CAPITOLO 3 ~ Thomas Hiddleston

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Quel pomeriggio per un qualche strano motivo dicisi di passare il pomeriggio seduto ad un tavolo del "tre di picche", nonché il casinò più famoso e frequentato di Londra. Conosciuto per la sua eleganza, per le scommesse senza vincoli, per i migliori alcolici, per le cameriere senza scrupoli e per una miriade di cose che non volevo neanche sapere.

Seduto su una poltroncina di velluto rossa, sorseggiavo una bibita fredda... era un piccolo momento di riposo prima di andare a quel ballo in maschera a cui ero stato invitato.
Alcune cameriere passando al mio fianco, sfioravano la mia spalla lentamente come facevano con gli altri, con lo scopo di ottenere una specifica reazione; peccato per loro, potevano riprovarci tante altre volte, ma io non sarei mai caduto in trappola. Non mi interessava avere un semplice passatempo e ridurmi come molti, io volevo trovare una donna che ricambiasse il mio affetto e vivere una vita tranquilla.

<il duca Hiddleston in un posto come questo? Sto sognando per caso?> una pacca sulla mia spalla e una risata sarcastica precedettero la figura di David.

<no, sei sveglio fidati, volevo solo capire cosa ci trovassi di così bello> dissi, facendo segno di accomodarsi di fronte a me.

<era da un pò che non ti vedevo in giro> domandò curioso sedendosi e togliendo la giacca blu.

<questioni burocratiche hanno occupato tutto il mio tempo>

<ah, capisco> con un cenno ordinò il solito.

David Anderson era il mio più caro amico già dai tempi dell'accademia. Avevamo qualche anno di differenza, un diverso rango, abitazioni lontane, eppure, eravamo sempre andati "d'amore e d'accordo". 

<allora amico mio, cosa succede, prima dicevo sul serio; questo posto trabocca di gente poco fidata...> disse con tono basso, mentre sistemò il colletto opprimente.

<lo so... volevo solo liberare la mente; piuttosto, perché ti comporti così... hai per caso continuato ad impicciarti, al posto di finire quelle famose scartoffie della scorsa settimana? > chiesi con un sorrisetto, immaginando già dove sarebbe andato a finire.

Sospirò <Thomas su, lo sappiamo entrambi che quei documenti non li capisco> era intelligente, eppure a volte, sembrava un capriccioso bambino annoiato <e poi le mie ricerche su quei tizi, hanno confermato le mie tesi> affermò fiero.

<avanti, racconta> rassegnato, accettai di ascoltare ogni suo ragionamento o collegamento su affari illegali, giostrati a piacimento da uomini loschi. Al mio amico piaceva giocare all'investigatore.

Il pomeriggio passò in fretta, il tempo in compagnia di David non era mai perso. Tornai alla villa di famiglia verso l'ora del tramonto, quella che era la mia casa, un luogo che sentivo vuoto e monotono, nonostante la presenza dei domestici; mi sarebbe piaciuto, un giorno, trovare qualcuno che occupasse quello spazio freddo e opprimente.

Per quel gala in maschera, volevo concedermi balli e divertimenti, per avere una serata diversa dal solito. Dato l'invito dei signori Wilson, in cui  raccomandavano eleganza e fantasia, feci cucire un particolare abito blu notte su misura dal mio sarto di fiducia. Rispecchiava i criteri che l'etichetta imponeva con l'aggiunta di bottoni, merletti, pieghe e cuciture, pieni di dettagli. Come la maschera d'altronde.
Salii sulla mia carrozza, leggermente in ritardo, per poi raggiungere la meta.

Dopo svariati saluti ad altri ospiti ancora in giardino, andai spedito verso il salone da ballo, conoscevo i corridoi vertiginosi della tenuta. Prima di scendere la decorata scalinata, mi soffermai ad osservare i presenti dall'alto, erano tutti in maschera e poco riconoscibili, feci fatica a riconoscere perfino David; la sala era incredibilmente addobbata, piena di gingigli, nastri e oggetti di cui non ne conoscevo il nome... sapevo che i Wilson ci tenessero al "deve essere tutto perfetto", ma non certo fino a quel punto.

Il duca HiddlestonWhere stories live. Discover now