Capitolo 13 - Parte 2

485 34 128
                                    

Nel tentativo di rimettere a proprio agio la sua collega, rimasta sul piccolo scalino che separava il bancone dall'ala di ristorazione, Charlotte decise di non proferire parola riguardo ciò che era appena successo; recuperò dalla pila di giornali la copia del Le Parisien¹ e si mise a fissare la foto di copertina: una folla spaccata in due, una metà contraddistinta dal colore giallo fosforescente dei loro gilet e l'altra dal blu intenso delle divise². Voltò immediatamente pagina, per non dover pensare a quelle continue proteste che stavano prendendo piede in città. Era il quinto sabato che quel clima di tensione avvolgeva Parigi e lei cercava di evitare il più possibile le notizie a riguardo, sperando solo che si riuscisse a trovare presto una soluzione.

Sospirò mentre sfogliava le pagine sottili del quotidiano, fingendo di leggere ciò che riportavano quei caratteri minuscoli.

«Forse avremmo dovuto chiuderla, la porta» sussurrò Lorraine, avvicinandosi con titubanza a Charlotte.

«Come se un bacio potesse sconvolgerla.» Lorenzo riemerse, ancora accigliato, dal suo laboratorio e si affrettò a girare il cartello sulla porta. «Organizzate matrimoni, non penso che sia una cosa nuova. Dopo il "puoi baciare la sposa" lo fanno sempre. O sbaglio?»

«Mi dispiace solo avervi interrotti.»

«Figurati, non è successo nulla.» La sua collega cercò di rassicurarla, ma il broncio sul volto del pasticciere non ne voleva sapere di sparire.

«No, macché! Era solo il nostro primo bacio, figurati, fai pure.» Sputò fuori quelle parole con un'amarezza che Charlotte non avrebbe mai associato a lui. Quel tono aspro la lasciò interdetta, incapace di rispondere.

«Shh, shh» sibilò Lorraine, accarezzando con dolcezza l'avambraccio del suo neofidanzato; quindi, si alzò sulle punte dei piedi per sussurrare qualcosa al suo orecchio e le labbra del ragazzo italiano si distesero finalmente in un sorriso intenerito.

Lui si schiarì la voce e, pur tenendo i suoi occhi incollati su quelli di Lorraine, si rivolse a Charlotte: «In tal caso... sei perdonata».

«In tal caso» gli fece eco lei «vorrei ordinare un caffellatte e un–»

«Un croissant al pistacchio» terminò Lorenzo, storpiando la sua voce in modo tale da renderla più acuta e femminile.

«No, anzi. Oggi vorrei qualcosa di diverso, decidi tu, hai carta bianca. Anche per la bevanda: cambia il caffellatte con quello che vuoi.»

Quella frase sorprese così tanto il pasticciere che ci volle l'intervento di Lorraine per fargli chiudere la bocca, rimasta spalancata dopo quella dichiarazione: la collega, infatti, appoggiò due dita sotto il mento del ragazzo e lo sollevò.
Charlotte era sicura che avesse esagerato quella reazione di proposito, tuttavia, si lasciò travolgere dall'allegria che era tornata a circondare Lorenzo.

Con l'avambraccio appoggiato al sottile schienale dello sgabello, Charlotte aspettava che il pasticciere tornasse con la sua colazione e, nel frattempo, osservava come la sua collega continuava a seguirlo: se lui andava verso la macchina del caffè, lei lo raggiungeva poco dopo; persino quando Lorenzo sparì per qualche minuto nel laboratorio lei non perse di vista la porta un attimo.

Charlotte ricordava bene quanto fossero elettrizzanti i primi momenti condivisi tra chi inizia una relazione. Quando tutto sembra avvolto da una nube di petali di rose e fuochi d'artificio scintillanti e tutto è una novità: come il partner si muove tra la folla; il modo in cui impugna il cucchiaio – quando persino osservare l'altro mangiare accende la curiosità – o il numero e la posizione dei nei sul suo corpo. Quando entrambi sono succubi di quella strana e irrefrenabile forza che sembra fare di tutto pur di rendere ogni momento da separati quasi impossibile da sopportare.

Matrimonio A ParigiTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon