Primo incontro

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Izuku Midorya era un ragazzo solare, nonostante fosse cresciuto in un ambiente poco favorevole.

La madre sempre impegnata per mantenerlo, gli prestava poche attenzioni, il padre li aveva abbandonati ancora prima che Izuku nascesse e il suo unico amico lo bullizzava perché nato diverso.

Era nato senza unicità in quella società colma di eroi.

Di certo non era facile essere Izuku, ma lui non demordeva e cercava di essere sempre solare anche quando ogni cosa nel suo piccolo mondo, andava a rotoli.

Si era invaghito del suo bullo, che appena lo aveva scoperto lo aveva picchiato così tanto forte da mandarlo in ospedale.

Ed è proprio in quell'ospedale che la vita del giovane Izuku cambierà per sempre.

È in quell'ospedale che incontrerà il suo destino.

Destino per chi ci crede ovviamente.

Izuku ci credeva.

Era ormai il terzo giorno che se ne stava su quel letto, inchiodato dai tubicini delle flebo che non gli davano pace, un fastidioso prurito minacciava di fargli saltare i nervi, lì dove gli aghi perforavano la sua pelle.

Non era una persona che tendeva ad arrabbiarsi, ma veramente non ne poteva proprio più.

Gli sembrava che dentro al braccio stessero camminando milioni di insetti.

Gli sembrava quasi di vederli.

Un urlo disumano uscì dalle sue labbra richiamando l'attenzione di tutte le infermiere del piano.

«Toglieteli...toglieteli.» continuava a gridare scorticandosi il braccio con le unghie.

Infermieri e medici provarono di tutto per calmarlo, anche iniezioni di tranquillanti, ma nulla aveva avuto effetto. Le urla continuavano imperterrite.

«Ma cosa sta succedendo qui dentro?» chiese una figura completamente vestita di nero entrando dentro la stanza del giovane.

«Un attacco psicotico e lei non dovrebbe essere qui.» disse uno dei medici senza degnarlo di uno sguardo.

Ci vollero altri venti minuti prima che Izuku si tranquillizzasse e per farlo dovettero rimuovere tutte le flebo che aveva attaccato al corpo. Poi i dottori lasciarono la stanza insieme al resto del personale che era intervenuto.

Solo una persona rimase nella stanza del ragazzo.

La persona che era entrata preoccupata da tutte quelle urla.

Un pro-hero che si trovava in quell'ospedale dopo aver soccorso alcuni civili dopo l'ennesimo attacco dei villain.

«Ragazzino?» chiese avvicinandosi al letto dove il verdino stava sdraiato con lo sguardo fisso al soffitto. «Stai bene ragazzino?» domandò sedendosi sulla sedia accanto a lui.

Alcune lacrime presero a scorrere dagli occhi del minore che andò subito a cercare di fermarle strofinandosi le mani sulle guance.

«No che non sto bene, non sarei qui se no.» disse voltando il capo in modo che l'hero non lo potesse vedere. «Mia madre non è mai venuta a trovarmi da quando sono qui, mio padre ci ha abbandonato e a spedirmi qui a suon di botte è stato il mio unico amico.» sussurrò.

L'eroe sospirò, si alzò dalla sedia per sedersi sul bordo del letto del verdino.

Izuku voltò la testa per vedere chi fosse, voleva domandargli perché si stesse interessando a lui.

Il suo sguardo si posò su di un uomo di circa trentanni, i capelli neri sembravano non vedere una spazzola da moltissimo tempo, delle bende erano appoggiate mollemente sulle sue spalle.

Ti prego...Aizawa senseiWhere stories live. Discover now