I nomi della Terra

24 2 0
                                    


- Argheyas, Comandante Karrandor. - sollevò due dei sei tentacoli che uscivano dal suo collo.

- Argheyas ellanar, agente Urrosh. - rispose il comandante. L'organo posto tra i suoi occhi emise una luce azzurra.

Quando la luminosità si affievolì, il primo continuò.

- Sono giunto appena ho saputo che volevate parlarmi.

Il comandante afferrò un dispositivo con uno dei suoi tentacoli e se lo portò alla mano. Fece alcuni passi e si sedette avvolgendo la coda intorno alla poltrona.

- Ho letto che eri uno degli agenti della missione Olhas 9.

- Proprio così, Ral Karrandor. Abbiamo passato dodici cicli sul pianeta che ci era stato assegnato.

Il comandante gli mostrò lo schermo del dispositivo. L'agente si trovò davanti al rapporto che aveva stilato.

- Voglio sentire cosa ne pensi di ciò che hai visto.

L'agente Urrosh si avvolse con la coda e iniziò a parlare. Era la prima missione di contatto discreto a cui era stato chiamato a partecipare nonostante i trecento cicli di servizio nella flotta. Prima era stato un semplice osservatore, poi si era guadagnato i gradi con dei rapporti dettagliati che avevano consentito lo studio di diverse civiltà aliene. Sapeva di essere un piccolo ingranaggio dell'impero ma preferiva pensare che gli Arkhei grazie a lui avevano ampliato la conoscenza di diverse specie dell'universo.

Il compito che gli era stato affidato questa volta però era risultato davvero strano. Non perché il pianeta era uno dei più primitivi che aveva visitato fino a quel momento ma perché si era reso conto che i dati che gli avevano fornito per la sua missione erano del tutto insufficienti a prepararlo.

Il suo obiettivo era un pianeta che orbitava intorno a una nana gialla. La sua atmosfera era composta da azoto e ossigeno. Era per la maggior parte coperto dalle acque tranne per alcune terre in cui si erano sviluppate sia la vita, sia una civiltà intelligente. A differenza della maggior parte dei pianeti che aveva incontrato, vi era solo una forma di vita dominante che cercava di gestire il pianeta senza riuscirci troppo bene.

Ciò che le informazioni preliminari non riportavano, però, era che gli esseri evoluti si erano organizzati in comunità che avevano numerosi rituali. Dopo circa tre cicli si era ritrovato a dover osservare proprio uno di quelli.

Il tutto si svolgeva in una costruzione imponente eretta con delle pietre bianche e verdi. Un altro materiale utilizzato era il vetro che veniva utilizzato in colorazioni differenti per rappresentare delle scene. Il vetro copriva le aperture della costruzione e avrebbe dovuto far entrare la luce ma i colori utilizzati per le diverse parti rendevano poco luminoso l'interno della struttura. A Urrosh sembrò una scelta davvero insensata per degli esseri che non possono emettere luce propria, ma dovette ammettere che quelle costruzioni erano così diffuse che probabilmente gli sfuggiva la logica con cui quegli alieni costruivano.

All'interno dell'edificio gli alieni si erano disposti in file ordinate. La maggior parte di loro indossava abiti scuri. Le informazioni preliminari lo avevano avvisato che il modo con cui coprivano il loro corpo e a volte anche i colori avevano delle precise connotazioni culturali.

Quelli, invece, che sembravano essere i dirigenti del rito, indossavano uno strano tessuto di diversi colori più chiaro degli altri. Al centro della costruzione un alieno diverso da tutti gli altri giaceva disteso in un oggetto di legno che lo conteneva. Era immobile. All'inizio Urrosh ritenne che fosse una delle forme di riposo che questi praticavano di solito ma dopo essersi confrontato con alcuni colleghi aveva capito che quando lo facevano non erano solitamente circondati da un numero così grande di loro simili.

I nomi della TerraWhere stories live. Discover now