Minerva McGonagall.

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Andromeda faceva la parte di quella a cui non fregava niente di Lestrange, ma la verità era che quel ragazzo le faceva paura come poca gente al mondo.
Lestrange era il motivo per cui non rimaneva mai in luoghi poco affollati completamente da sola e in generale per cui preferiva avere compagnia. Era a causa sua se non stava mai in camera sua o in sala comune della sua casata. Tornava in camera sua solo per dormire e usciva prima ogni mattina per non rischiare di incontrarlo. Ogni tanto aveva i suoi momenti di coraggio, come quello del giorno precedente in classe, ma la maggior parte delle volte lui decideva e lei ubbidiva. Ogni giorno che passava sentiva sempre di più il bisogno di sfogarsi con qualcuno a riguardo, di dire a qualcuno come si sentiva e cosa provava, tutta la paura che aveva e la voglia di rimanere ad Hogwarts per sempre. Sentiva di non avere scelta, il suo destino era stato organizzato dai suoi genitori e lei si sentiva completamente impotente. 
Stava per mettersi a dormire quando sentì qualcuno piombare in camera sua.
-tu! Sei stata tu a fare la spia con Lumacorno?- Lestrange. Ora era davvero nei guai. Le afferrò una ciocca di capelli tirandola verso il basso
-mi fai male, mollami- cercò di mantenere la calma, ma ciò che ottenne fu una stretta ancora più forte. 
-rispondimi immediatamente- continuò a tirarla verso il basso, Andromeda era praticamente in ginocchio davanti a lui
-sì, sono stata io- le veniva da piangere dal dolore. Le arrivò uno schiaffo dritto in viso.
-mi spieghi che cazzo ti è saltato in mente?- probabilmente le aveva strappato qualche capello
-aveva solo undici anni e lo abbiamo trovato sanguinante- disse a fatica, troppo scossa dai singhiozzi e dal dolore. Fu quando lui la spinse verso il letto che parve riprendersi, riuscì a liberarsi dalla sua presa e a prendere in mano la sua bacchetta.
-esci da camera mia- le tremava la voce. Lestrange estrasse a sua volta la sua di bacchette, puntandola dritta al collo di Andromeda.
-altrimenti che mi fai?-
-Stupeficium- Lestrange, forse colto di sorpresa dalla reazione di Andromeda, finì dritto contro il suo armadio.
-Expelliarmus- la sua bacchetta le volò dritta tra le mani tremanti. Gli si riavvicinò, e stavolta fu ovviamente lei ad avere il coltello dalla parte del manico.
-ora tu sparisci da camera mia, perché altrimenti ti giuro che potrei sfogare tutta la mia frustrazione su di te, e non mi dispiacerebbe affatto- Lestrange fece quanto gli era stato praticamente ordinato. Andromeda gli restituì la sua bacchetta, ma tenne la sua pronta all'attacco. Prima di uscire però Lestrange si mise vicino a lei -puoi fare la coraggiosa quanto ti pare stronzetta, ma in ogni modo questo rimarrà il tuo destino. Non hai scelta- Andromeda aspettò che Lestrange uscisse per mettersi a sedere sul letto e prendersi la testa tra le mani e scoppiare in un pianto liberatorio. Aveva ragione, il suo destino era sottostare alla retrograda mentalità di Lestrange. Rimanere chiusa in una villa isolata dal mondo e passare il resto dei suoi giorni a piangere lontana dal mondo e da gran parte della sua famiglia. Aveva bisogno di un po' d'aria, si sentiva soffocare in camera sua. 
Prese una giacca e uscì dal suo dormitorio stando attenta a non essere beccata da Gazza o da qualche caposcuola. Arrivò fino alla torre di Astronomia e si sedette lì, sul pavimento freddo di quello spazio a lei tanto famigliare. Poteva vedere le stelle da lì, non c'era niente che la facesse stare così bene. Puntò il suo sguardo sulla stella di Sirio, rimase lì a pensare ai bei giorni fino a quando non sentì qualcuno arrivare accanto. Proprio colui di cui aveva bisogno in quel momento.
-anche tu qui principessa?- non gli rispose, semplicemente lo tirò a sé stringendolo forse fin troppo forte.
-tu non dovresti essere a letto?-
-non riuscivo a dormire e potrei farti la stessa domanda, ma so già la risposta- Sirius conosceva Andromeda meglio di chiunque altro. Gli bastava uno sguardo per capire di cosa avesse bisogno, cosa le fosse successo e come si sentisse. Andromeda non era una da tante parole, preferiva i gesti, magari gli abbracci. Sirius seguiva una routine ben precisa per lasciarla sfogare. Era lui ad abbracciarla, la teneva bella stretta perché sapeva che la faceva sentire al sicuro, poi la lasciava parlare ascoltando attentamente ogni parola che usciva dalle sue labbra. E una volta che aveva finito non si limitava a una consolazione del tipo "mi dispiace" o "so come ti senti". Sapeva bene che non poteva capire e non avrebbe mai potuto capire come ci si sentiva a dover compiere per forza determinate scelte. Cercava di darle un consiglio, e quando non gli veniva in mente niente trovava un modo per distrarla. Bastava poco con Dromeda, bastava un pic-nic al lago nero, una nottata a guardare le stelle, un film babbano guardato di nascosto o un giro per i boschi. Un po' di tempo passato insieme a qualcuno a cui si vuole bene e che ci fa sentire bene è sempre la migliore medicina.

