CAPITOLO 1 ~ Famiglia

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<sbrigati Sophia o faremo tardi!> gridò dal piano di sotto mia sorella minore, Susan... lei era denominata la piccola peste della famiglia, visti i suoi modi alquanto discutibili e birbanti.

La luce rossastra del tramonto inondò la mia stanza, la sera era ormai giunta ed io non potevo essere più emozionata; finalmente la cerimonia che stavo aspettando da mesi era arrivata. Il mio cuore batteva all'impazzata, volevo urlare dalla gioia, fortunatamente riuscivo a trattenere la mia contentezza esagerata.

Sorrisi davanti allo specchio con la cornice ricamata, l'abito lucido, la mia tiara preferita, i fiori tra i capelli, la collana della nonna... era tutto semplicemente perfetto, proprio come piaceva a me.

Uscì dalla mia stanza, continuando a lisciare il tessuto cobalto con le mani, non volevo che si stropicciasse... perfino mentre scendevo piano le scale, sollevai con parsimonia la morbida gonna.

<finalmente ti sei decisa... tieni, la tua maschera> disse esasperata la piccola. La mia maschera era di pizzo, si abbinava al vestito per via dei medesimi dettagli. Non sapevo perché si trovava tra le mani di Susan e onestamente non mi andava di saperlo, mi bastava che fosse intatta.

<mancano ancora Victor e Lauren all'appello> le dissi dopo aver notato lo strano silenzio nell'ingresso, poiché quei due erano l'opposto della calma.

<lo so, ma visto che sei sempre in ritardo, ho voluto farti dare una mossa> lo sguardo sottile e il sorrisetto furbastro mi fecero ridacchiare.

<Tu piccola peste, ringrazia che siamo vestite bene, altrimenti ti avrei riempita di solletico> la minacciai sorridendo, mentre lei si nascose dietro un pilastro divertita.

Susan era la più giovane tra noi Anderson, aveva solo sei anni ed era furba e cocciuta.

Dopo un richiamo d'attenzione mi voltai verso la scalinata... con la sua spavalderia, Lauren, scendeva le scale come se fosse una principessa, lei aveva tredici anni e la seconda più giovane e l'ultima in quanto modestia.

Seguendo l'albero genealogico c'ero io, con i miei compiuti diciotto anni. Appena più grandi di me erano i gemelli ventenni Victor e John, il primo fin troppo antipatico, il secondo il fin troppo buono.
La secondo genita della famiglia era Diana, non per fare preferenze ma è sempre stata la mia idola: lei era tutto ciò che aspiravo a diventare forte, bella, generosa, sagace... aveva ventiquattro anni ed era sposata con il Barone Enrico.
Il fratello maggiore era David... nonostante la sua testa dura, si era sposato qualche anno prima con la contessa Rory e avevano avuto un figlio, Oscar.
Infine, c'era mio padre, il barone Richard Anderson, uomo sincero, a tratti burbero, soprattutto dopo la morte di nostra madre, avvenuta quando Susan era ancora in fasce, per via di una malattia ignota.

Il ballo era stato organizzato dal duca e dalla duchessa Wilson, si tenne difatti nella loro ampia tenuta. Adoravano dare feste ogni stagione, con temi differenti da rispettare. Per aprire col botto, resero quel ballo, a dir poco, originale. Erano state invitate tutte le coppie, sposate e promessi, giovani di corte e vedovi. Perfino hai più piccoli, per non essere lasciati ancora soli, avevano organizzato un mini ballo per loro al piano inferiore della tenuta.

Per questo eravamo tutti in subbuglio, di norma le due signorine sarebbero rimaste a casa.

<forza ragazze, smettetela di litigare e salite in carrozza> disse nostro padre sistemando il panciotto blu <e tu Lauren smettila di pavoneggiarti e sbrigati> continuò sorridente... adorava pronunciare battute sarcastiche e taglienti.

<io sarò una principessa> affermò Lauren a testa alta... ho sempre ammirato la sua sicurezza.

L'uno dopo l'altra uscimmo dalla tenuta di famiglia, sul vialetto le due carrozze con i meravigliosi cavalli, stavano aspettando solo noi.

<prima le più piccole> asserì Victor come un cavaliere, mentre apriva lo sportellino.

<sei sempre così divertente, fratello mio> sorrisi beffarda al corvino di fronte a me.

