«Non chiamarmi così, vaffanculo! Cioè, la fronte era coperta dai capelli, e.. non volevo disturbarti e la guancia era a portata di mano. Voglio dire... scusami, non avrei dovuto importunati.» Borbottai ad ogni singola parola ed ero così stupido e impacciato, che era impossibile non ridere, infatti, lui stava ridendo.

Questo stronzo!

«Sta' tranquillo, non mi hai importunato. In realtà ero più qui che lì. La febbre è scesa?»

...Che diavolo avrei dovuto rispondere? Io mica gli avevo davvero misurato veramente la febbre a questo!

«Sì(?)» Avevo finito la frase con un tono interrogativo, e me ne accorsi dopo. Avrei voluto darmi tanti di quegli schiaffi da farmi saltare la mandibola.

«Sì...? Si tratta di un "Sì?" o di un "Sì"?»

«Sì. La febbre è abbassata.»

«Sicuro? Perché non mi sento un gran...».

«Cazzo, è abbassata!» Non alzai il tono di voce di tanto, ma era una delle poche frasi in cui ero riuscito ad esprimere almeno un minimo di colore. Non era uno dei miei colori preferiti l'arancione (il nervosismo), ma era un colore, e bastava questo.

«Okay, va bene....Di quanto?»

«Cosa?»

«Di quanto è abbassata? Di tanto o di poco? Sono caldo o sono più freddo di prima?»

«Kirishima, finiscila! Non ho idea di quanto ti sia abbassata la febbre. Rimettiti a dormire. Domani mattina ti si abbasserà sicuro.»

«Vedi?! Mi stavi accarezzando!»

«Io me ne vado»

«E dove? Abiti in un monolocale»

«Sei... Sei fastidioso! Dormo nella vasca  se continui».

No, non era vero. Non era fastidioso. Non so se riuscirò mai ad ammettere cosa pensavo in quel secondo di Kirishima Eijiro, ma era tutto, tranne che fastidioso. Proprio lui, non mi dava fastidio. Tutto, ma lui no.

Passò il silenzio e sembrava un vecchio amico, ci tappava la bocca e non provavamo nemmeno a sconfiggerlo, almeno io. Tenevo lo sguardo basso, Perché sapevo che se mi giravo lo ritrovavo a guardarmi gli occhi. Gli piacevano così tanto i miei occhi perché diceva che erano uguali ai suoi. Probabilmente era vero. Anzi, sicuramente era vero, ma come sempre la mia voglia di non ammettere le cose era intrepida e come un frastuono travolgeva la verità.

Gli diedi un'occhiata sfuggente, e mi diede l'impressione che la luce che marchiava le sue iridi, non avesse la minima paura di affrontare una guerra. Se avesse visto dinamiti e proiettili, loro non avrebbero il coraggio di passare sopra a quel bagliore.

Provai ad alzarmi, ma mi prese la mano. Per istinto la tirai, e per la prima volta fui io a chiedere scusa.

«Sono io a doverti chiedere scusa, ho agito senza pensare, perdonami.»

Non provai a controbattere, era una cosa monotona ricevere le scuse di Kirishima, eppure non le accettavo mai quando erano insensate.

«tu es magnifique ce soir» Parlò in francese, ed era evidente che stesse delirando a causa della febbre e dell'effetto di lieve sonnolenza che dava la melissa.

«Non capisco un'emerito cazzo di francese, e lo sai»

«Je sais, mais tu es vraiment belle et je ne peux pas m'empêcher de te parler dans cette langue pour te séduire»

«Stai farneticando»

«je pense que je t'aime» buttò un sospiro dopo averlo detto ma non gli diedi peso.

Kiribaku  One Shot Where stories live. Discover now