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PIECK POV

Porko uscì da scuola guida col broncio, noi eravamo la tutti fuori ad aspettarlo.
<<come è andata?>> chiese Marcel che era seduto accanto a me.
Porko alzò lo sguardo triste ma poi un enorme sorriso si fece avanti sul suo viso.
<<l'ho passato>>
urla di gioia e fischi riempirono il nostro gruppetto, a cui si erano anche aggiunto gli amici di Armin, il fidanzato di Annie.
Marcel si fiondò fra le braccia del fratello ridendo.
<<lo sapevo che ce l'avresti fatta>> disse stringendolo a se.
mi alzai in piedi e quando i due ragazzi si lasciarono, baciai Porko.
<<sei stato bravissimo>> un sorriso dolce sbucò sulle mie labbra.
lui sorrise di nuovo e mi strinse i fianchi con le braccia.
<<beh io direi di festeggiare>> Connie alzò le mani in aria e tutti esplosero di gioia a quella sua affermazione.
<<conosco un posticino in cui potremo andare, su forza seguitemi!>> il sole tramontava, ma noi comunque seguivamo tutti a massa il rasato, curiosi di sapere fino a dove ci avrebbe spinto.

la musica era a palla, Connie ci aveva trovato una stanzetta dove potevamo scatenarci, bevendo ed esultando per Porko.
quest'ultimo, era in pista, senza maglia e una cravatta, trovata non so dove, legata in testa.
un ragazzo, lo stesso del tribunale, che a quanto ho capito si chiama Eren.
era in piedi accanto a lui a versargli dell'alcol in bocca, tramite una bottiglia di vetro.
li lasciai fare, era la sua festa infondo, si doveva pur divertire.
mi sentì osservata e mi voltai notando Jean intento a fissarmi con sguardo maligno.
strinsi le gambe al petto, sopra la sedia su cui ero comodamente seduta.
<<heyla>> come non detto, mi ritrovai faccia da cavallo accanto.
<<Jean, come stai?>> chiesi col mio solito tono gentile.
<<bene tu?>> prese una sedia accomodandosi accanto a me.
<<bene>> risposi ripuntando gli occhi sul mio ragazzo che continuava a festeggiare spensierato.
<<ma non stacchi gli occhi da lui neanche per un secondo?>> chiese il ragazzo notando il mio contatto visivo con Porko.
<<nah, stavo solamente guardando il suo fascino>> risposi sarcasticamente.
<<state veramente bene insieme>> sbottò lui improvvisamente.
<<tu dici?>> chiesi voltandomi verso di lui.
<<si, avete un qualcosa...un qualcosa che vi associa>> rispose guardando il ragazzo ancora impegnato nel ballare.
<<spero che fra voi due continui ad andare, perché state seriamente bene insieme>>
mi voltai a guardare il ragazzo che teneva i suoi occhi puntati nei miei.
<<hey Jean! alza il culo e vieni qui!>> urlò Connie dalla console.
<<beh il dovere mi chiama, a dopo>> il ragazzo si alzò dirigendosi verso il suo amico.
ripuntai lo sguardo su Porko che adesso stava guardando me.
alzai un sopracciglio confusa e lo vidi avvicinarsi.
<<mi concedi questo ballo?>> chiese porgendomi una mano.
<<sai che non so ballare>> ridacchiai a vederlo conciato in quel modo, con la cravatta in testa.
<<manco io, ci proviamo dai>>
afferrai la mano del ragazzo che esultò trascinandomi in pista.
tutti si spostarono per far spazio a noi due.
<<ti prego no>> ridacchiai vedendo la scena di tutti che iniziavano ad applaudire.
<<Connie attacca!>> urlò il ragazzo.
partì la musica e lui si inchinò goffamente.
<<ma che gli hai dato da bere?>> chiesi girandomi verso Eren.
<<tequila>> disse alzando la bottiglia in alto.
Mikasa la sua ragazza nel mentre cercava di levargliela dalle mani.
sentì un braccio cingermi la vita.
<<mi devi far fare figure di merda oggi?>> chiesi appoggiando le mani sulle sue spalle.
<<solo un balletto>> rispose iniziando a muoversi sulle note di "This is the life".
all'inizio rimasi un po' rigida, ma poi mi abbandonai insieme a lui alla frenesia più totale.
le sue mani su i miei fianchi mentre mi faceva girare, le nostre dita intrecciate durante il ritornello della canzone, e specialmente le risate, sincere, che sparavamo mentre ballavamo.
Eravamo veramente felici in quel momento, e non lo sapevamo.

erano passate settimane, Porko aveva finalmente una macchina, ma come al suo solito si era fatto prendere la mano.
ma a dire il vero, non stava andando molto bene ultimamente fra i due.
lui usciva sempre e si faceva solo i cazzi suoi, non mi raccontava più nulla di che, tornava a casa tardi e se ne andava già appena sveglio, non mi piaceva il modo in cui aveva iniziato a comportarsi e dovevamo chiarire la situazione al più presto.
guardai l'orologio della cucina, erano le 02:14 e lui ancora non era tornato a casa, dopo essere uscito con i suoi amici.
presi il telefono e digitai il primo contatto che mi venne in mente in quel momento.
il telefono squillò, e una voce maschile rispose.
<<si?>>
<<Jean...hai visto Porko?>> chiesi incrociando le braccia.
<<ehm...si se ne andato poco fa dal bar...ma stai bene?>> chiese con aria preoccupato.
<<non sta andando molto bene ultimamente, ha bevuto?>> sapevo che la mia voce tremava, ma ero solamente spaventata per lui. 
<<si...si ha bevuto un po', scusa non ci abbiamo pensato, noi stavamo bevendo ancora quando se n'è andato, e non abbiamo riflettuto sul fatto che doveva guidare>> jean sembrava seriamente preoccupato.
<<è okey...grazie Jean>> l'ansia mi cresceva in petto mentre camminavo velocemente per la stanza.
<<di nulla, ciao>>
<<ciao>> chiusi la chiamata e appoggiai il telefono sopra al mobile.

ero coricata sul divano ad aspettare, ancora, lo schermo del mio cellulare mostrava le 02:40, e ancora di Porko non c'erano tracce.
improvvisamente la porta di casa si aprì.
scattai in piedi e vidi il ragazzo seduto sul gradino a slacciarsi le scarpe.
<<Porko...>> incrociai le braccia al petto severamente e il ragazzo si voltò verso di me.
<<si?>> chiese girandosi, aveva una sigaretta fra le labbra.
<<ma che minchia fai? dici a me di non fare certe cose e poi tu ti abbandoni a sti vizzi?>> li tirai via lo stecco dalla bocca e lo buttai fuori dalla porta.
guardai la sua macchina nel vialetto di casa...era ammaccata.
<<hey ma che cazzo fai?>> chiese passandosi una mano fra i capelli.
<<puzzi di alcol...hai bevuto?>> chiesi voltandomi verso di lui.
<<poco>> rispose alzandosi in piedi.
<<Porko ne dobbiamo parlare>>
<<non vedo di cosa dovremo discutere>> rispose tirando fuori un pacchetto di sigarette, lo riconobbi subito per l'ammaccatura sull'angolo, era quello ancora sigillato di mio padre.
<<Porko non puoi andare avanti così>> mi massaggiai le tempie, ma non ottenni una risposta dal ragazzo, che invece si stava mettendo un'altra sigaretta in bocca.
<<ti ho detto basta! ascoltami quando parlo>> mi sporsi in avanti e li strappai dalle mani tutto appoggiandoli sul tavolo.
lo sentì troppo leggero e lo aprì, era vuoto...completamente vuoto.
<<di che cazzo dovremo parlare scusa?>> chiese lui brusco.
<<del tuo modo di fare, non ti riconosco più>> vidi di nuovo gli occhi del ragazzo, non erano più come al solito, erano spenti, senza più quel tocco di luce di quando mi guardavano.
mi si mozzò il fiato.
<<non mi rompere le palle>> rispose andando verso il frigo e aprendolo per poi tirare fuori una birra.
<<ancora che bevi? finiscila sei già messo abbastanza male>> cercai di avvicinarmi a lui, ma si voltò in modo brusco verso di me.
<<se la finisci di rompermi i coglioni mi fai un favore Pieck!>> urlò stappando la bottiglia.
mi ritrassi indietro, sentivo le gambe tremare e gli occhi erano sul punto di scoppiare in lacrime.
<<che ti prende ultimamente?>> sibilai stringendomi il braccio.
<<ti rendi conto che sei pesante? e assillante, e talvolta anche stressante, fatti i cazzi tuoi e finiscila!>> quella voce...non mi sembrava più lui a parlare.
<<vai...>> sibilai abbassando lo sguardo.
<<che cosa?>> chiese alzando un sopracciglio.
<<vai via...>>
<<mi stai cacciando fuori? sei seria? che->>
<<ho detto esci da questa casa e non ci tornare finché non ti sarai dato una regolata!>> urlai indicando la porta d'ingresso.
<<sei seria? ti stai comportando da bambina>>
<<esci da qui!>> sbraitai iniziando a piangere.
<<e va bene...e sai cosa ti dico? non ci torno qui va bene? non ci torno manco morto, e tu non azzardarti a scrivermi, tu non mi chiamare più hai capito?>> il ragazzo salì al piano di sopra a grandi passi e ritornò sotto con uno zaino in spalla.
<<è finita!>> urlò prima di sbattere la porta di casa e uscire via.
sentì il motore della macchina partire, e lui mi lasciò la, da sola, nel silenzio più tombale.
mi accasciai contro il muro tappandomi la bocca con la mano.
no non poteva essere vero, era l'alcol che parlava al posto suo, si era solamente preso una brutta sbronza.
eppure, quegli occhi...perché quegli occhi si erano spenti? perché non mi guardava più allo stesso modo...

&quot;𝘐 𝘨𝘰𝘵 𝘺𝘰𝘶&quot;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora