Capitolo 6

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Dopo il mio 'piacevole' incontro con la fidanzata di Andrew, siamo andati a recuperarlo a casa sua. Casa si fa per dire visto che abita nella famosa "Trump tower". Possiede campi da tennis, piscine, saune, campi da calcio e chi più ne ha più ne metta. Di certo non se la passa male il signorino.

Non mi ha quasi rivolto la parola per tutto il viaggio. È sempre così scontroso con me e non ne ho ancora capito il motivo.

Finora ho svolto il mio lavoro egregiamente e l'ho sempre trattato con il rispetto e il distacco che si merita un capo. E forse è proprio la mia freddezza nei suoi confronti che lo infastidisce.

Io vorrei essere più informale però ho paura di una sua reazione negativa. In realtà ho soprattutto paura di affezionarmi a lui.

Probabilmente perché sono sempre stata tradita e ho sempre sofferto e non voglio rimanerci male un'altra volta. Però mi sento attratta da lui, forse perché in lui vedo me stessa.

Mi sembra la tipica persona che vuole apparire per quello che non è: severo, arrogante, amante della disciplina. Io penso che in realtà sia tutto il contrario e che usi questo suo comportamento per proteggersi, un po' come faccio io. Tutti mi vedo allegra, socievole e sorridente ma non sanno che la prima cosa che faccio quando arrivo a casa è piangere, nella più completa solitudine.

Dopo otto ore di viaggio arriviamo in hotel. La mia è una camera singola, molto carina e spaziosa. Il capo ha invece la suite diamante, non l'ho ancora vista ma penso che il nome la descriva da sé.

Dopo aver sistemato i miei vestiti nell'armadio ed essermi fatta una doccia rigenerante decido di andare a far un giro nella hall dell'hotel. Ma proprio mentre esco dalla camera sento il telefono squillare. Mi precipito a rispondere perché so quasi sicuramente che è lui.

- pronto - rispondo con enfasi

- sono Silver, venga nella mia suite tra 10 minuti - e riattacca

Dopo dieci minuti sono diretta alla sua camera. La trovo con facilità e busso alla porta. Mi viene ad aprire ed è bellissimo come sempre. Si deve essere fatto la doccia da poco perché ha i capelli bagnati e indossa solo la camicia. Non l'ho mai visto così rilassato.

- quando ha finito di fissarmi può entrare -

Come al solito mi faccio riconoscere
- mi scusi - dico entrando velocemente in camera

- volevo parlarle del programma di questi giorni -

- va bene - dico prendendo la mia agenda

- oggi non ho alcun impegno ma da domani si inizia a lavorare sul serio, devo concludere un progetto molto importante per la mia compagnia. Questa sera c'è una cena di gala, avrei voluto portarla con me ma a quanto vedo - si ferma e mi guarda dall'alto verso il basso con uno sguardo di disprezzo, come se indossassi degli stracci - non è all'altezza. Può stare nella sua camera o se preferisce uscire con qualcuno. Questo è tutto. Ora può andare - e si sposta in un'altra stanza come se fossi già uscita

Freddo come il ghiaccio, come sempre.

Passo la serata chiusa in camera mia, sono molto stanca e non ho voglia di andare a fare un giro per la città anche se mi piacerebbe molto. Alle 8,45 decido di andare in cerca di qualcosa da mangiare. Trovo una piccola pizzeria dietro l'angolo e ordino una pizza al prosciutto. Mi siedo su una panchina e mi godo la mia cena.

Vedo coppie di innamorati passeggiare per i vicoli della città al chiaro di luna. Un po' li invidio, dopotutto è quello che ho sempre desiderato. Qualcuno che mi amasse e mi mettesse al primo posto, davanti a tutto e tutti. Qualcuno che mi facesse sentire speciale, l'unica donna sulla faccia della terra. Qualcuno che mi regalasse un fiore o che mi portasse a guardare il tramonto sotto un piumone. È chiedere troppo? Forse sì. Probabilmente neanche me lo merito però sognare non costa nulla e continuerò a farlo finché avrò speranza.

Torno sazia in camera a guardare un po' di tv. Faccio zapping qua e là ma non c'è nulla di interessante. Continuo a girare i canali finché non mi appisolo. Alle 23,48 sento suonare il telefono.

- chi cavolo è a quest'ora? - dico con la voce impastata dal sonno

Allungo una mano e tiro su la cornetta.

- ppronto - sussurro sbadigliando

- Mia, mi serve il tuo aiuto. Non mi sento molto bene - dice tossendo

- arrivo subito - e riattacco

Esco in fretta con la mia camicia da notte e corro per le scale. Sono scalza e vestita come una bambina di 12 anni, se mi vedesse qualcuno non so cosa potrebbe pensare di me. Faccio tre piani di scale e arrivo alla suite con il fiatone. La porta è aperta, entro e cerco Andrew.

- Andrew dove sei? - chiedo ad alta voce ma nessuno mi risponde

- Andrew! - urlo, mi sto iniziando a preoccupare

In salotto non c'è e in camera da letto nemmeno. Vado dritta in bagno e lo trovo accovacciato vicino al gabinetto. Ha la testa china sul water, la camicia sbottonata e la fronte imperlata di sudore

- Andrew cosa ti succede? Stai male? - chiedo inginocchiandomi di fianco a lui

- dannate ostriche - sussurra prima di rimettere nel gabinetto

Con la mano sinistra gli tolgo i capelli dalla fronte. È la prima volta che li tocco e sono soffici, nonostante siano bagnati fradici. Con la mano destra invece gli tocco la schiena andando su e giù in un leggero massaggio cercando di tranquillizzarlo. È la stessa cosa che faceva mia mamma quando mi agitavo o non stavo bene e con me ha sempre funzionato.

Dopo averlo visto vomitare anima e corpo mi alzo e prendo una salvietta appesa vicino al lavandino. Mi accovaccio di nuovo di fianco a lui asciugandogli la fronte bagnata di sudore. È veramente conciato male poverino. Ha il viso bianco cadaverico, occhiaie nere e labbra secche.

- vieni, ti porto a letto - dico passandogli un braccio sotto l'ascella

Lo aiuto ad alzarsi e lo accompagno in camera da letto

- grazie - sussurra mentre lo spoglio

Gli tolgo la camicia e gli sbottono i pantaloni. Mi trovo in una situazione imbarazzante, da un lato perché è il mio capo e dall'altro perché è proprio bello. Rimane in boxer e calze. Ma non lo guardo più di tanto, non mi sembra il caso, dopotutto sta male. Apro l'armadio e trovo una maglietta intima in un cassetto. Gliela infilo e lo metto sotto le coperte.

Vado in cucina a prendergli un bicchiere d'acqua e qualche caramella per togliergli il cattivo sapore che ha in bocca.

Quando torno lui dorme già. Non l'ho mai visto così indifeso. I suoi lineamenti ora sono distesi, pacifici. Sembra un normale trentenne che vive un vita normale, non una delle persone più ricche di New York.

In bagno trovo un burro cacao e gliene metto un po sulle labbra che si sono screpolate e rovinate.

Potrebbe stare male nuovamente così decido di sdraiarmi sul divano in fondo al letto. Mi copro con un coperta di lana e mi addormento profondamente con la speranza che abbia bisogno di me un'altra volta.

Mr. Silver (Incompleta)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora