27. Fallire

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Ulrik roteava con noncuranza un bastone al fianco sinistro. Medio, indice e pollice, un movimento così sciolto che l'asta mulinava come fosse avvitata a un perno. L'aria sibilava a un ritmo battagliero, il comandante invece aveva lo sguardo assorto. La squadra gli si stava radunando attorno, lui non se ne curava. Nonostante la bassa temperatura e l'aria gelida di prima mattina, era a maniche corte, aveva appena corso e la maglietta bagnata di sudore aderiva agli addominali scalfiti dalla disciplina. Fissava altrove, oltre il villaggio, in un punto indistinto al di là dello spazio e del tempo. I suoi occhi non erano gelidi e imperiosi come al solito. Non stava pensando alla missione, non stava pensando all'allenamento o a quei ridicoli fondamentali che tanto amava insegnare loro. Non stava nemmeno pensando a Eva: i lineamenti erano distesi, l'espressione era assorta, ma serena.

Adam continuò a scrutarlo in silenzio, sforzandosi di carpire qualcosa in più, un dettaglio, un lieve movimento di un sopracciglio, un tentennamento, un singulto nervoso.

Nulla.

A cosa pensi, comandante? Cos'è che ti rende così fiducioso?

E come se avesse espresso l'interrogativo ad alta voce, le iridi cerulee di Ulrik incrociarono le sue. Adam per automatismo gli rivolse un ghigno sprezzante, l'altro si limitò a serrare le labbra. Arrestò il moto perpetuo del bastone, lo piantò a terra con un sospiro.

«Manca sempre meno. Questi sono gli ultimi giorni, tra poco sapremo i nomi di coloro che saranno convocati.»

«Tutta questa suspence serve a qualcosa?» Tomas si trovava di spalle a Shani, il mento appoggiato alla spalla di lei e le braccia avvolte attorno al suo petto. Non si accorse dell'espressione della guerriera. Terrore. Puro terrore. Rik la vide, ma non poteva farci nulla.

«Vi allenerete in coppia, combattimento militare corpo a corpo. Xavier con Hans, Bea e Shani, Kuran e Tomas, Adam e...»

«Quanti morti vuoi che ci siano?»

«Murphy, te lo dirò una sola volta: taci. O sarai in coppia con me per tutta l'ora. E giuro sull'Universo che troverò un modo per zittirti.»

Il giovane gli rivolse il saluto militare. Strizzò l'occhio al pilota e mormorò: "secondo round?". Ovviamente nessuno rise.

«Adam ti allenerai con Summer. Io controllerò che tu, Eva ti sia esercitata. Non sarà un vero combattimento, solo un test. Voglio vedere se le tue abilità di difesa sono migliorate e se sai come affrontare un attacco diretto.»

«Perché io sono stato messo con una donna?» si lamentò l'Umano. Shani sibilò un insulto molto scurrile, che nessuno all'Accademia gli avrebbe mai potuto insegnare. «E poi non sarebbe meglio che io ti facessi vedere come ho allenato Eva? Perché devi essere proprio tu?»

La diretta interessata non parlava, se ne stava impalata, sotto l'enorme giacca di Solomon, con le mani in tasca e lo sguardo vitreo.

«Perché non voglio una dimostrazione scenica. Voglio vedere se ha davvero imparato qualcosa, se vi siete davveroallenati.»

Questa volta Adam sorrise con malizia.

Ti stai scavando la fossa con le tue stesse mani, comandante. Sono certo che non ci sarà nemmeno bisogno di seppellirti. Farai tutto da solo.

Ma quando si voltò verso Eva, la soddisfazione sfumò. Era arrabbiata, spaventata, irritata e... triste. Sì, c'era tristezza negli occhi più verdi alla luce dell'alba, c'era tristezza nelle sue labbra screpolate ed esangui, nella sua rassegnazione, nel naso leggermente sollevato verso l'alto e in quella ciocca di capelli biondi che le pioveva sulla fronte e le oscurava la visuale.

UMANA ∽ Una Nuova EraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora