Il silenzio invase i successivi minuti mentre gli sguardi, abilmente, sfuggivano. «È andato tutto bene quando glielo hai detto?»

«Si, e mi hanno anche coperto con i miei quando sono rimasto di più in ospedale».

Il ragazzo annuì, «Sei fortunato».

«Già», sorrise guardandolo, «Andiamo?»

«Non ho molta fame», ammise riprendendo a camminare con il ragazzo. Stava facendo finta di niente?

«Il medico ha detto che devi mangiare, sei sottopeso e ti sei indebolito».

«Tutti non fate altro che ripetermelo, anche mio zio questa mattina mi ha forzato a fare colazione», sbuffò seccato varcando la soglia della mensa.

«Quindi dovrò costringerti a fare pranzo», constatò, «Dovrò imboccarti? Preferisci l'aereoplanino o il trenino?»

«Che domande, la macchinina», si guardarono per poi scoppiare a ridere.

§

Tornare in mensa era stato strano, l'ultima volta che vi era entrato era stato con Daniel. Un sorriso amaro sbucò sul suo volto, fugace. Era buffo come quel luogo, che continuava a frequentare, era pieno di ricordi con il suo ex fidanzato. Quante volte lo aveva visto provarci con la bella ragazza di turno? Sospirò pesantemente mentre seguiva White al suo solito tavolo.

«Dean, Josh», li salutò sedendosi, «Oggi Vick mangia con noi».

Il teppista si limitò a fare un gesto con il capo e sedersi, incominciando a giocare con il cibo nel piatto. Solo guardandolo gli veniva la nausea.

«Ci sono nov- » provò ad iniziare una conversazione, ma fu interrotto sul nascere dalla sua mogliettina pettegola Dean.

«Price, ho saputo di te e mio fratello», il suo interlocutore alzò lo sguardo dal piatto ed aggrottò la fronte, poi sgranò gli occhi come se avvesse preso coscienza solo in quel momento. «Me lo ha detto lui», aggiunse.

«Quindi ha iniziato ad accettarsi, buon per lui.» dal suo tono di voce sembrava non gli importasse. Anche se voleva fare l'indifferente, la verità era che si sentiva frustrato. Sapeva che il fratello lo avrebbe accettato, avrebbero potuto evitare di fingere almeno davanti a lui, eppure aveva dovuto tenersi alla larga anche quando il fratello minore era nella stanza accanto perché poteva scoprirli.

«Volevo chiederti scusa», finalmente gli occhi azzurri incrociarono quelli cerulei di Mcdaniel.

«Per cosa?» domandò confuso.

«Per quello che ti ha fatto mio fratello, non me ne sono mai reso conto».

«Non è colpa tua, tu non sei tuo fratello», punzecchiò la pietanza con la forchetta, «Non devi scusarti».

«Sappiamo anche che piaci a Chris», s’intromise Lloyd con il sorriso, «Se dovesse fare qualcosa di stupido, facci un fischio».

«Non pensi che sicuramente farà qualcosa di estremamente stupido?» convenne Dean.

«Ragazzi, vi ricordo che io sono qui», fece notare il biondo.

«Trattalo bene il mio maritino, è un bravo ragazzo ma te lo affido».

«Ragazzi…» li richiamò White, inutilmente.

«Ma se dovesse combinarne qualcuna delle sue noi saremo dalla tua parte», continuò il riccio.

«Decisamente», annuì il moro, «Tu e Susie siete davvero una bella coppia e vi sosteniam-»

«Ragazzi!» alzò leggermente la voce, riuscendo a zittirli. Era rosso come un peperone, «N-Noi non stiamo insieme.» balbettò.

E il tempo scivola viaWhere stories live. Discover now