Il biondino aveva guidato fino a casa di Victor, dolorante sul sedile passeggero che cercava di non far trasparire il dolore esteso ovunque. Il bruciore invadeva ogni parte del suo corpo. Il mal di testa premeva alle tempie impedendogli la completa lucidità e visuale. Il fiato corto, che cercava di regolarizzare per non far preoccupare ulteriormente Christopher. Quando la macchina fu parcheggiata di fianco al marciapiede, White scese per primo dall’autovettura aiutantando l’azzurrino ad uscire. Vick lo abbracciò per reggersi, strinse tra le dita il tessuto del giubbotto. Rimase pietrificato, sentiva chiaramente il calore di quel corpo dolorante su di sé, il profumo dolce di ammorbidente, che probabilmente il teppista aveva usato per lavare i suoi indumenti, mischiato con la puzza di fumo. Ricambiò titubante quel bisognoso abbraccio, «Spero che il tuo appartamento non sia all’ultimo piano».
Sbuffò divertito, «Se ti dicessi che non c'è l'ascensore mi porteresti in braccio come una sposa?»
«Ed io che pensavo che fossi tu quello che mi avrebbe portato in braccio, su per le scale». Entrambi scoppiarono a ridere, ne avevano bisogno.
«Per oggi penso che dovrai camminare», aggiunse «Per tua fortuna c'è l'ascensore».
Con fatica si diressero all’ingresso del palazzo, aprirono con le chiavi il portone a vetri con delle maniglie nere che diede loro accesso al corridoio al piano terra. Verso sinistra vi erano le scale con una ringhiera consumata, sverniciata. In principio doveva essere rosso mattone. Mentre, alla loro destra, vi era una parete neutra con, incassata, la porta dell’ascensore. Price cercò in tutti i modi di alleggerire il proprio peso sul suo accompagnatore poggiando la propria mano sul muro. Premette il tasto per richiamarla e, all’aprirsi delle porte scorrevoli, vi entrarono. Chris poté fermarsi a scrutarlo, attraverso lo specchio dell’abitacolo. I capelli azzurro elettrico cadevano disordinati sul suo volto. Gli occhi azzurro oceano risaltavano, contornati da quella pelle pallida e quelle occhiaie molto evidenti. Eppure, solo adesso, aveva potuto notarle. Quel naso delicato con un septum* all'estremità, quelle labbra schiuse per il fiato corto. Quel fisico asciutto che poteva intravedere dai vestiti. Quelle pupille s’incrociarono con le iridi color miele, attraverso lo specchio. Un lembo di quella bocca dalle sottili labbra si arcuò verso l'alto, ghignando.
«Se continui così mi consumerai» lo schernì.
«Per averlo notato devi avermi guardato anche tu, perciò potrei dirti la stessa cosa».
«Touchè», si sentì stringere la presa sul proprio fianco. «Devo pesarti molto» constatò.
«Ce la faccio, tranquillo. Invece a te deve farti davvero male». E si guardarono a lungo, negli occhi, attraverso quello specchio che ormai faceva da tramite, come se le loro anime fossero separate da esso e potessero guardarsi solo da una piccola fessura nel muro.
«Sto bene», un sorriso forzato si palesò su quel viso spigoloso. Le porte si aprirono permettendo loro di uscire da quel piccolo spazio.
«Bugiardo» sussurrò, ma il diretto interessato lo udì comunque.
«Ti ho sentito! Sappiamo entrambi che “in realtà mi adori”!» lo citò. Non poté trattenersi dal sbuffare una risata. Le porte degli appartamenti tappezzavano entrambi i lati. Le mura erano coperti da della carta da parati color crema dalla rifinitura discutibile. La pavimentazione era in mattonelle di marmo, le venature nere ed arancioni cozzavano con l'ambiente.
«Chris» si sentì chiamare, davanti a lui. Alzò lo sguardo, il ragazzo era poggiato sulla parete.
«Daniel», aggrottò la fronte. Cosa ci faceva il fratello maggiore di Dean li?
«Vick» disse Mcdaniel dopo essergli andato incontro, fermandosi davanti loro.
«Danny» asserì il teppista. I pozzi verdi scrutarono a fondo quella figura esile dell’azzurrino. Lo aveva chiamato con un diminutivo. Che rapporto avevano tra loro? Quando Christopher gli chiese di chiamarlo Chris si rifiutò. Si guardavano in un modo particolare che White non riuscì a comprendere, a spiegarselo. «Che ci fai qui?»
STAI LEGGENDO
E il tempo scivola via
General Fiction"𝘚𝘪 𝘭𝘢𝘴𝘤𝘪𝘢 𝘴𝘤𝘪𝘷𝘰𝘭𝘢𝘳𝘦 𝘷𝘪𝘢 𝘭𝘢 𝘷𝘪𝘵𝘢 𝘵𝘳𝘢 𝘭𝘦 𝘮𝘢𝘯𝘪, 𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘴𝘢𝘣𝘣𝘪𝘢 𝘵𝘳𝘢 𝘭𝘦 𝘥𝘪𝘵𝘢." Christopher White aveva tutto: popolarità, un gruppo di amici e una famiglia amorevole. La sua vita sembrava quasi un bana...