Falling

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(Fate partire la canzone e ascoltatela fino alla fine del capitolo)


Era seduto sul letto con le dita incastrate nelle ciocche nere che tirava leggermente e i gomiti che premevano sulle ginocchia. Le lenzuola erano tutte stropicciate e intorno a lui potevi trovare il cadavere di qualche vestito abbandonato e l'eco delle urla che riecheggiava ancora in quelle mura abbellite con le loro foto. In cucina erano ancora presenti le prove della lite di qualche ora prima, cocci, cibo e vetri che cospargevano il pavimento della loro cucina bianca e color legno.

Jungkook se lo chiedeva da ore quando aveva deciso di arrendersi, di rimanere incastrato con le gambe nelle sabbie mobili sprofondando in silenzio, guardando la schiena di Taehyung che continuava il suo cammino senza di lui accanto.

Erano passati tre anni e sei mesi da quando si erano dichiarati e erano andati a convivere, colpiti dall'impeto di quell'amore scoppiato all'improvviso, forse troppo all'improvviso.

Jungkook aveva vinto diversi titoli nazionali e due titoli mondiali, partecipando anche alle Olimpiadi, vincendo il bronzo con le lacrime agli occhi, incastrando la sua felicità liquida in quella dell'amore della sua vita che si trovava cosi vicino, ma che non poteva ancora abbracciare. Poi successe quello che ogni sportivo prega che non accada mai, l'infortunio che aveva spento i suoi sogni di gloria e la sua vita da professionista.

Taehyung era rimasto per tutto il tempo al suo fianco, rassicurandolo come poteva, incassando la sua rabbia, il suo dolore e facendosi bagaglio della sua sofferenza. E lui era davvero bravo a sopportare le angherie che si susseguirono dopo l'operazione che non ebbe successo, lasciando il corvino leggermente claudicante.

Nella vita di Jungkook esisteva solo il nero e il non essere più in grado di fare l'unica cosa che gli era riuscita fino a quel momento, ritrovandosi inutile, un inutile ragazzo di quasi trent'anni che non aveva fatto altro nella vita che tirare di boxe e basta.

Ogni giorno diventava una lotta contro se stesso, verso l'immagine pietosa che mostrava a Taehyung, dissipando solo per qualche attimo quell'immagine con le birre gelate che si trovava a bere in un loop infinito durante le sue patetiche giornate in casa, sconfortato anche dal fatto che l'unico che guadagnava era diventato il suo Taehyung, che pur di fuggire da quell'atmosfera asfissiante, si era ritrovato a prendersi incarico di molti più lavori, distrutto dalla brutta immagine che si era costruito l'amore della sua vita, il suo tutto, il suo piccolo Kookie.

Taehyung non demordeva, però, anche se lavorava il doppio, quando rientrava a casa, nella casa che avevano deciso insieme di comprare, si metteva su il suo sorriso migliore, sperando che vedendolo lo stesso, Jungkook avrebbe trovato la forza di combattere di nuovo per loro, invece di lasciarsi sconfiggere da quella depressione che, ormai, lo cullava e lo deteriorava ogni giorno.

Il compositore provava a trovare delle soluzioni che avrebbero colmato una piccola parte di quel dolore, come quando gli suggerì di cominciare ad andare di nuovo alla sua vecchia palestra, chiedendo al suo vecchio allenatore di farlo lavorare con lui, magari costruendosi una cerchia di ragazzini pronti per essere allenati dal grande campione qual era, ma ogni volta Jungkook rispondeva ringhiando tutta la rabbia e la sofferenza, non accorgendosi che stava sgretolando il piccolo cuore di Taehyung.

E quello di quella sera fu l'ultima volta che la voce del compositore si sarebbe udita in quelle mura grigie e tristi.

Dopo essere tornato tardi da lavoro aveva trovato, come di consuetudine, la casa un completo disastro, con le tapparelle chiuse e un forte odore di alcool ad accoglierlo fino all'entrata e, con le lacrime agli occhi, si era costretto a porsi il più bel sorriso di sempre, sperando che anche in quell'occasione il suo fidanzato vedesse che l'unica cosa importante per il compositore fosse che il suo amato Jungkook tornasse a essere quello di un tempo, quello che lo accoglieva avvolgendolo in un abbraccio e baciandolo con passione e non quello degli ultimi mesi, che trovava seduto nella penombra con solo la luce della televisione a illuminare la sua figura smunta e pallida, con una decina di lattine di birra su ogni superficie possibile.

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