Carrie

213 16 5
                                    

"Miguel, dos cortados porfa"
"llegan inmediatamente"
Miguel rientra nel locale per preparare i nostri caffè mentre, io e Sophie, approfittiamo di questa splendida giornata di Maggio sedute nei divanetti verdi di vimini posti sul cortile del locale di Miguel.
Siamo al centro di Madrid, ormai ci siamo ambientate sia con la vita che con il lavoro nell'ufficio pubblicitario.
L'unica cosa a cui non siamo riuscite ad ambientarci è la solitudine, Sophie è quella che ha impiegato più tempo a sorridere, io ho cercato di essere forte anche per lei.
Sono passati sei mesi da quel maledetto giorno e ogni notte lo stesso incubo occupa i miei momenti tra le braccia di Morfeo.
Nessuna delle due li ha più sentiti o visti, solo Sophie di tanto in tanto sbircia sul profilo social di Marco per capire se stanno bene, o meglio questo è quello che crede la mora seduta di fronte a me.
È raro che riusciamo ad avere notizie certe, non pubblica molti post, l'ultimo ormai risale a due mesi fa e Sophie per questo è visibilmente preoccupata.
Più che vivere la giornata, ci trasciniamo e ci convinciamo ad andare avanti.
Il mese scorso per un po di giorni siamo riuscite a essere serene quando le nostre famiglie ci sono venute a trovare.
Abbiamo parlato con i nostri genitori molto vagamente sui motivi che ci hanno spinte a questo cambio ma, fortunatamente, non ci hanno tempestato di domande tanto era la felicità di vederci.
Da qua, in ogni caso, sto aiutando con la gestione delle prenotazioni contattando io i clienti dell'hotel e lasciando tutto il lavoro pronto per mamma e papà.
In questo periodo stanno effettuando dei lavori di manutenzione quindi, questa domenica, sa finalmente di riposo.
La voce di Miguel mi riporta alla realtà.
"Aqui estan tus cafes Carrie y Sophie"
"Gracias Miguel" rispondiamo in coro.
È un ragazzo molto simpatico, siamo venute qua dal primo giorno che ci siamo decise ad uscire dal nostro appartamento.
È molto abbronzato, occhi scuri e felicemente fidanzato con Kris, un ragazzo polacco che si è trasferito qualche anno fa a Madrid e si è imbattuto in Miguel dal primo giorno.
È stato un vero colpo di fulmine.
Usciamo spesso insieme, quando l'umore ce lo consente. Parlano anche italiano, grazie ai vari clienti del loro locale lo hanno appreso con il tempo.
"Carrie, ancora nessun post. Sono un pò preoccupata."
La voce di Sophie trema, come le sue dita che scorrono sullo schermo del telefono.
"Sophie tranquilla, di sicuro avranno molto da lavorare. Non ti preoccupare."
"Vorrei solo poter provare a telefonargli, sentire la sua voce. Mi basterebbe."
"Sophie ne abbiamo già parlato, l'unica volta che ci hai provato hai pianto per una settimana. Non ti fa bene. Dobbiamo superarla."
La mia voce trema, non capisco come possa credere di essere convincente con Sophie quando io stessa non credo alle mie parole.
Sto male ogni giorno, in ogni momento qualcosa mi ricorda il passato e Hugo.
Poi però penso a cosa sarebbe potuto accadere loro se non fossimo andate via e il mio respiro torna costante.
Abbiamo salvato la vita ad entrambi facendo così, e saperlo vivo seppur non con me, è un'amara consolazione.
"Ragazze, come state?"
La voce squillante di Kris mi fa sobbalzare dal divanetto.
"Hola Kris! Tutto bene, prendiamo un pò di sole. Tu? Sei già tornato?"
"È vero Kris. -ribatte Sophie- non dovevi rientrare martedì?"
"Si ma le riunioni sono terminate prima, questa società con cui voglio collaborare mi ha proposto delle ottime pubblicità a prezzi ragionevoli. Ho incontrato il referente direttamente a Barcellona. Sono rientrato stamattina.
Non potete capire quanto è caotica Barcellona questo periodo."
"Immagino, comunque devi ancora spiegarmi come mai non ti sei rivolto ai nostri uffici per la pubblicità."
Dico leggermente imbronciata.
Non ho compreso la scelta di Kris e Miguel di appoggiarsi ad una compagnia di Barcellona. Qui avrebbero avuto me e Sophie sempre a disposizione.
"Ve l'ho spiegato, questa compagnia ha un raggio d'azione molto più ampio, in tutta Europa e poi non si tratta solo di pubblicità, garantiscono anche fondi per sviluppare l'attività in cambio di pubblicità ai loro servizi con altri locali che posso presentargli."
Mi abbraccia forte e cinge la vita di Sophie.
"Lo sapete che tanto rimanete voi due le mie donne preferite"
"Le tue donne preferite a cui non hai voluto spiegare nulla di questo incontro." Controbatte Sophie scocciata, abbiamo chiesto più volte a Miguel e Kris di dirci con chi si stavano mettendo in affari, per dare loro alcune dritte ma non hanno proferito parola. Scaramanzia, così hanno definito il loro silenzio.
Kris continua ad accarezzare le nostre schiene, ha un sorriso a cui non si può resistere. Ci contagia ogni volta.
"Come ci aduli tu Kris, nessuno mai"
Ci stampa un bacio sulla guancia ciascuna e si alza, raggiungendo Miguel dietro al bancone.
Sophie ed io lo seguiamo per poter pagare il conto e poi rientrare a casa.
Il nostro appartamento dista dieci minuti a piedi dal locale, di fatti quando bevono troppo, Miguel e Kris sono nostri ospiti. Il nostro divano ormai ha le loro forme impresse.
La casa è molto accogliente, un divano letto bordeaux e grigio in tessuto riempie il salone dove abbiamo installato una tv molto grande e un tavolo da pranzo in vetro adornato da fiori sempre freschi che i ragazzi ci fanno recapitare il sabato mattina.
È il loro ringraziamento per l'aiuto che forniamo al locale il venerdì notte, quando vanno via tutti e diamo una mano ai ragazzi nel sistemare.
Le due camere da letto sono molto grandi, la mia sui toni del beige mentre quella di Sophie sui toni del rosa.
I due bagni sono posizionati alla fine del corridoio ed entrambi hanno due docce esageratamente grandi per una sola persona.
La parte migliore è il giardino sul retro, dove ho installato un piccolo angolo del caffè e, anche se fa più male di quanto potrei ammettere, ci vengo quando mi manca il passato e piango nascosta sugli enormi divanetti posati sulla siepe.
Per lo più la notte mi rifugio qua, quando il solito incubo fa capolino.
Io e lui, sulla nostra panchina, uniti in un solo corpo.
Poi il buio.
Una pistola.
Un rumore sordo.
E lo perdo.
L'ho perso per sempre.
Poi mi sveglio, e la routine è la stessa.
Vado nel giardino, accendo una sigaretta e guardo il cielo.
Penso che infondo non l'ho perso per sempre.
Finché entrambi guarderemo lo stesso cielo e respireremo la stessa aria non lo avrò mai perduto.
Ed è lì che piango, lacrime incessanti sgorgano sulle mie guance e l'unica persona che saprebbe come calmarmi è la stessa che mi rende così sofferente.
"Hugo è vivo, è questo che conta. Il mio amore lo ha salvato e di questo devo esserne felice."
È il mantra che mi ripeto da quel maledetto giorno.
Ma ogni volta non funziona.
Il suo petto funzionerebbe, i suoi baci, le sue carezze.
E allora faccio quello che faccio ogni tanto, all'insaputa di Sophie.
Prendo il telefono, inserisco la modalità anonima e chiamo quel numero che ormai ho imparato a memoria.
Due squilli, e lui risponde.
Sempre.
A qualsiasi ora.
La voce sempre scocciata, lo immagino imprecare per essere stato svegliato.
Ma il suo "Pronto." è l unico conforto che ottengo.
Quella parola è ciò che mi salva dal baratro.
È l'unico pezzo del puzzle che quella sera di cinque mesi fa mi ha permesso di non farla finita per sempre.
E questo, Sophie, non dovrà mai saperlo.
Stavo per gettarmi nel vuoto dal ponte del parco vicino casa.
Non resistevo più, non mangiavo, non riuscivo a stare in piedi dal dolore.
Mi sono detta, proviamo. Se risponde entro due squilli continuerò a vivere, pur stando male ma saprò che lui c'è.
È così è stato.
Il suo "Pronto." mi sta salvando, ogni volta che ne ho bisogno.
Il mio cuore riprende a battere e mi dà la forza di superare quel momento.
Poi di solito, prendo il telefono, faccio un bel respiro e torno a letto, controllando sempre Sophie, sbirciando dalla porta della sua stanza.
Mi sdraio nel mio letto e ricomincia un'altra giornata.
Senza di lui ma con lui.

Voglio VivertiWhere stories live. Discover now