<divresti spendere il tuo tempo in attività producenti, le tue battute sono datate, Victor> la biondina aveva ancora una volta dimostrato la sua sfacciataggine e birbanteria... la faccia sbigottita del più grande, però, provocò una risatina generale.

<dai fratello entra> disse John, dandogli una pacca solidale sulla spalla.

In men che non si dica, o meglio, tra una chiacchiera e l'altra, arrivammo a destinazione. Scendemmo aiutati da uno dei valletti, Susan e Lauren furono subito scortate nella loro sala e noi entrammo nel maestoso e iluminato salone da ballo, solo per quella volta nessuno ci annunciò, poiché era un ballo in maschera e le identità dovevano rimanere "nascoste".

L'idea dei Wilson era stata tanto apprezzata, quanto criticata... difatti molti non vennero, serate del genere erano insolite, certo, ma al contempo avevano il loro perché.

Per accedere pienamente alla sala bisognava scendere una scalinata aperta, di su per giù quindici gradini... bella esteticamente, ma estremamente imbarazzante, soprattutto se i presenti ti scrutano attentamente per riconoscere chi sei.
Victor, che mi teneva sottobraccio, invece, era più che contento di essere guardato da tutti. Ogni giorno mi rendevo conto quando in realtà fossimo diversi noi Anderson.

<sono contenta che abbiate accettato l'invito signori Anderson> ci disse la duchessa Wilson sottovoce, la conoscevamo molto bene come, d'altronde, lei conosceva noi.

< Era d'obbligo, i vostri sono i migliori balli... sarebbe un peccato perderli> le rispose mia padre baciandole il dorso della mano.

< su, seguitemi Barone, lasciate i ragazzi da soli a divertirsi > disse la duchessa, conducendo mio padre da altri signori di corte.

<bene sorellina, la musica è alta e donzelle sole aspettano un mio invito... ti va un ballo per rompere il ghiaccio?> sorrise scaltro il corvino mentre osservava da sotto la maschera scura i presenti in sala.

<smettila di chiamarmi sorellina, Victor, abbiamo una differenza di soli due anni> protestai sbuffando

< per me sarai sempre la mia sorellina > l'occhiolino che fece mi infastidì come sempre.

< va bene ti concederò questo ballo, fratellino > sbattei le palpebre innocentemente, provocando una risatina da parte di John.

Victor oltre ad essere spavaldo era molto protettivo, soprattutto con noi ragazze. Non mi lasciò per ben tre balli e fulminò tutti i ragazzi che osavano guardarmi, mi vedeva ancora come una bambina.

<oh guarda David e Diana andiamo a salutarli> dissi contenta, con loro c'era anche John.

<come desidera milady> mi rispose a mento alto Victor, come se fosse un uomo vissuto.

<Diana!> la abbracciai delicatamente, mi era mancata.

<Sophia, mi sei mancata anche tu> rispose dolcemente, la maschera di piume che aveva, non nascondeva le sue gote sempre rosse.

<e io> una voce energetica attirò la nostra attenzione, sapevo da chi provenisse.

<David> abbracciai anche lui e come da prassi spettinò i miei capelli...

<Sophia, ho letto il libro che mi hai consigliato è davvero bello> la voce delicata di Rory interruppe i continui dispetti di David.

Rory era davvero adorabile, una brava moglie, una buona madre ed un'ottima compagna di lettura.
Più in disparte c'era Enrico, lui invece non mi era mai piaciuto poi così tanto, troppo silenzioso e misterioso, sempre con la puzza sotto il naso.

<il piccolo Oscar?> le domandai

<è il solito birbantello... sono un pò preoccupata, è la prima volta che lo lascio da solo in tal modo>

<non preoccuparti cara, il mio ometto è in buona compagnia> rispose David abbracciando la moglie... sono sempre stati innamorati e potrebbero essere definiti la coppia perfetta. <nostro padre?> continuò poi, domandando quasi con disprezzo, il loro rapporto non era dei migliori, per questo aveva deciso di andarsene dalla tenuta.

<credo stia parlando con il duca Wilson> rispose di fretta John, odiava i loro disaccordi, sapeva dei loro modi "civili" di discutere e quello non era di certo il luogo adatto per farlo.

🔹️REVISIONATO 🔹️

Il duca HiddlestonDonde viven las historias. Descúbrelo ahora