Capitolo 13

1.5K 121 72
                                    

Luigi si era sempre reputato una persona piuttosto pacata, alla ricerca di un dialogo e di un punto di incontro - non aveva mai amato particolarmente litigare.

Solitamente, era alla ricerca della quiete e della calma, evitando le emozioni forti anche per non avere sbalzi glicemici; il diabete aveva condizionato la sua vita, ne era consapevole.
Tuttavia- Tuttavia pensava al fatto che, anche se non ci fosse stato, lui sarebbe stato così.

Ed il pensiero della glicemia non lo aveva sfiorato neanche per sbaglio da quando Mattia lo aveva chiamato nel bel mezzo della notte.
Non lo attraversava nemmeno in quel momento, mentre non staccava il dito dal campanello del portone dell'appartamento Stefanelli.
L'unico pensiero che riuscì a formulare fu Riccone del cazzo, perché solo una persona con i soldi che gli uscivano dal buco del culo poteva abitare a Bosco Verticale.

Quando la porta fu aperta, Christian non riuscì a spiccicare parola, perché Luigi, senza degnarlo di uno sguardo, lo aveva superato, dirigendosi a passi svelti da Mattia, che, seduto sul divano, appariva più pallido che mai.
Si chinò, dondolandosi sui talloni leggermente, facendo sì che il suo viso superasse di poco le ginocchia del minore, e puntò gli occhi sul suo viso, "Come stai?" gli chiese piano, accarezzandogli con fare affettuoso e delicato il braccio.
Ed il biondo si era stretto nelle spalle, come per dirgli che non lo sapeva neanche lui come stava.

Allora il fotografo aveva sospirato, tirandosi su, "Andiamo a casa, dai" lo aveva esortato.
Ma Mattia aveva tenuto lo sguardo basso, "Non voglio tornare a casa stanotte."
Luigi aveva cercato di tenere un tono di voce abbastanza basso per fare in modo che il proprietario di casa non sentisse, "Guarda che tuo fratello se n'è andato, non ha più suonato" gli chiarì.

Eppure, il più piccolo si era fatto ancora più minuto, più curvo, più triste. Sembrava che le estremità delle sue labbra facessero fin troppa fatica a rendersi verso l'alto e, piuttosto, preferivano soccombere alla gravità, abbassandosi.
"Non voglio tornare a casa" aveva ripetuto, con voce sottile.

A quel punto, Christian si era deciso a parlare, facendo un passo avanti, "Potete stare qui, se volete" aveva proposto, per poi aggiungere, "Non ci sarebbe alcun problema. La casa è grande e io vivo da solo."
Ma Luigi non si era neanche disturbato a voltarsi o a rispondergli, continuando a rivolgere le proprie attenzioni al ragazzo ancora seduto sul divano, "Cerchiamo un Bed & Breakfast? Un ostello? O possiamo chiedere a qualcuno se ci ospita, se preferisci."
Il ragazzo con gli occhi verdastri era intervenuto di nuovo, "Ho detto che potete restare qui" aveva ribadito, "Non c'è alcun problema."

Allora il calabrese si era voltato, per guardarlo dritto negli occhi, "Per te, forse, non ci sono problemi. Ma io, di sicuro, non mi dimentico cosa gli hai detto. E non ho cambiato minimamente idea su di te - pezzo di merda eri e pezzo di merda rimani."

Il bergamasco non aveva fatto una piega, mantenendo la sua postura fiera, non distogliendo neanche per un istante lo sguardo, con le mani affondate nelle tasche dei pantaloni da sartoria, visto che, ancora, non aveva avuto modo di cambiarsi, "Peccato che della tua opinione non me ne freghi un cazzo" aveva replicato schietto, "L'unica cosa di cui mi interessa è che Mattia stia bene."
Luigi si era liberato in una risata secca, sarcastica, "Adesso chiamarlo per nome non ti fa più così schifo?"

Però stavolta fu il turno di Christian di non mettersi neanche il problema di rispondergli, avvicinandosi anche lui a Mattia e rivolgendogli un flebile sorriso, "Decidi tu - non c'è davvero nessun problema."

E quest'ultimo, con gli occhi di entrambi puntati addosso, avvolti di preoccupazione e di un senso di protezione ben diverso l'uno dall'altro, si era sfregato il viso, come a voler fare scivolare via tutta la sua paura ed angoscia, e disorientamento, e paranoia.
Alla fine, dopo un silenzio che parve eterno, parlò con la voce così bassa che fu a malapena udibile, "Io voglio dormire con Lù" aveva mormorato, "E, se a lui va bene, per me è okay se stiamo qui."

Al quel punto, Luigi, ingoiando tutto il suo orgoglio, aveva annuito piano, sorridendo al più piccolo con fare paternalistico, "Va bene."

Christian si era allungato, per stringergli leggermente un braccio in una sorta di gesto affettuoso, "La camera degli ospiti è già pronta. La faccio preparare dalla domestica tutte le mattine per ogni evenienza - spesso si ferma qualche mio amico, quindi è possibile che troviate qualche cambio nell'armadio, potete usare tranquillamente quelli come pigiama, ci dovrebbero essere delle tute, anche. Avete anche un bagno a parte. Fate come se foste a casa vostra. Intorno alle dieci dovrebbero arrivare la domestica e la cuoca - ve lo dico già da ora, in caso domattina non riuscissimo ad incrociarci prima" aveva spiegato, per poi concludere con un "Buonanotte" ed allontanarsi.

Una volta solo con Mattia, Luigi aveva tirato su il minore, stringendolo in un abbraccio. Lo tenne stretto stretto, perché doveva reggere se stesso e l'altro.
E tenere in piedi due persone, in questo mare in tempesta, non era mai facile, "Stai meglio?" gli aveva chiesto.
Mattia aveva affondato il naso nella maglia dell'altro, beandosi di quel profumo di casa e quotidiano, "Adesso sì."

🥦🥦🥦🥦🥦🥦

Tra poco è il mio compleanno.

Lollypop || Zenzonelli/Matian AUWhere stories live. Discover now