Capitolo 2

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PDV Althea
Da bambina, ho sempre sognato l’amore che ci viene raccontato nelle favole quando siamo piccoli, il vissero felici e contenti per sempre, il principe azzurro sul cavallo bianco perennemente pronto a difenderti da tutto e da tutti. Crescendo, ho capito che purtroppo questo tipo di amore è veramente raro da trovare, se non inesistente. Quando vieni abbandonata in tutti i sensi da qualcuno a cui credevi ed in cui avevi riposto tutte le tue speranze è veramente brutto, ti senti crollare il mondo addosso, ti senti inutile, ti come se non fossi abbastanza. Onestamente, in questi momenti, vorrei molto tornare quella bambina che desiderava tanto diventare come Cenerentola, avere la sua carrozza ed il suo principe innamorato perso di lei, inconscia di quello che le accadrà quando crescerà. Forse è proprio questo il problema: veniamo cresciuti da falsi miti con i quali ci costruiamo castelli che in futuro ci vengono distrutti dalle persone delle quali ci fidiamo di più, nelle quali riponiamo tutti i nostri progetti ma che, subito dopo, vediamo andare via, magari anche con qualche nostro pezzo di cuore in mano. Nella maggior parte dei casi, purtroppo, è così. Ed è proprio per questo che mi sono costruita una corazza, infatti come dicevo proprio ieri sera a Victor per il momento l’unica persona di cui mi fido ciecamente è la mia migliore amica.


“Ah, sei qui! Non ti trovavo” sento dire da Sam che mi raggiunge in terrazza. È finalmente arrivata la bella stagione e quindi me ne approfitto per passare qualche oretta all’aperto per pensare.


Non dico nulla, non sapendo che cosa rispondere alla mia amica. Lei si siede sulla sedia che si trova proprio di fronte a quella in cui sono seduta io e mi guarda insistentemente. “Cosa?” le chiedo confusa. “Nulla, mi stavo semplicemente chiedendo quando la smetterai di perderti nei tuoi pensieri contorti” mi dice ed io alzo le spalle in tutta risposta. “Lo sai che non ti fa bene” mi rimprovera. “A me piace, d’altronde sono anche la persona con cui dovrò convivere per il resto della mia vita e quindi dovrò pur abituarmi a stare da sola con la mia mente contorta, come la chiami tu” le faccio notare e posso intravedere un certo disappunto da parte sua, ma lascia cadere qui il discorso. “Comunque, fra poco abbiamo ospiti” mi avverte, proprio mentre io ho appena posato lo sguardo verso una signora che sta portando a passeggio il suo cane.

Sospiro, non sopportando quando mi dice le cose con così poco preavviso. “Dai, non fare così! Guarda che li conosci, sono i miei amici di ieri sera” si giustifica Samantha mal interpretando il mio sospiro. “Lo sai che non è questo, è che detesto quando mi avvisi non molto tempo prima di fare qualcosa. Ma fa nulla, tanto resterò in camera mia buona buona mentre voi potrete fare quello che volete” le spiego, non permettendo obiezioni. “Come sei noiosa! E poi, penso che Victor sia venuto soprattutto per te, sai?” mi informa ed io alzo gli occhi al cielo. “Io so solo che ti stai facendo dei viaggi mentali che non esistono. Mi ha semplicemente chiesto di accompagnarlo a fumare mentre tu e Vincent vi mangiavate con gli occhi proprio davanti a noi, tutto qua. Ah, a tal proposito: grazie per non avermene parlato prima, davvero” la fulmino con lo sguardo. “Non fare così! Volevo parlartene solo quando le cose sarebbero state ufficiali” si giustifica e proprio in quel momento suona il campanello, sospiro di nuovo per poi raggiungere camera mia mentre Samantha va ad aprire.


Vago con lo sguardo per la mia mensola, in cerca di un libro da leggere. Finalmente, dopo qualche minuto, trovo qualcosa che ispiri la mia lettura e mi butto sul letto a pancia in giù iniziando a leggere.

Passa più o meno una mezz’oretta prima che il mio momento di pace venga disturbato. Sento bussare alla porta della mia camera, così metto da parte il mio libro e vado ad aprire, trovandomi davanti Victor. “Hey” mi sorride. “Ciao” lo saluto, lasciandolo entrare in camera mia ed andando a sedermi sulla sedia. Lui si siede sul letto, a gambe incrociate. No, ma fai pure con comodo. “Avevi bisogno di qualcosa?” gli chiedo per gentilezza. “Sam pensava che tu avessi bisogno di compagnia, quindi mi ha mandato qui” mi spiega brevemente ed io sbuffo. Victor scoppia a ridere ed io lo guardo male. “Che cos’hai da ridere?” chiedo offesa. “Oh nulla, semplicemente mi ha fatto ridere la tua reazione. Scusami se ho urtato la tua sensibilità” mi dice con un tono sfacciato. Sta iniziando ad irritarmi. “Non lo hai fatto” dico semplicemente. “A me sembra proprio di sì” controbatte. “Beh, ti sbagli”, perché Samantha continua ad avere queste idee geniali ultimamente? Non è proprio il periodo giusto per farmi da Cupido con il suo amico e lo sa.

