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PIECK POV
vidi la mia casa...solo la mia piccola casetta, i giardini ancora ben curati per via del pollice verde della mamma, pieni di rose e di rampicanti che salivano per il muro.
davanti all'entrata il solito vaso con i fiori d'avorio di mia madre.
era lì, era il posto in cui ero cresciuta.
nella penombra vidi i loro occhi che mi scrutavano.
corsi verso quella direzione, cercai di afferrarli di raggiungerli, ma qualcosa mi stava bloccando.
tesi una mano verso i miei genitori, speranzosa che la mia richiesta d'aiuto fosse accolta da loro.
<<mamma! papà! non lasciatemi! non di nuovo!>> urlai agitando il braccio.
<<piccolina...>> mia madre aveva gli occhi lucidi ma non sembrò volersi muovere da dove si trovava.
alzò semplicemente di poco il braccio, facendomi sfiorare le sue dita gelide.
<<papà!>>
il suo volto era sereno, un piccolo sorrisino lo ricopriva.
<<principessa...>> anche lui sporse la mano verso avanti, e stringendo le sue dita con quelle di mia madre e con lei mie, vidi una lacrima scendergli lungo lo zigomo.
<<devi lasciarci andare>> risposte semplicemente.
<<no, io voglio stare qui, voglio rimanere con voi, è qua il posto dove mi sento bene!>> le mie erano urla di supplica, che però non vennero ascoltate.
<<ti sei fatta grande cucciola mia...e sei bellissima...>> mia madre cambiò subito argomento mentre stringeva la presa sulle mie dita.
<<...non sai quanto vorrei tenerti qui con me...quanto vorrei che tu rimanessi veramente qua...mi dispiace di non averti visto crescere, mi dispiace tantissimo...ma pur troppo non posso tornare indietro nel tempo, e tu non puoi restare>> sentì la presa farsi sempre più debole.
<<vi prego...perché?>> chiesi con le lacrime a gli occhi.
<<Pieck...>>furono le ultime parola di mio padre prima di mollare definitivamente la mia mano.

lo schianto, le botte con l'acqua corrente, poi il "bep" dell'ospedale, tutte le sensazioni con cui mi ero sentita morire dopo l'incidente tornarono a galla, ricominciai a sentire e percepire ogni cosa, e il terrore di quel giorno, ritornò vivo sopra la mia pelle...

mi agitai, rividi tutto il nero attorno a me e il panico divenne un brivido che mi risali fino in pancia, si sollevò dal petto per poi morirmi sulle labbra.
aprì gli occhi.

fu come morire un'altra volta.
mi guardai attorno, muovendo solamente gli occhi, spaventata, nella stanza non c'era nessuno, o almeno così mi sembrava.

sentivo un peso sul letto, e al mio fianco non c'era mio papà...o la mia mamma...o Annie, la mia migliore amica.
c'era lui.
<<siamo così diversi noi due>> bisbiglio tenendo lo sguardo basso.
<<ma in fondo fa niente...>> sempre guardando per terra mi poggiò una mano sulla guancia accarezzandola, i brividi mi percorsero la schiena, senti di nuovo quella sensazione, l'effetto che mi procurava lui, lo sentì ribattersi sul mio corpo.
<<...perché i mosaici più belli sono fatti di pezzi che non combaciano fra loro>> lo vidi alzarsi per andarsene.
no.
no non lo avrei perso ancora.
con le pochissime forze che avevo in corpo, gli presi il braccio.
strinsi le dita esili attorno al suo polso, e Porko si fermò di scatto.
si voltò a guardarmi con gli occhi sgranati.
i nostri sguardi tornarono ad unirsi, e non so se fosse per il semplice caso che mi fossi risvegliata, o perché ancora il ragazzo mi preoccupava quelle emozioni...ma le mie gambe tremarono.
<<sei sveglia...>> sibilò ansimando, come se gli mancasse il fiato.
annuì, la gola era secca e non riuscivo a parlare bene.
il ragazzo si guardò attorno stranito,
si buttò fra le mia braccia, singhiozzando silenziosamente e stringendomi a se.
non avevo il coraggio di dirgli che mi faceva male, che ancora non era il caso per via delle mie condizioni.
o forse non volevo, perché non volevo che ci staccassimo da quel contatto che eravamo riusciti ad avere dopo così tanto tempo.
avvolsi le braccia tremanti a lui, e mentre il ragazzo si sfogava sulla mia spalla, la porta si aprì di scatto.
<<Porko che succede->> Marcel mi guardò scioccato.
<<non ci credo...DOTTORI!>> uscì fuori urlando, dentro di me risi, ma fuori riuscì solamente ad accennare un piccolo ghigno.
i medici entrarono nella stanza correndo, cercarono di staccare Porko dalle mie braccia, con scarsi risultati all'inizio, ma alla fine il ragazzo si convinse e mi lasciò andare.

&quot;𝘐 𝘨𝘰𝘵 𝘺𝘰𝘶&quot;Where stories live. Discover now