Mi presi una cotta stratosferica per quella ragazzina.

In quei tre anni le mie passioni diventarono praticamente due: amare segretamente Myhyunk e il cinema. Con quest'ultimo perfezionai la nuova lingua, immergendomi in quegli attori occidentali che magistralmente portavano sullo schermo storie d'amore o noir e in me nacque il desiderio di lavorare in quel mondo, dietro la macchina da presa, ma fu la ragazza a farmi conoscere il mezzo che poteva avvicinarmi a quel desiderio, la macchina fotografica. Mi disse che con quell'oggetto avrei potuto immortalare dei precisi momenti per renderli immutati nel tempo.

Quanto tempo avevo rincorso quella ragazzina dai capelli neri, quanto tempo avevo passato a chiedermi se potevo permettermi una parola in più, un gesto in più, una carezza in più e quando finalmente le avevo confessato quello che provavo, mio padre ci costrinse a cambiare casa, cambiare vita e città, andando verso Nord, verso quella che stava diventando la nuova comunità coreana, quindi non più la grande città a cui mi ero abituato sul mare che mi faceva sentire meno la mancanza della mia Busan, ma una piccola cittadina, nell'entroterra, dove gli unici specchi d'acqua erano dei laghi e io li avevo studiati solo sul libro di geografia a scuola, senza mai averne visto uno dal vivo.

Un nuovo sospiro, accompagnato da un mugolio sofferente scandì le ultime ore che ci separavano dalla nostra nuova casa, dalla mia nuova vita, lontano dal mare e da Mynhyunk.

"Caro, dovrebbe mancare poco. Ho visto il cartello con scritto Blue Lake City ora."

"Non ne posso più. La prossima volta guiderà Jungkook, cara."

Sorrisi intenerito dal piccolo battibecco che ne consegui a quella frase e li guardai con affetto, anche se mi avevano strappato per ben due volte da quella che doveva essere la mia casa e mi stavano catapultando chissà dove.

Mio padre Jeon Yonghwa e mia madre Jihe erano sposati da diciotto anni. Furono i miei nonni a organizzare quel matrimonio, dato che mio padre era il classico buon partito per una delle ragazze più belle di Busan.

Si conobbero il giorno del matrimonio e si amarono dal momento esatto in cui i loro occhi si incontrarono, ringraziando i propri genitori per aver permesso tutto quello.

Innamorarsi fu facile, condividere la quotidianità non lo fu affatto. Mia madre era sempre stata una persona meticolosa e perfezionista, ligia alle regole e alle tradizioni, un vero portento nel fare la moglie e la madre, impeccabile davanti alle moglie dei colleghi di mio padre, tenace e irremovibile davanti a mia nonna, la madre di mio padre sempre pronta a trovarle anche un minimo difetto e sempre sconfitta ogni volta che ci veniva a trovare a casa.

Mio padre lavorava in una banca, grande amante dei numeri. Era una persona che viveva a pieno le emozioni e qualche volta capitava che aveva le lacrime agli occhi quando qualche cliente lo implorava di dargli più tempo perché non avevano ancora i soldi per pagare i loro debiti e lui si faceva infinocchiare da ogni persona che si trovava davanti al suo sportello, perché il suo animo sensibile non gli permetteva di comportarsi come i suoi colleghi, ignorando gli anziani o i conoscenti che si rivolgevano a lui, e tutti lo amavano per questo, come poteva essere diverso, come potevi non adorare quel ragazzo, poi uomo, che aveva sempre un sorriso luminoso quando si fermava al piccolo negozio dell'anziana per comprare delle patate arrosto da portare a casa, solo perché era a conoscenza della sua situazione finanziaria.

Mio padre era il primo che andava a dare una mano quando qualcuno dei vicini aveva bisogno, sotto gli occhi che si alzavano al cielo di mia madre e non perché non amasse questo lato di suo marito ma, perché, voleva provare a difenderlo dalle persone che si potevano approfittare di quell'uomo dal cuore d'oro.

"Ecco il cartello!" urlai sporgendomi dal finestrino che avevo aperto, finalmente quel viaggio era finito, finalmente una nuova casa.

Blue Lake City era la cittadina con la seconda più grande comunità coreana. Contava circa duemila abitanti, quasi la metà composta dai quali nostri connazionali e una piccola cerchia di afroamericani.

L'estate dei miei diciassette anniWhere stories live. Discover now