Capitolo 18: Cazzate

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«Eccoci arrivati» dice Davide accostando l'auto al marciapiede. «Qualche volta però vorrei avere la possibilità di accompagnarti sotto casa... E non qui» continua indicando con la testa il pulmino che mi aspetta con Samuel seduto al posto di guida

Sorrido perché sinceramente non so cosa rispondergli. Per tutta la durata del tragitto ha parlato solo lui. Io proprio con la testa non ci sto, sto ancora pensando a Emanuele avvinghiato alla tipa misteriosa.

« Anzi» continua «Scusa la curiosità. Ma tutti quei ragazzi che ti aspettano in quel pulmino scassato chi sono?»

Ecco, e io ora cosa gli rispondo? Certo non mi metto a raccontare a lui la storia della mia vita così su due piedi.

«Forse non te l'ho detto che vivo a Manfredonia e non a Foggia?» Rispondo cercando di prendere tempo per inventarmi un qualcosa che abbia un senso logico.

«Manfredonia? No che non me lo hai mai detto? I miei hanno una casa sul mare a Siponto a pochi chilometri. Ci vado tutte le estati! »

Intanto siamo scesi dall'auto e io fremo perché so che il tempo vola e se arriviamo in ritardo il Don lo troviamo con i nervi a mille! E poi mi scoccia a morte stare lì impalata ben sapendo che Samuel e gli altri stanno sicuramente guardando nella mia direzione. Me li sento sulla nuca gli sguardi e le battute sul mio conto. Che palle!

Mi sono poggiata al pulitissimo cofano della cinquecento di Davide e per un attimo ho come avuto la sensazione che lui controllasse se stessi facendo danni alla sua macchina. "Sarà il solito ragazzo fissato con le auto ultra pulite" penso tra me e me, e intanto lui si avvicina, troppo.

«La prossima volta allora ti accompagno direttamente io a casa tua» dice mentre inizia ad attorcigliarsi intorno al dito una ciocca dei mie capelli che il leggero vento sta facendo svolazzare.

Certo che è davvero molto bello. Alzo gli occhi a guardare i suoi, azzurri e luminosi. Siamo davvero troppo vicini per i miei gusti in questo momento. Sento che mi sta salendo l'ansia e devo trovare una via di uscita a questa situazione che momentaneamente non so gestire.

Il mio imbarazzo è evidente e lui se ne è sicuramente accorto. L'unica cosa positiva a cui riesco a pensare è che meno male, ha smesso di farmi domande sui miei compagni di viaggio.

«Sì« balbetto «la prossima volta allora mi accompagni tu» dico cercando di alzarmi, ma lui d'avanti a me non si sposta e l'unico risultato che riesco a ottenere è che ora siamo praticamente appiccicati.

E in un attimo succede. La sua mano dalla ciocca dei miei capelli si sposta alla mia nuca e così attira la mia testa verso la sua che si è abbassata alla mia altezza. Sento il suo respiro vicino. Le sue labbra sono sulle mie e sento la sua lingua che spinge delicatamente per entrare e io la lascio fare. Dischiudo piano le labbra e le permetto di entrare a contatto con la mia. Un bacio leggero, delicato.

Cazzo Eleonora che stai facendo? Il mio cervello cerca di provocare una mia reazione, ma non mi muovo, resto immobile. Voglio restare lì e continuare questo bacio dolce, con la mano di Davide sempre dietro la nuca che mi tiene ferma e non mi permette di allontanarmi.

È lui a staccarsi per primo e mi sorride. E in quell'esatto momento mi accorgo di aver fatto una grande cazzata: ho ricambiato un bacio che non volevo. Per quanto sia stato bello e dolcissimo, non lo volevo. Mi sono lasciata prendere da non so cosa, e ora non so come venirne fuori senza essere eccessivamente sgarbata.

Velocemente, senza neanche dargli il tempo di reagire, prendo il mio zaino dall'interno della macchina e farfuglio frettolosa «Devo scappare, si è fatto tardi» e mi allontano in direzione degli altri che mi stanno aspettando.

**************

« Se qualcuno si azzarda solo a fiatare è la fine! Vi ammazzo tutti!» Dico incazzatissima, rivolta a Samuel e al resto della compagnia, mentre salgo a bordo. Ho già visto mezze risatine e gomitate. Non ho voglia di vedere e sentire altro. La mia quotidiana dose di figure di merda è già ampiamente superata per oggi.

E mentre, non so come, Samuel fa sgommare il pulmino in partenza, giro lo sguardo nella direzione in cui Davide ha parcheggiato l'auto e lo vedo fissarmi sorridendo.

«Sam, ho fatto una cazzata grande tanto quanto la cogliona che sono!» Dico sprofondando nel sedile.

«Sam, ho fatto una cazzata grande tanto quanto la cogliona che sono!» Dico sprofondando nel sedile

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Lo so che il titolo del capitolo non è bellissimo, ma sicuramente rende bene l'idea dell'essenza del capitolo stesso.

Accetto comunque suggerimenti per cambiarlo! Sbizzarritevi!

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