PARTE I: Palla in faccia. Ma non il genere che vorrei

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"Ehi!" Il tono allegro di Mark, che accolse Josie quando rispose al telefono, la face irritare a tal punto da farle contorcere gli occhi

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"Ehi!" Il tono allegro di Mark, che accolse Josie quando rispose al telefono, la face irritare a tal punto da farle contorcere gli occhi. 

"Ti va di fare qualche lancio questa sera? Mi sto annoiando." 

"Sto morendo, amico." Josie si lamentò al telefono. "Potrei riempire di sangue l'intero campo, se giocassi questa sera." 

"Gesù, non puoi semplicemente dirmi che hai il ciclo, invece di farmi immaginare quella scena?"

Josie ridacchiò immaginando l'espressione di Mark, di fronte alla sua disgustosa rappresentazione grafica. Era così facile per lei, prevedere le sue reazioni. Mark era impresso nella sua memoria, proprio come la sua canzone preferita. Le sue abitudini, i suoi gusti, ciò che disprezzava. Non fu lei a decidere di memorizzare tutte queste cose, fu un processo piuttosto naturale, dato che Mark era il suo migliore amico. Lo era da dieci anni, da quando la sua famiglia si era trasferita dal Canada, nella casa accanto a quella della ragazza. Lei all'epoca aveva dodici anni e lui ne aveva tredici, ora erano due persone adulte e Mark molto presto, si sarebbe anche laureato.

Mark riattaccò dopo che Josie lo rassicurò, dicendo che avrebbero giocato a basket insieme, una volta che i suoi crampi sarebbero diminuiti. C'era un campo all'aperto alla fine della strada, che nessun altro aveva mai avuto il coraggio di sfruttare a causa di un mito horror, perciò negli ultimi dieci anni era diventato il loro campo. Che venisse utilizzato per giocare a basket, o da Josie per piangere sulla spalla di Mark, dopo aver preso un brutto voto, quel campo che sembrava essere uscito da un film dell'orrore, era la loro zona di comfort. 

Dopo aver lanciato il telefono al suo fianco, Josie si girò a pancia in sotto, emettendo un lungo e monotono lamento, causato dal dolore straziante che sentiva all'addome. Il suo lamento venne brutalmente interrotto, quando suo fratello maggiore aprì la porta. 

"Sembri un robot che sta facendo sesso." Johnny commentò. "Comunque, Mark è qui." 

Il gigante che aveva per fratello si fece da parte rivelando un ragazzo sorridente, molto più minuto di lui, con gli occhiali arroccati in cima al naso. 

"Ehi, Jo." Mark entrò nella stanza e chiuse la porta dietro di lui, comportandosi come se fosse a casa sua. Dopo tanti anni di amicizia e lo stretto legame che c'era tra le due famiglie, avevano il permesso di passare il tempo nelle rispettive stanze, senza problemi. 

Josie si girò sulla schiena, per poi mettersi a sedere. "Cosa ci fai qui?"

"Te l'ho detto, mi sto annoiando." Mark rivendicò il piccolo spazio vuoto accanto a Josie senza aspettare un suo invito.

"Gli abbracci di solito aiutano ad alleviare i crampi, vero?" Chiese, aprendo le braccia. 

Con un piagnucolio di gratitudine, Josie accettò l'offerta di Mark, infilandosi tra le sue braccia e lui la strinse forte a sé. Con una mano scorreva sul suo telefono, con l'altra le accarezzava delicatamente la testa, poggiata sul suo petto. Rimasero in quella posizione fino a mezzanotte, quando finalmente Josie riuscì ad addormentarsi. Mark le rimboccò le coperte, le scostò i capelli dal viso e andandosene, spense le luci. 

Ormai Mark andava in giro nella casa della famiglia Suh con naturalezza e prendersi cura di Josie era diventata un'abitudine, piuttosto che una responsabilità per lui.

E questa era l'unica abitudine di Mark, che Josie non aveva memorizzato. 

"Fai pena!"

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"Fai pena!"

"Ehi, così non vale!"

Dal cielo notturno riecheggiarono due voci provenienti dal campo dell'orrore. Josie si mise a ridere, quando diede una spinta brusca a Mark, facendolo inciampare. Colse l'occasione per effettuare il suo lancio e la palla attraversò la rete, per poi tornare dritta nelle sue mani. Usando il suo gomito per bloccare Mark, continuò a palleggiare, fino a quando lui non riuscì a rubargli la palla da sotto il naso. 

Con l'adrenalina alle stelle e la determinazione a non perdere contro Josie, Mark mirò il canestro. Tuttavia, a causa dell'eccessivo entusiasmo, il suo lancio fu troppo forte e la sua mira non fu totalmente perfetta, per cui la palla rimbalzò sulla cerchiatura metallica e in qualche modo colpì l'ignara Josie dritta in faccia. 

Ci vollero alcuni secondi di oscurità e di fischi nelle orecchie, affinché Josie capisse che il suo corpo sudato, era incollato al suolo gelido del campo. Dopo aver recuperato lentamente la vista, i suoi occhi incontrarono l'espressione preoccupata di Mark a pochi centimetri di distanza dal suo viso. Stava muovendo la bocca in modo frenetico, aveva gli occhi spalancati e aveva le sopraccigliata aggrottate. Josie stava soffrendo a causa del dolore, infatti era piuttosto sicura di non essere in grado di muovere il suo naso, ma per qualche strana ragione, rimase abbagliata dal viso del suo migliore amico. 

Josie capiva perché Mark avesse un grande fanclub al college, era a causa della sua amabile personalità, ma non aveva mai capito perché le ragazze si sentissero attratte anche dal suo 'aspetto'. Eppure, rimanendo stesa a terra a guardare Mark, che sembrava stesse per scoppiare a piangere, riuscì a capirne il motivo. Mark aveva gli occhi grandi, delle guanciotte che lo rendevano adorabile, ma il suo naso e le sue labbra aveva una forma particolare, che in qualche modo lo rendevano anche sexy. I suoi capelli corti e neri, incorniciavano alla perfezione il suo bel viso, perciò ah, Josie ora era in grado di constatare, che il ragazzo che aveva da sempre scherzosamente chiamato perdente, in realtà era un figo pazzesco. 

"—sie? Jo, amico, stai bene?"

Quando finalmente Josie ritornò in sé, fece una smorfia a causa del dolore, che continuava ad intensificarsi considerevolmente. Un Mark estremamente preoccupato l'aiutò a rialzarsi, blaterando che l'avrebbe portata a casa, per chiedere a Johnny di accompagnarli all'ospedale, dato che lei non era nelle condizioni adeguate per guidare e cominciò a maledire sé stesso per non aver mai preso la patente, ma Josie era concentrata solo sul suo viso, che illuminato dalla luce debole del lampione, sembrava il viso di un angelo. 

Il suo cuore stava battendo all'impazzata, ma Josie non sapeva se era a causa del colpo in testa che aveva ricevuto, o a causa di Mark. 

Ragazze avete sentito CHILD? Cosa ne pensate? Io l'ho amata, a tal punto da piangere 😭

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Ragazze avete sentito CHILD? Cosa ne pensate? Io l'ho amata, a tal punto da piangere 😭. Sapevo che sarebbe stato grandioso, ma ha di gran lunga superato le mie aspettative...

"I don't know my own strenght. 
There's a lot that I don't know. 
But you learn when you don't know."💔

Ragazze continuate a streammare. Mostriamo tutto il nostro supporto!!!

Dudezoned / Mark LeeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora