𝐯𝐞𝐧𝐭𝐨𝐭𝐭𝐨

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𝗠entre si stava dirigendo in macchina in Viale Papa Giovanni XXIII senza saperne bene il motivo, Matteo era in silenzio dato che al suo fianco Giada stava picchiettando le unghie sulla struttura dello sportello davanti al finestrino, con il telefono all'orecchio in attesa che un certo Vincenzo rispondesse.

«Eccoti finalmente!... Sì ascolta, ho una cosa da proporti in modo piuttosto urgente; - iniziò, poggiando il capo al braccio che aveva piegato sul bordo del finestrino - ti prego avvisa i tuoi colleghi di restare calmi, e per favore anche tu non farmi fare figuracce e non farti prendere dall'emozione... no, davvero, non è nulla di cui preoccuparsi!... Allora puoi? Grandioso, dammi due minuti e sono lì, ho con me un ospite speciale... sì d'accordo, grazie, ciao.» concluse riattaccando, mentre con un sorriso stampato sul volto lanciò un'occhiata al ragazzo alla guida.

Anche lui si voltò leggermente, e notando il suo sguardo curioso e dolcissimo al tempo stesso posato su di sè, faticò a mantenere la concentrazione.
«Perchè mi guardi così?» domandò.

Lei fece spallucce.
«Sono felice che tu sia qui... cioè, che io sia qui, con te.» mormorò, abbassando gli occhi imbarazzata, il che non fece che aumentare la sua tenerezza.

Matteo accennò un sorriso lusingato.
In normali circostanze, l'avrebbe baciata senza pensarci un secondo di più, ma in quel momento stava guidando e l'ultima cosa che voleva quel giorno era di schiantarsi contro un albero.

«Accosta, - se ne uscì d'improvviso la ragazza, indicando i parcheggi a lato della strada - lascia qui l'auto, siamo arrivati.»

Una volta che ebbero sostato, scesero dalla vettura e percorsero un centinaio di metri a piedi finché non raggiunsero un ampio portone, al di sopra del quale una scritta in caratteri maiuscoli recitava L'Eco di Bergamo.

«Tu sei davvero, davvero pazza.» constatò il ragazzo, capendo in quel momento che si trovavano lì perchè Giada avrebbe esposto al suo capo la proposta si cambiare sezione, in modo da venire retribuita di più e compensare i soldi persi dal licenziamento al bar.

Lei scosse il capo.
«Sono solo innamorata.» disse, senza nemmeno rendersi conto appieno di quel che aveva detto.

Matteo rimase ancora una volta lusingato - ma al contempo colpito - dalla naturalezza con cui l'aveva detto. Represse un altro sorriso.

«Forza, ora ti presento Vincenzo.» commentò la giovane, prendendogli la mano e trascinandolo dentro.

Giunti sull'uscio della redazione, Giada sbirciò dalla porta e vide con piacere che la sala principale era vuota: dietro al bancone sulla destra, infatti, non c'era nessuna impiegata, e sulla scalinata che portava alla redazione vera e propria non era presente nessuno.
A quel punto allora aprì la porta e fece entrare Matteo, quindi richiuse silenziosamente e sgattaiolarono verso la prima porta sulla sinistra.
Non fu necessario bussare, la porta era già accostata dato che l'uomo sapeva che avrebbe ricevuto visite.

«Permesso? Vince? - esordì spingendo leggermente l'uscio, per vedere il suo capo seduto alla scrivania voltarsi sulla sedia girevole e sorriderle - Ciao, scusa la fretta.»

«Figurati. Sono proprio curioso di sapere chi ha portato qui oggi l'intrepida Sartori.» commentò bonario.

Il sorriso di Giada si allargò mentre aprì completamente la porta, rivelando la figura di Matteo, inconfondibile.
«Promettimi di mantenerti virile.» aggiunse la ragazza, vedendo la maschera di stupore, incredulità, sorpresa, spavento - possibile provarle tutte insieme? - dipingersi sul suo viso.

I due giovani entrarono, e la ragazza richiuse la porta con urgenza, prevenendo ad una qualsiasi reazione poco silenziosa di Vincenzo.

«Cosa... perchè... come l'hai portato qui?!» esclamò stridulo, prima di portarsi una mano sulla fronte e sentire la sudorazione aumentare.

𝐅𝐀𝐕𝐎𝐋𝐄 || Matteo Pessina (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora