CAPITOLO 4

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La sua voce si spense a causa di un'altra contrazione.

'Oddio... La situazione sta peggiorando,'  rifletté Melora, soffocando un gemito. 'Queste non sono le Braxton-Hicks. Questo è un travaglio... un travaglio vero e proprio. La mia bambina ha deciso di venire al mondo proprio oggi.'

Melora si mise una mano sul ventre e strinse i denti.

"Che cosa c'è?"

La voce di Rafael era cambiata e, cercando di ignorare le ondate di dolore, Melora si accorse che la fissava preoccupato. Nei suoi occhi era tornato il calore dei giorni in cui lei era la sua infallibile assistente, l'unica donna di cui avesse bisogno e della quale si fidasse. Prima che Melora trascorresse con lui la notte più felice della sua vita, per poi perdere tutto.

L'intensità di quello sguardo fu come una coltellata al cuore. La collera e le parole crudeli riusciva a gestirle, ma quell'atteggiamento affettuoso era un'altra cosa. Le venne un nodo alla gola e dovette lottare contro le lacrime.

"Niente," rispose lei e fece un respiro profondo. "Voglio solo farla finita con questa farsa."

Prese la penna e, nei punti segnati da una crocetta, scarabocchiò la sua firma, visto che le tremava la mano. Infine ricacciò il contratto e la penna stilografica in mano a Rafael e si concentrò sulla respirazione.

'Inspira, respira...'

Tentò di reagire al dolore senza irrigidire i muscoli, ma era impossibile. Il corso preparto non è servito a niente!

"Non l'hai finito di leggere..." commentò Rafael, incredulo. "Non è da te..."

Un poliziotto a cavallo si avvicinò trottando, mentre taxi e macchine sfrecciavano attorno a loro strombazzando rumorosamente. Ma suoni e colori scivolavano su Melora come acqua. Quando non rispose, Rafael le sfiorò la spalla.

"Lora, che cosa c'è?" chiese con lo stesso tono preoccupato di prima.

Lei non poteva rispondere perché il dolore le chiudeva la gola. Avrebbe voluto nascondere il viso nel suo petto e gridargli che la bimba stava arrivando e che doveva portarla all'ospedale.

Ma non poteva... Se non lo sposava in quel giorno, poteva perdere sua figlia. Guardò il viso di Rafael... C'era ancora della preoccupazione... Quanto avrebbe voluto vedere dell'amore... così forte come quello che sentiva lei per lui.

Perché nonostante tutto, lei continuava ad amarlo. Era l'unica donna che gli era indispensabile, finché Rafael l'aveva mandata via. Ma le cose erano cambiate e lei non poteva permettersi di illudersi che, almeno per un istante, lui avesse ricambiato i suoi sentimenti.

"Niente! Sto bene! Ti odio e basta," sibilò Melora sottraendosi al suo tocco.

Prese fiato, imponendosi di rilassare le spalle.

"Dai, facciamola finita con questa farsa una volta per tutte," ripeté e, senza aspettarlo, si incamminò verso il tribunale.

"Bene," disse lui e la raggiunse.

La nota affettuosa era scomparsa dalla voce di Rafael. Le aprì la porta, mentre il suo viso era tornato freddo e impassibile.

'Meglio così... Tutta quella tenerezza era fin troppo...' pensò lei. 'Non posso fidarmi di lui. Non quando continua a spezzarmi il cuore in mille piccoli frantumi... Andiamo, Lora... Tre mesi,' si disse, battendo i denti, 'poi sarai libera.'

Lo seguì in tribunale con l'avvocato dietro di loro. Ventidue minuti più tardi, uscirono con la licenza. Melora sapeva che erano esattamente ventidue minuti perché aveva incominciato a controllare le contrazioni con l'orologio.

VOGLIO SOLO TEWhere stories live. Discover now