Capitolo 67: Leggimi nel cuore.

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«Appena imbocchi il vialetto rallenta e spegni lo scooter altrimenti rischiamo di svegliare tutti!» Con la mia voce incerta cerco di farmi sentire da Lele che è concentrato alla guida.

Il tragitto dal locale di Saverio alla casa famiglia mi è sembrato brevissimo. Per tutto il tempo mi sono aggrappata alle sue spalle come per cercare di assorbire da lui la forza e la tranquillità che è riuscito a trasmettermi prima, e di cui ho ancora bisogno ora. Voglio portarlo in casa famiglia, nella mia stanza, voglio mostrargli dove vivo e chi sono davvero. 

Sono impazzita? 

Forse sì, o forse è stato quello che lui mi ha detto prima a fare scattare in me questa decisione. Le sue parole le sento come in loop nella mia testa: "Non riesco a cancellarti dai mie pensieri...". Esattamente la stessa cosa che succede a me, proviamo le stesse sensazioni.

Dove è finita l'Eleonora forte e indipendente che non vuole legarsi a nessuno e che non vuole relazioni? 

Non lo so. So solo che per una volta, la prima volta nella mia vita, voglio provare ad aprire il mio cuore. Voglio provare a vivere quello che sento. 

Ma cosa sento? 

Basta mi sto facendo troppe domande, per il momento mi serve solo sapere che con Lele sto bene, e no, non è solo per il sesso, quello che provo non si riduce solo a quello. Mi trasmette pace, serenità e nello stesso tempo mi sconvolge. Un insieme di emozioni e sensazioni contrastanti che un po' mi spaventano ma, allo stesso tempo sento il desiderio di volerne  vivere sempre di più.

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I led luminosi della sveglia sul mio comodino mi segnalano che sono le cinque e trenta. Lele dorme sereno accanto a me, sento il suo respiro regolare che solletica il mio collo. Siamo stretti, abbracciati, nonostante il caldo, sul letto della mia camera in casa famiglia. 

Se penso a come siamo saliti in silenzio come due ladri mi scappa da ridere, spero solo che nessuno se ne sia accorto. 

Sentivo la necessità di farlo entrare nel mio mondo, di parlargli di me e seduta sul mio lettino gli ho raccontato tutta me stessa. Finalmente gli ho presentato la vera Eleonora Viiperi, con tutte le mie paure e le mie insicurezze, con le mie mancanze e con i miei mostri nascosti nei ricordi, con la mia apparente sicurezza in cui nascondo solo la paura di non farcela.

Gli ho parlato della mia famiglia, o meglio di quello che ne resta: mia madre in una tomba e mio padre in galera. 

Gli ho raccontato della mia solitudine, del vivere raminga tra un istituto e l'altro, da un affido all'altro. Insomma mi sono aperta a lui mostrandomi come sono davvero, senza maschere, senza finzioni. 

Ho pianto, riso e l'ho osservato cercando di capire le sue reazioni. Mi ha seguita attento,  senza mai interrompermi per commentare, alternando nel suo sguardo lo stupore alla sofferenza. Alla fine mi ha abbracciata forte. Siamo rimasti stretti, aggrappati l'uno all'altra, non so neanche per quanto tempo, a trasmetterci le emozioni, in silenzio.

Poi ha cercato le mie labbra e tra un bacio e l'altro mi ha mostrato un Lele che non conoscevo, fatto di tenerezza e delicatezza, di carezze leggere e parole sussurrate, e per la prima volta nella mia vita ho pensato che non stavo scopando, ma stavo facendo l'amore. 

Ora ho paura di svegliarlo, paura che questo stato d'incanto finisca, che tutto torni come prima. Ho paura davvero, perché sento dentro di me nascere qualcosa che non so spiegare, sento nei suoi confronti qualcosa che mi spaventa e che non so come affrontare, ma di cui non voglio fare a meno.

Cazzo, mi sono innamorata, sono totalmente fuori di testa per lui. 

Più lo guardo e più sento il cuore che sta quasi per scoppiare per l'immensa tenerezza che provo a stare qui ferma a vederlo dormire. Le labbra morbide e piene, le ciglia lunghe e le palpebre che ogni tanto tremano leggermente e quella stramaledetta fossetta sul mento. 

Vita sbagliataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora