Capitolo 2

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«Oh, non preoccuparti, è tutto okay!»
Mi affretto a dire con un sorriso cortese.
«È solo che sono un sacco di domande tutte insieme...»
«Non abituatevi troppo alla sua presenza perché non sarà la vostra "mascotte" o "cheerleader", giusto per essere sicuri.»
"Ed ora perché dice queste cose? È stato lui ad approvare l'idea che io venissi qui, che senso ha mettere i paletti?"
«E perché no papà? Mi avevi detto che potevo fare amicizia con loro.»
«Sì, ma io non ho accennato che tu venissi tutti i santi giorni. Hai anche la scuola a cui pensare.»
Quella frase mi innervosisce ed alzo gli occhi al cielo incrociando le braccia.
"Ma sentilo! Quando gli va comodo a lui la mia istruzione diventa importante."
A parte me, c'è anche qualcun altro a cui questa cosa non va a genio.
«E perché non può stare qui tutti i giorni? Sono sicuro che non sarà d'intralcio anzi, ci aiuterà maggiormente a dare il massimo!»
Piagnucola Shoyo facendo gli occhi dolci a mio padre ed a lui si unisci anche Yu che inizia a saltare poggiato alle spalle dell'amico.
«Approvo tutto quello che ha detto lui!»
«Effettivamente uno stimolo esterno potrebbe essere utile...»
«Allora ragazzi!»
Mio padre zittisce tutti con un cenno della mano e riporta silenzio in tutta la palestra.
«È comunque di mia figlia di cui stiamo parlando, ci penserò sopra e vi farò sapere a breve.»

Sorrido sotto i baffi nel sentire quella frase, la conosco più che bene. Quella frase ha un significato ben preciso: "È già un sì ma non te lo dico subito giusto per tenerti sulle spine.".
Tra un paio di giorni so già che tornerò come presenza fissa e, in fondo, questa cosa non mi dispiace. Sembrano meglio di come li aveva descritti papà all'inizio.
Dopo quel piccolo chiarimento i ragazzi si sono rimessi ad allenare ed io mi sono offerta di aiutare Hitoka e Kiyoko con le varie faccende.
Ora capisco perché Hitoka la elogiava con tanti aggettivi, è davvero una ragazza di rara bellezza e il suo silenzio la fa risultare misteriosa al punto giusto.

«Ho notato che hai messo gli occhi su un certo alzatore dai capelli neri, eh?»

La voce di Hitoka mi riporta alla realtà e corrugo le ciglia nel sentire quella sua domanda ironica.

«Chi? Io? Pff! Ma ti pare?» nego col capo ma la mia risatina nervosa smorza il tono deciso che avevo. «Non è affatto il mio tipo!»
Ed, effettivamente, guardandolo allenarsi e facendo caso al carattere fumantino che ha non credo che possa rientrare nei miei canoni. Ma mai dire mai.
«Io lo trovo carino.» commenta Kiyoko scrollando le spalle. «Insieme non stareste male.»
«Ma che dite ragazze?!» avvampo. «Non gli ho messo gli occhi addosso e, come ho detto prima, anche se potremmo essere carini, non è il mio tipo di ragazzo.»
Al che, la mia amica dal caschetto biondo, fa una domanda più che lecita che mi fa anche riflettere un po'.
«Allora qual è il tuo ragazzo ideale Yumi?»
«Il mio ragazzo ideale...?»
Mi mordicchio il labbro pensandoci sopra. In realtà è la prima volta che ci penso in maniera seria, solitamente mi diverto a fantasticare attaccando pezzi di personalità e di caratteristiche fisiche che mi piacciono a destra e a manca, ma come verrebbe fuori il quadro completo?
«Be'... l'altezza per me è totalmente indifferente. Mi piace chi sa adeguare il suo carattere a seconda della situazione, chi non sembra l'anima della festa ma ha una cerchia di amici fidati, come me. Chi attira la mia attenzione, solitamente, è chi inizialmente misterioso ma piano piano inizia ad aprirsi, senza tirare troppo la corda. Chi fa il lecchino mi irrita. Trovo interessante anche chi ti cerca senza esporsi troppo oppure che ama gli abbracci da dietro... sono una a cui piace anche stare a casa abbracciati in una coperta a sussurrarsi cose dolci, quindi non vado matta per chi esce ogni sera, semplicemente non è il mio ambiente. E cosa abbastanza importante, deve amare i gatti. A me piacciono sia i gatti che i cani, ma essendo sempre cresciuta coi gatti mi sento a più agio con loro. Se non gli piacciono potrebbe risultare difficile che nasca qualcosa.»
«E qualche caratteristica fisica che ti attira di più? Che ne so... biondo o corvino? Oppure preferisci gli occhi marroni piuttosto che azzurri.»
«Se devo essere sincera non mi baso troppo sull'aspetto fisico. È vero che anche l'occhio vuole la sua parte, ma la bellezza è soggettiva e non ha senso avere un fidanzato bellissimo ma con cui si litiga ogni giorno.»
«Sono completamente d'accordo con te, a volte una bella personalità è meglio di un bel faccino.» annuisce Kiyoko.
«A proposito Kiyoko, posso farti una domanda?»
«Certo Yumi.»
«Perché il ragazzo dai capelli rasati sembra avere un particolare interesse verso di te nonostante tu non gli dia corda?»
Alla mia domanda la vedo abbassare di poco lo sguardo con le rose colorate di un leggero rosa. L'ho messa in imbarazzo? Non volevo assolutamente!
«Diciamo che è una lunga storia ed anche un pochino complicata.»
«Se ti ho messo in imbarazzo ti prego di scusarmi, non volevo sembrare impicciona!»
«No, no, stai tranquilla.» sorride candidamente. «Semplicemente è meglio raccontare questa storia davanti ad un caffè caldo. A proposito di domande, il coach Ukai ti ha adottata quando eri piccolina?»

Questo sì che è un tasto dolente. Raccontare questa storia sta cominciando a diventare un supplizio. Faccio un profondo respiro ed ricomincio ad affrontare questo orribile demone.

«In verità i miei genitori biologici erano amici intimi con Ukai sin da quando erano piccoli. In un giorno di pioggia, quando avevo otto anni, i miei sono usciti in macchina per fare la spesa ma non sono più tornati a causa di un tir che li ha presi in pieno...» chiudo gli occhi per alcuni secondi trattenendo le lacrime. «Non avevo nessun parente stretto che potesse prendersi cura di me, così papà mi prese con sé. L'ha fatto anche come atto di amicizia verso i miei genitori e da quando sto con lui non sono mai stata così felice. Anche se è un po' rigido coi ragazzi ma credo sia una cosa tipica dei papà.»
Quest'ultima frase fa ritornare un sorriso sincero sulle labbra facendomi ridacchiare con sincerità.
«Wow... sentire questa storia mi fa vedere il coach con occhi diversi.»
«Vero? Io e lei ci conosciamo da alcuni mesi, ma ogni volta che lo racconta mi commuovo...»
Hitoka si affretta ad asciugarsi gli occhi con una mano così mi avvicino a lei con un fazzoletto pronto.
«No tata, non piangere!»
Le alzo il viso con una mano e le asciugo le lacrime col fazzoletto mentre lei cerca di calmarsi.
«Cosa è successo? Le hai spezzato un'unghia?»
Una voce fastidiosa e dal tono saccente attira la mia attenzione, così mi giro e noto di fianco a me un ragazzo molto alto, col numero 11 sulla maglietta, dai capelli biondi molto corti ed occhiali.
Se non sbaglio lui è Tsukishima... credo.
Serro la mascella per pochi secondi cercando di elaborare una risposta calma e pacata ma non funziona.
«Per tua informazione si è commossa per una cosa seria, ed ora evapora!» ringhio.
Il ragazzo ridacchia divertito ed alza le mani in segno di difesa.
«Woah, abbassa l'ascia da guerra nanetta, era una battuta.»
«Se non sai le cose, è meglio che eviti.»
«Tranquilla Yumi, non me la sono presa e poi Kei cerca sempre di sdrammatizzare le situazioni con una battuta.»
Lo difende Hitoka ma io non mi fido. Questo qui ha l'aria infida e sembra un ragazzo viziato, quelli che odi anche solo per il fatto che respirano. Il suo sguardo mi trasmette un sacco di sensazioni strane, sembrano negative ma in fondo si trasformano in buone. Lo devo tenere d'occhio.
Un ragazzo lo chiama e, prima di allontanarsi da noi, ha anche il coraggio di farmi l'occhiolino.
"Ma che sta flirtando con me questo?! Con tutte le ragazze che ci sono nel globo, va a rompere le scatole proprio a me?"
Alzo gli occhi al cielo. Prendo una scatola piena di borracce arancioni e con essa mi avvicino alla porta per uscire dalla palestre e riempirle d'acqua, facendo in modo che origli involontariamente, la conversazione di mio padre col professore.

«Domani abbiamo un allenamento congiunto, giusto?»

Domanda il professore cercando di ricordare.

«Sì, verrà il Nekoma nel pomeriggio.»

Nell'istante in cui sento quel nome mi si rizzano le antennine e porto tutta la mia attenzione su papà già pronta a chiedergli di venire anche domani.

«Hai detto "Nekoma" papà?»

Gli domando avvicinandomi a lui con un sorriso da angelo e lui sospira sapendo già cosa sto per fare.

«Sì, è quella scuola dove ci stanno i tuoi amichetti.»
«Quindi... sai già dirmi la risposta alla mia domanda.»
Posa prima lo sguardo su di me che gli sto porgendo uno dei miei sorrisi più candidi e dolci per intortarlo un po', e successivamente porta l'attenzione sulla squadra facendogli una domanda che lascia sorpresa anche me.
«Vi da fastidio se Yumi viene a trovarvi anche domani pomeriggio?»
I ragazzi si guardano confusi per alcuni secondi ma poi negano tutti con la testa.
«A noi non da affatto fastidio coach, anzi, se può venire spesso ci fa felici.»
Risponde Shoyo a nome di tutta la squadra per poi rivolgermi un sorriso entusiasta che ricambio con tanto piacere. Anche se sembra un po' in difficoltà, ormai non può tirarsi indietro.
«Va bene, puoi venire anche domani-...»
«SÌ! GRAZIE PAPÀ!» esclamo senza lasciarlo finire.
Lo attiro a me dandogli tanti piccoli baci sulla guancia e col sorriso stampato in volto esco dalla palestra per riempire le borracce.

Sono rimasta coi ragazzi fino alla fine dell'allenamento, li ho aiutati a pulire la palestra in modo da finire prima. Stranamente quasi tutti mi hanno chiesto il numero di cellulare e si sono beccato un'occhiataccia da papà.
Successivamente abbiamo fatto una fermata al negozio per chiuderlo e salutare la nonna.

Dopo aver varcato la soglia di casa ed essermi buttata sul divano come un sacco di patate, sento papà avvicinarsi e sedersi accanto a me.

«Allora, come ti sono sembrati i ragazzi? Meglio o peggio di quanto ti aspettavi?»

Mi interroga con una risatina.

«In verità mi aspettavo decisamente di peggio.» ridacchio divertita. «Da come li avevi descritti sembravano una mandria di bestie di Satana mandate sulla Terra per portare morte e disperazione.»

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