Il giorno dopo Andromeda saltò la colazione e si diresse direttamente a lezione di Trasfigurazione. Avrebbe approfittato dell'abitudine di Lestrange di rimanere in giro per i corridoi fino al suono della campanella. Aveva i capelli raccolti in una coda alta e una giacca sopra alla divisa a proteggerla dal freddo che iniziava ad esserci a scuola. Arrivò in classe una ventina di minuti prima dell'inizio della lezione, addirittura prima della professoressa McGonagall. Si mise a ripassare in caso venisse sorteggiata per l'interrogazione, ma non era particolarmente lucida.
La McGonagall arrivò dieci minuti prima dell'inizio della lezione. Non si stupì di trovarla già lì, accadeva spesso che arrivasse in anticipo. Era strana per certi versi quella ragazza, molto simile al cugino. Aveva sempre quell'aria un po' inquieta, come se da un momento all'altro qualcuno potesse sbucarle dietro alle spalle e farle del male. Suo cugino però lo mascherava, era più sorridente di lei. La ricordava diversa. Gli anni precedenti, per quanto fosse sempre stata incredibilmente solitaria, sembrava più tranquilla.
-si sente bene signorina?- la vide alzare lo sguardo lentamente e mettere su un sorriso quasi timido
-si certo, come mai me lo chiede?-
-le ricordo che se dovesse esserci qualcosa il corpo docente è a completa disposizione degli studenti- Andromeda annuì e la ringraziò prima di tornare a ripassare. La McGonagall tirò fuori il registro dal suo cassetto, ma rimase ad osservare la ragazza. Era quasi spaventata, lo aveva notato già da un po'. Aveva ottenuto da Lumacorno un racconto più dettagliato rispetto a ciò che le aveva detto lei al campo da quidditch. Sapeva di lei e Lestrange, tutti quanti lo sapevano. Non aveva mai apprezzato particolarmente le usanze dei purosangue, non era la prima volta che vedeva una persona messa così. Era sicura che ci fosse di mezzo Lestrange, che la tenesse sotto tiro. Li si sentiva litigare spesso per i corridoi. Per certi versi le ricordò molto una sua alunna che ormai aveva terminato gli studi e che forse poteva sapere cosa fare.

True love || TedromedaWhere stories live. Discover now