14. Movimenti lenti, respiri pesanti

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Non ho neanche avuto il tempo di realizzare di essere a Seattle da una settimana che, da domani, inizieranno già le lezioni.

I sette giorni passati sono stati decisamente fuori dal comune, tenendo conto che a Deadwood non ho mai passato così tanto tempo in compagnia come in questo periodo. Come promesso a Eva la sera in cui sono arrivata, il giorno dopo le ho raccontato come è stata la mia vita a Deadwood dopo la sua partenza - la Johnson è stata molto fiera di me quando l'ho chiamata per dirle come mi sono aperta con la mia coinquilina - e, contrariamente a quanto avevo preventivato, nei suoi occhi non ho visto pietà. Dopo una breve descrizione dei trascorsi con mia madre, mi sarei aspettata lacrime e mille sfumature diverse di "oh, poverina", ma sono felice di non aver dovuto provare ancora una volta quella sensazione sulla pelle.

Al contrario, ho sentito formicolare ogni centimetro della pelle quando, dopo un confortante abbraccio di Eva, una strana leggerezza ha attenuato il peso sul mio cuore sofferente. Lacrime di gioia hanno rigato le mie guance, provocate dal sorriso che lei mi ha donato con quel gesto. Mi sei mancata tantissimo Eva, le ho detto senza pensarci troppo e lei ha ricambiato il mio amore mostrandomi i denti, felice.

Sono uscita con lei e i suoi amici solo due sere su cinque e mi è sembrato di essere in un altro mondo. Ovviamente non ricordo nessun nome di quelli che erano con noi, però devo ammettere di essermi divertita, anche se ci siamo seduti a bere qualcosa in compagnia e nient'altro. Insieme a noi è sempre venuto anche Mason, così ho avuto la possibilità di conoscerlo un po' meglio e approfondire un lato di lui che non avrei mai immaginato: la timidezza.

Si è seduto accanto a me, facendo spostare a forza chi si trovava in quel posto, ma non mi ha mai rivolto la parola, se non per richieste di cortesia del tipo "che cosa prendi?" o "questo sembra buono, non credi?". Mi ha fatto tenerezza questo suo lato, totalmente dissonante rispetto al suo aspetto e alla sicurezza che ha mostrato quando, dopo esserci visti, mi ha scritto.

Non sono sicura di ciò che voglia da me - in realtà spero che sia del sano sesso ma non oso chiedere, anche se Celeste sostiene che dovrei farmi avanti - però, al momento, è solo un buon amico. Non voglio forzare la mano ma credo di essere pronta a qualsiasi sua proposta.

Qualche giorno dopo la scomparsa maleducata dello sconosciuto che va a letto con Eva, non ho potuto non chiederle di dirmi di più su di lui. Il dubbio che il Chris non Chris fosse davvero il mio Chris mi stava logorando dentro e, nonostante abbia cercato di resistere il più possibile, l'Amelia desiderosa di risposte si è impossessata del mio corpo.

«Il tuo amico deve essere molto bravo a letto» le ho detto durante il pranzo. Alle mie parole Eva quasi si è strozza con l'acqua che stava bevendo e, dopo aver deglutito con calma, mi ha risposto: «Immaginavo mi avessi sentito. Scusami, Ami, non sono abituata a fare silenzio in certi momenti. Cercherò di stare più attenta, dato che non è nei miei piani futuri il fatto di sbatterti fuori di casa» mi ha sorriso divertita.

«Non preoccuparti, ma stai attenta perché Harvey, giù di sotto, vede e sente tutto e, da quello che mi è parso, riferisce ogni tua mossa a Megan» ho risposto con l'obiettivo di nascondere il mio reale interesse.

«Adam mi ha riferito che vi siete incrociati in corridoio la notte in cui sei arrivata, mi spiace ti abbia fatta spaventare» ha ammesso poi mortificata

In realtà, quella che stava peggio in quel momento ero io. Non so perché ma, in quel momento, avrei voluto sentire il suo nome uscire dalle labbra di Eva, almeno avrei avuto la certezza che Chris sta bene e che ha superato la nostra rottura - anche se, ad essere sincera, non sono del tutto sicura che sarei riuscita a sopportare la situazione tra loro.

«Come lo hai conosciuto? Da quanto tempo state insieme?» ho chiesto di nuovo, questa volta per reale curiosità nei confronti della sua vita.

«Piano, piano. Intanto ci tengo a specificare che non stiamo insieme, ci divertiamo e basta. Ci siamo conosciuti circa due mesi fa al Jack Rabbit, in cui lavora e di cui credo sia il proprietario. Mi ha visto in pista, abbiamo ballato, mi ha offerto da bere e poi è venuto a casa mia», ho visto le sue guance arrossire, «Diciamo che siamo rimasti amici e, quando qualcuno di noi sente il bisogno dell'altro, ci vediamo».

ANNI LUCE DI DISTANZAWhere stories live. Discover now