19.

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PIECK POV

oggi ho insultato una ragazza.
le ho detto che faceva schifo.
che era inutile.
che doveva solo morire.
che non doveva avere nulla.
che era solo egoista.
che si meritava solo il male.
la feci piangere, le lacrime solcavano il suo viso lasciando segni incancellabili.
successivamente, per non doverla più vedere, mi allontanai dallo specchio con le guance umide e gli occhi che continuavano a pizzicare per far uscire altra disperazione.

guardare il mio riflesso nello specchio mi faceva sempre male, quella notte specialmente.
l'orologio sul comodino segnava le 04:00, non avevo ancora chiuso occhio.
ero seduta alla specchiera a guardare il mio viso che aveva preso delle sembianze orribili.
mi voltai a guardare il ragazzo, lui non se ne era ancora andato, non sembrava volersene andare.
perché fra tutte le ragazze che poteva avere voleva me?
ero veramente orribile rispetto alle altre, eppure, lui sembrava fisso sull'idea di restare insieme a me.
il silenzio tombale accompagnava i miei pensieri, si poteva sentire solo un leggero fruscio delle foglie per via del vento.
riguardai l'immagine ritratta nella lastra di vetro di fronte a me, contorta.
le lacrime uscirono di nuovo piano dai miei occhi, che cosa ero diventata? dove era finita la vecchia Pieck? da che parte si stava nascondendo?
mi alzai in piedi, e con le lacrime a gli occhi ruppi lo specchio con un pugno.
vidi la mia figura ritratta spezzarsi, e per qualche secondo mi sentì anche bene, come se mi fossi autodistrutta.
oppure come se avessi cancellato quell'orribile immagine di me.
mi guardai le nocche della mano, erano completamente insanguinate, e il liquido rosso colava da esse a fiumi.
non svegliai il ragazzo, semplicemente mi accasciai sulla sedia coprendomi la faccia con la mano buona.
le lacrime scendevano velocemente sulle guance già inumidite da un pianto precedente.
<<perché?>> sibilai stringendo il pugno della mano ferita.
rimasi tutto il resto della notte li ferma a fissare il nulla, con brutti pensieri che mi giravano per la mente.
mi alzai in piedi e andai in bagno per prendere una garza, mi sarei dovuta meritate di morire dissanguata, ma se c'era una cosa che proprio non volevo fare era far preoccupare Porko.
disinfettai i tagli e ci avvolsi intorno la garza, il mio palmo era completamente fasciato.

uscì dalla stanza, i primi raggi di sole del mattino riflettevano sul pavimento dalle finestre.
mi piegai sulle ginocchia e ci misi una mano sopra, attraversando quel fascio di luce.
era caldo, confortevole.
ci misi dopo la mano ferita, come se quel calore potesse curarla, come per le mie sofferenze.
<<buongiorno>> pronunciò il ragazzo uscendo da camera mia.
<<hey...>> risposi ritraendo indietro la mano e mettendomi in piedi.
<<come stai?>> chiese avvicinandosi a me.
<<stanca, tu?>>
il ragazzo mi lasciò un bacio sulle labbra facendomi sorridere dolcemente sotto quel contatto.
<<bene>> entrò in bagno e alzò la tavoletta del cesso.
io la capì e corsi in camera per non assistere alla scena.

guardai lo specchio rotto, imprecai, quella specchiera mi era sempre piaciuta molto, era di mia madre.
vidi che sopra il piano c'erano dei pezzettini di vetro sparsi.
mi piegai in avanti iniziando a raccoglierli, ma uno di essi mi procurò un taglietto sul dito che iniziò a sanguinare.
mi ritrassi subito indietro e mi misi il dito in bocca, ma cosa mi era saltato in mente?
<<che stai facendo?>> il ragazzo entrò nella stanza.
guardò prima me e poi lo specchio frantumato.
<<ma che cazzo hai fatto?>> chiese alzando un sopracciglio.
si avvicinò a me prendendo lui le schegge di vetro e gettandole nel cestino.
mi guardò la mano fasciata e sgranò gli occhi collegando.
<<perché?>> chiese confuso.
<<non lo so>> sibilai allungando le braccia lungo il corpo.
si avvicinò a me bruscamente e per un secondo mi spaventai, ma lui invece di farmi male, prese la mia mano fra le sue e la tirò vicino al suo viso.
ci lasciò sopra un bacio e poi sospirò.
<<vedi se mi devi far morire d'infarto anche di prima mattina>> rispose accarezzandomi la testa.
i miei occhi erano lucidi e le farfalle si stavano liberando in una danza movimentata.

&quot;𝘐 𝘨𝘰𝘵 𝘺𝘰𝘶&quot;Where stories live. Discover now