Certo, mi aveva già parlato altre volte di quanto io e lui (secondo lei) saremmo potuti stare insieme, ma per il momento tutta questa compatibilità io non la vedo. “Che leggevi?” chiede, prendendo in mano il mio libro. “Wow, assassinio sul Nilo. L’ho letto anche io, mi è piaciuto molto” mi dice. “È piaciuto anche a me, non è la prima volta che lo leggo” spiego, rimanendo seduta mentre lui si alza ed inizia a guardare che libri ho sulla mensola. “Sei una tipa che legge molto” constata, vedendo la quantità di libri che possiedo. “Wow Sherlock, ne sei sicuro? Non l’avrei mai detto” lo prendo in giro e lui ride, di nuovo. Sfrutto il fatto che si sia alzato e riprendo posto sul mio letto. “Hey! Così non vale!” mi sgrida lui. “È camera mia” e Victor alza le braccia in segno di resa, per poi sedersi di fianco a me. Sento un brivido attraversarmi la schiena. Diamine, lo sapevo che non dovevo passare troppo tempo sul terrazzo, mi sono fatta ingannare dal sole.

Lui non sembra accorgersene, o perlomeno finge di non farlo, però mi osserva. Parte dal basso, come se mi stesse studiando, per poi arrivare a guardarmi di nuovo in faccia. “Finita l’ecografia?” domando. “Perdonami se ho urtato nuovamente la tua sensibilità, Thea” “Non l’hai fatto” ripeto. Non capisco veramente che cosa voglia da me, io non lo conosco.

“Raccontami qualcosa di te” gli chiedo, prendendo la palla al balzo. Se dobbiamo passare del tempo insieme, tanto vale parlare di qualcosa, giusto? “Mi chiamo Victor, ho 34 anni ed abito qua vicino”, sbuffo. “Non intendevo ciò, queste cose le so già” “Mi scuso. Che cosa vuoi che ti dica esattamente allora?” Ma ce la fa? “Non so, vediamo. Fratelli o sorelle?” faccio una domanda a caso. Lui sta in silenzio per qualche secondo, per poi rispondermi “Si, una sorella più piccola. Ed un fratello maggiore, che non vedo mai visto che è sempre in viaggio per lavoro” ed io annuisco. “Anch’io ho una sorella più grande, ed anche lei è sempre in viaggio per lavoro” “Wow, quante cose in comune” ride lui facendo ridere anche me. Sta acquistando punti. “Da quanto tempo vi conoscete tu e Vincent?” “Da veramente un sacco di tempo. Ci siamo conosciuti quando eravamo piccoli e da lì siamo stati inseparabili. È il mio migliore amico, sa tutto di me come io so tutto di lui” mi spiega ed io sorrido. “Che bella cosa!” commento. “Si, è vero. A proposito, che cosa staranno facendo lui e Sam in questo momento?” “Non voglio saperlo” ed entrambi scoppiamo a ridere. “E quindi non sei fidanzata, giusto?” chiede conferma. “No, la situazione non è cambiata da ieri sera” dico e lui annuisce ridacchiando. “Ma esattamente, che cosa trovi di così tanto di interessante in una ragazzina di 23 anni? Insomma, tu ieri mi hai detto che…” “E tu che cosa ci trovi di interessante in un uomo di 34 anni?” mi interrompe lui. Effettivamente. “Non so, molte persone della tua età mi sembrano dei manichini. Impostati, giacca e cravatta, seri e tutto il resto.” “Mai dare corda all’apparenza, niente è mai come sembra. Soprattutto nel mio caso, Althea” Ed io rimango in silenzio, non sapendo che cosa dire.

Succede veramente poche volte che qualcuno mi zittisca, e questa è una di quelle. È tutto così strano, io mi sento strana affianco a lui. “Quindi tu e Sam vivete insieme eh? Com’è?” mi chiede cambiando discorso volutamente, sedendosi nella sedia sulla quale ero seduta io poco fa. “Beh, diciamo che è divertente. Hai presente quando sei in gita e ti mettono in camera con il tuo migliore amico? Ecco, diciamo che è come stare sempre in gita” tento di fargli capire, con la paura di non essermi spiegata bene. È una cosa che mi ossessiona, quando mi ritrovo a spiegare qualcosa a qualcuno ho sempre paura di farlo male. “Ok ok, ho appreso il concetto” mi risponde ed io annuisco. “Comunque veramente, tranquillo, se vuoi tornare con gli altri non c’è problema. Non sei obbligato a farmi compagnia” lo rassicuro. “Non mi dà fastidio, anzi. La tua presenza è piacevole” mi sorride ed io ricambio il sorriso. Rimaniamo in un silenzio piacevole, interrotto solo dai nostri respiri.

Dopo poco, però, sentiamo dei passi venire verso camera mia. “Ragazzi! Noi usciamo a fare una passeggiata, venite con noi?” chiede Vincent. Io e Victor ci lanciamo un’occhiatina per poi annuire. Sono proprio felice che lui abbia accettato la proposta di Sam di venire in camera mia, se prima ne ero offesa ora ne sono quasi… Grata possiamo dire. Credo che la nostra conoscenza possa dare dei buoni frutti e chissà, magari anche una bella amicizia.

Ti amo e non te lo dicoWhere stories live. Discover now