccio e mi accompagnò fin dentro casa. Mi disse di andare a dormire e che il mattino dopo si sarebbe presentato per aiutarmi a fare le scatole con le cose di Elisa.
Io piangevo e non riuscivo a capacitarmene, non riuscivo neanche a stare in piedi e sentivo la testa scoppiare. Mi sdraiai vestito nel letto che fino a poco prima era il nostro letto e crollai distrutto. Riuscii solo a sentire l'odore di noi, delle nostre pelli, di sudore che emanavano le lenzuola, poco prima di chiudere gli occhi e a sentire un'ultima frase che disse il mio amico prima di richiudersi la porta dietro: "Questa altro che mutanne, ja levato pure l'anima".

DOLTISH DIRT CHEAP: Tutti mi chiamano Giorgio (Completo)Where stories live. Discover now