Capitolo 13

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Ridacchiamo divertite ed, anche se lievemente, mi sento gelosa del legame che ha Ryunosuke con sua sorella Saeko. Sono stata poche volte a casa sua, principalmente per fare ripetizioni di inglese, e perciò non conosco bene sua sorella ma mi è sembrata sin da subito una ragazza simpatica, dalla personalità vulcanica e molto affezionata al fratello. Non si portano molti anni di differenza e forse questa è una fortuna perché li ha aiutati a legare meglio.
Ricordo che appena mi ha visto in mezzo a quella massa di maschi mi ha detto che può considerarmi come sua sorella e che posso sempre chiedere a lei quando ho dei dubbi in campo amoroso. Sorrido a quel ricordo ma vengo riportata sulla Terra da un pallone che mi è letteralmente passato a pochi centimetri dalla guancia.
Mi irrigidisco istantaneamente realizzando cosa è appena successo e vedo Tobio avvicinarsi a me.

«Scusami Yumi!»

Esordisce fermandosi di fronte a me.


«Non sono stato in grado di controllare la direzione della schiacciata. Ti sei fatta male?»

Passo velocemente lo sguardo da Hitoka a Tobio senza riuscire a proferire parola ancora incredula di quanta fortuna mi ci sia voluta per non venire folgorata da quella palla e mimo un "no" con la testa rispondendo alla sua domanda.

«Ti sei spaventata vero?»
Sento come se la mia bocca fosse stata sigillata dalla colla quindi mi limito a rispondere a gesti ed annuisco.
«Perdonami, non volevo davvero.»
Si avvicina sempre di più a me e mi accarezza con la mano la guancia che è stata sfiorata dalla sua schiacciata.
«Questo farà passare lo spavento, fidati.»
Allunga il viso verso il mio e lascia un leggero bacio sulla guancia per poi recuperare la palla tornare ad allenarsi con gli altri lasciandomi con Hitoka che ha un'espressione in volto a dir poco sconvolta.

Dopo quell'incidente che mi ha lasciata muta come una statuina per quasi venti minuti, ho passato il resto degli ultimi giorni della settimana insieme alla squadra ed in particolare con Kei.
Ed ogni giorno ne succedeva una nuova che mi faceva palpitare il cuore, soprattutto venerdì:
In palestra erano stati ammucchiati i materassini per allenarsi maggiormente sulle scivolate e non farsi cogliere impreparati. Così, durante una pausa e dopo averli ammucchiati contro il palco, Kei mi ha presa in braccio e mi ha fatta sedere su di essi come se fossero stati una specie di trono. Ha preso le mie gambe, mi ha attirato verso di sé rimanendo a poca distanza dalle mie labbra ed ha iniziato a sussurrarmi frasi dolci ed a stuzzicarmi un po':

«Come mai mi eviti oggi?»
«N-non ti sto evitando K-Kei...»
«Allora perché non hai ricambiato il mio buongiorno e sei andata subito a salutare Tobio?»
Dio, quando parla con la voce così bassa sento una fitta alla stomaco che mi fa quasi svenire.
«L-lo sai perché...»
Mormoro ed abbasso lo sguardo sulle mie esili e sottili dita che sembrano molto più interessanti che guardare il mio interlocutore in viso. Ma lui non demorde ed alza il mio volto con un dito ed incontro i suoi magnetici occhi ambrati.
«Non lo so il perché, dimmelo tu.»
Il respiro si spezza a causa della sua vicinanza e non riesco a proferire parola. Devo cercare di stare calma o tutto ciò mi farà scoppiare il cuore e non vedrò più la luce del sole.
«A-andiamo Kei...» farfuglio cercando di evitare il suo sguardo. «Lo sai perché passo del tempo con lui...»
«Abbiamo appena iniziato a recitare e già mi tradisci?»
Domanda con un sorriso furbo e quella domanda mi fa arrossire di colpo.
«Che dici?!» mi affretto a dire quasi offesa. «No-non ti sto affatto tradendo, perché non stiamo insieme.»
«Ma le nostre azioni fanno sembrare il contrario.»
Si propende verso di me per darmi un bacio ma viene nuovamente interrotto da Shoyo che lo chiama ed allenarsi. Lo ringrazio mentalmente e cerco di riprendere il mio solito colorito normale.

Oggi è sabato ed è il giorno dell'incontro tanto atteso con l'Aboa Johsai.
Sono abbastanza emozionata se devo essere sincera, è la prima volta che assisto ad una partita vera e mi sento come un pesce fuor d'acqua.
Durante il viaggio col pulmino noleggiato dal professore abbiamo stemperato la tensione cantando a squarciagola le nostre canzoni preferite filmati da Kiyoko che ci guardava sorridente anche se nascosta lievemente dalla fotocamera del cellulare. Papà mi ha fatto i complimenti perché sono riuscita a fargli dimenticare la tensione ed a farli gasare in modo che possano dare il massimo e la cosa mi ha fatto davvero piacere. Sono felice di fare questo effetto alle persone.

Scendiamo dal pulmino e poco prima di raggiungere la palestra, Kei mi prende da parte.

«Prima che tu segua Hitoka e la sorella di Ryunosuke sugli spalti voglio darti una cosa.»

Inizia con una voce bassa ma quasi esitante, cosa decisamente rara da parte sua. Fruga nelle tasche dei pantaloni e da una di esse estrae un piccolo cofanetto bianco chiuso da un fiocchetto color rosa confetto.
Nel vederlo il mio cuore batte alla velocità di un treno e stavolta rischio per davvero l'infarto.

«Kei... cosa... cosa c'è lì dentro...?»

Farfuglio spaventata da cosa potrebbe celarsi all'interno di quel cofanetto dal bianco quasi abbagliante.

