"Mi fotti il cervello e neanche te ne accorgi" disse poi, la fronte aggrottata, come se non riuscisse a capire come fosse possibile.

Avrei potuto dirgli le stesse cose, tranne per il fatto che lui, al contrario mio, lo sapeva. Doveva saperlo, altrimenti era dannatamente bravo a far credere il contrario. In ogni caso, non dissi niente. Come risvegliato dal trance in cui mi aveva fatto entrare, ripresi finalmente il controllo del mio corpo e mi attaccai alle sue labbra, baciandolo forte, le mani dietro il suo collo, affondate in quei maledetti ricci. Lo sentii sorridere, soddisfatto della mia reazione.

"Ciao" disse con un sorriso, una volta separati. E, davvero? Alzai un sopracciglio, lui ridacchiò mordendosi il labbro inferiore.

"Spogliami" sussurrò poi, guardandomi negli occhi. Deglutii, ma feci come mi disse. Portai le mani a slacciargli i jeans illegalmente stretti distratto dalle sua labbra che scorrevano sul mio collo, su e giù, e lentamente e con una certa difficoltà glie li feci scivolare lungo le gambe toniche. Si liberò delle scarpe e alzando le caviglie uscì fuori dal mucchio creatosi ai suoi piedi. Dopodiché mi guardò il bacino e fece fare ai miei pantaloni la stessa fine dei suoi, con urgenza malcelata, togliendo anche i boxer insieme ad essi per poi tornare a puntare gli occhi nei miei, in attesa. Seguendo la sua tacita richiesta, feci scivolare anche i suoi a terra, in modo da trovarci entrambi nudi l'uno di fronte all'altro. Occhi accesi di desiderio a scontrarsi, sfidandosi a fare la prima mossa.
Ad un tratto, mi strinse le natiche fra le mani e mi sollevò di scatto. Squittii sorpreso e d'istinto allacciai le gambe attorno ai suoi fianchi e le braccia alle sue spalle. Gemiti abbandonarono le nostre labbra allo scontrarsi violento dei bacini, bocche a metterli a tacere strozzandoli sul nascere in un tacito accordo.
Indietreggiò fino a far scontrare la mia schiena contro il muro. Al che sussultai a causa delle contusioni ancora presenti sulla pelle dalla sera prima. Non dissi niente ma lui parve accorgersene e mi lasciò un bacio di scuse, facendo per mettermi giù. Lo strinsi maggiormente, rimanendo ancora attaccato a lui per fargli capire che non importava, che andava tutto bene. Mi guardò incerto e poco convinto ma poi tornò a baciarmi, roteando appena il bacino contro il mio. Potevo sentire la sua erezione sfregare su una mia coscia mentre la mia si faceva via via più dolorosa d'attesa. Un calore familiare si espanse nel mio basso ventre, le membra frementi.

"Harry" mormorai, la voce roca, impaziente.

Mi guardò comprensivo, poi fece per portarmi due dita alla bocca ma scossi la testa. Non volevo mi preparasse, quella volta. Aggrottò la fronte in disappunto, ma accennai un sorriso per fargli capire quello che volevo. Capì.
Con il labbro inferiore stretto tra i denti ed un espressione concentrata al massimo, allineò la sua erezione - lubrificata solo dal liquido preseminale fuoriuscito - alla mia apertura e la premette piano per far passare la punta.
Spalancai le labbra quando lo fece, un gemito strozzato in gola, lui subito mi guardò per assicurarsi che stessi bene. Annuii appena. Si ritrasse piano, per poi entrare maggiormente.
Era delicato, eppure bruciava tutto. Quando, con un colpo di bacino, fu completamente dentro di me, il respiro mi si mozzò in gola, la testa reclinata all'indietro mentre ansimavo ad occhi chiusi. Un dolore dilaniante a ripercuotersi lungo la spina dorsale, faceva fottutamente male. Sentii Harry baciarmi la mascella, per distrarmi dal dolore, le braccia contratte per lo sforzo di tenermi sollevato. Mi premette un po' più contro il muro per bilanciare il peso e mantenermi in equilibrio con un braccio solo quando con una mano corse ad accarezzarmi l'erezione, sfiorando la fessura con il pollice mentre continuava a lasciarmi piccoli baci ovunque. Mi rilassai appena ed appoggiai la fronte sulla sua. Lui strusciò il naso contro il mio e mi baciò le labbra.

"Passato?" chiese, continuando a darmi piacere con la mano.

Annuii e roteai il bacino per ribadire il concetto. Dopo quello, si ritrasse lentamente per poi affondare ancora in profondità. Mi abbandonai a lui, lasciandomi trasportare dal suo ritmo estenuante. Il dolore che piano piano spariva per lasciare spazio al piacere.
Gemiti a spezzare il silenzio, ansiti che nascevano dalle labbra di uno e che morivano su quelle dell'altro, rumori di pelle che collide a riempirci le orecchie. Bocche e mani ovunque ad assaggiare e graffiare la pelle, sospiri spezzati e corpi accaldati. Andavo a fuoco, bruciavo tra le fiamme di un sentimento che non avevo la forza di decifrare, ma che somigliava terribilmente a qualcosa da cui ero sempre scappato.
Aumentò sempre di più il ritmo delle spinte, i denti a marchiarmi il collo mentre colpiva ripetutamente un punto che mi faceva vedere le stelle. Gemiti rumorosi ad uscire incontrollati dalle mie labbra.

Touch me || Larry StylinsonWhere stories live. Discover now