«Non è nulla di eclatante, davvero. Aprila pure.»
Me la porge e, con le mani tremanti come foglie al vento, apro il cofanetto. Alla vista del suo contenuto rimango esterrefatta e porto lo sguardo su Kei che ricambia lo sguardo con un lieve sorriso in volto.
«Te l'ho detto che non è nulla di che, non c'era bisogno di spaventarsi tanto.»
Sdrammatizza con una lieve risatina mentre io estraggo il contenuto dalla scatolina e mi perdo nell'ammirarlo all'interno della mano. È una collana con un ciondolo tondo con sopra inciso il numero 11, ovvero quello che ha sulla maglietta. Sono a dir poco commossa da questo gesto, non me lo sarei mai aspettata da un ragazzo come lui.
«So che può sembrare una cosa sdolcinata, ma volevo che avessimo un portafortuna combinato.»
Sorride ed espone la sua collana identica alla mia che era rimasta tutto il tempo nascosta dal colletto della felpa tenuto tatticamente in alto.
«Ma tu avevi detto che non credevi nei portafortuna.»
«Grazie a te ho cambiato modo di pensare.»

I miei occhi diventano lucidi e mi tuffo tra le sue braccia stringendolo in un abbraccio ricolmo di commozione, gioia e gratitudine nei suoi confronti.

«Sei stato fin troppo gentile con me Kei. Non mi merito nulla di tutto ciò che mi dai ogni giorno.»
«Io dico il contrario Yumi, anche se senti di non meritarlo io so che è il contrario. A me non costa nulla dimostrarti ciò che provo, ti chiedo solo di tenerlo bene a mente perché lo riservo solo a te.»

Dopo quella frase che mi ha fatto esplodere il cuore, mi volto con la schiena rivolta verso di lui, mi sfila dalla mano la collana e mi aiuta ad indossarla concludendo con un bacio sul collo provocandomi un ansimo. Prende la mia mano, entriamo in palestra e mentre lui raggiunge la nostra squadra io raggiungo Hitoka e Saeko.
Per tutta la durata della gara ho cercato la mia compagna di classe che, ovviamente, non c'era. Ha avuto tanto fegato per sparare una cazzata del genere, almeno io sono stata sincera.
Come prima volta è stata la prima partita più intensa a cui abbia mai assistito, stare sugli spalti con l'ansia non è affatto facile ed è decisamente diverso da quando si assiste ad amichevoli. Avanzavano un punto alla volta, era un testa a testa continuo, e sembrava una partita davvero infinita. Per non parlare del servizio di Oikawa, il suo stramaledetto servizio. È bravo in quello che fa, questo non si può affatto negare, ma ci sono stati momenti in cui avrei voluto imprecare potentemente, perché okay la bravura ma quel tipo era un mostro. Non ho mai visto nessuno giocare come lui e, tanto di cappello, anche se devo ancora capire se è bravura oppure culo.
Quando Kei rimaneva in disparte ad attendere il suo turno gettava uno sguardo sugli spalti, ovviamente cercando me, ed ho cercato di mandare a tutta la squadra più energia positiva possibile ma, a quanto pare, non è servito visto che per un misero punto non sono riusciti a fermare la palla dal cadere ed hanno perso ad un soffio dalla vittoria. Devo ammettere che non ci ho creduto fino a che non siamo tornati a scuola. Sembrava così surreale che avrei accettato con più facilità il fatto che fosse stato tutto un sogno, ma purtroppo era reale. Così reale che ha lacerato tutti.
Durante il viaggio siamo rimasti tutti in silenzio, nessuno aveva il coraggio di proferire parola cercando anche di non farsi prendere dallo sconforto e piangere. Nemmeno il discorso motivazionale del professore è riuscito a strappargli un sorriso ed un pochino non li biasimo. Abbiamo fatto un lieve brainstorming in palestra e successivamente papà li ha mandati a casa annullando gli allenamenti di lunedì.
Anche io ho cercato di dare il mio per tirarli su di morale ma non avevo la forza psicologica adatta così tutti i miei tentativi sono andati in fumo. Prima di tornare a casa con papà ho abbracciato forte Kei e spero di averlo aiutato a sentirsi meglio almeno un minimo.

Nonostante avrei scommesso che lunedì avrebbero saltato le esercitazioni, ho comunque sentito il bisogno di andarci e li ho trovati tutti lì insieme a mio padre e dentro di me mi sono sentita sollevata. Il loro amore per la pallavolo è più forte di ogni sconfitta e sono già decisi a partecipare al torneo di primavera. La loro determinazione è davvero invidiabile.
Ma, secondo me, hanno bisogno di uno stimolo in più ed ho bisogno di una mano.
Mi avvicino ad Hitoka e la prendo per mano portandola lontana dalle orecchie dei ragazzi.

«Voglio fare una sorpresa ai ragazzi, hai voglia di aiutarmi?»

Le propongo sfregandomi le mani come il Signor Burms. La mia bionda amica sorride entusiasta ed inizia a saltellare.

«Una sorpresa? E di che si tratta? Dimmi tutto!»

Sorrido divertita dal suo entusiasmo e la avvicino a me per spiegarle tutto nel dettaglio.

«Voglio organizzare una piccola festicciola dentro la palestra.»
«Una festa? E cosa si festeggia?»
«Voglio festeggiare la squadra di pallavolo.»
«La squa-... la squadra? Ma abbiamo perso...»
«Non è una festa dedicata alla partita, ma alla squadra del Karasuno.»
«Non ti seguo...»
«Voglio organizzare una festa a loro, come riconoscimento del loro impegno.»

Chiama il mio nomeTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang