50. Venena

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Quanto dura questa notte?

Catarsi.
Sacrificio.
Purificazione.

Quanto dura, in realtà, quell'apparente infinito momento di nulla che si sente dopo aver provato così tanto?
Perché uno sente il bisogno di recidere quell'arteria per tagliare qualsiasi legame con il proprio cuore, per guardare in faccia il suddetto e urlargli contro per tutto il male che ci ha fatto.

Cuore, perché insisti?
Quale migliore medicina del silenziarti per sempre e sentire il vuoto?
Così si sentiva Davina sapendo che sarebbe morta. Vuota. Come una boccetta di pasticche, che di tutte quelle che c'erano prima, ormai l'ombra dell'ultima faceva da eco a occasioni perse e amori bruciati. Amori silenziosi che erano stati vissuti senza la minima aspettativa, e che improvvisamente avevano fatto tanto, tanto rumore.
Perché se c'era qualcosa che Tom Riddle aveva fatto per lei, era rimbombare e farle suonare il cuore come quell'organo mai aveva fatto prima.

Perché doveva consciamente annullarsi per poter lasciare una scia di sé, eco della boccetta di pasticche vuota, eco di una musica che il pianoforte non avrebbe più suonato, i tasti d'avorio sarebbero rimasti intatti per l'eternità.
La morte avrebbe portato via quell'ultima sinfonia lieve dalla sua vita con l'ultimo giorno, i suoi resti avrebbero istituito un museo dove l'emozione che si prova quando si guarda un quadro avrebbe restituito una scena realistica del suo funerale.

Guardare un pezzo d'arte che se ne va, che viene storpiato per sempre dalla parete sul quale è stato appeso per anni.

Impavida, contro la vita, alleata della morte, Davina si sedette per terra aspettando il momento in cui tutto questo sarebbe accaduto. Seduta al centro della stanza, circondata dai mobili della stanza degli ospiti del Maniero dei Vervain. Quella stessa stanza dove per la prima volta aveva avuto qualcosa con Tom. E la ricordava bene, la magia che aveva sentito in quegli istanti, il crepitìo del suo cuore come un fuoco che ardeva dentro, fuoco che stava per essere spento per sempre.

Doveva soffocare quel cuore con un coperta, silenziosamente, ma Tom non ne voleva sapere nulla. Entrò nella stanza sbattendo la porta dietro di sé, facendo trasalire Davina. Il cuore, ancora funzionante, lo sentì in gola.

"Tu non morirai"-Tom lo aveva deciso, sentiva che il momento più giusto per fare avverare il suo primo desiderio su di lei era giunto. Se non poteva averla viva, avrebbe usato la sua anima per uno scopo più nobile. Ciò che aveva sempre desiderato, un horcrux.

"Sarà doloroso, ma poi non sentirai più nulla, e sarai viva in me, te lo assicuro"
Continuava a rassicurarla smanettando in qua e in là, in lungo e in largo in giro per quella stanza sconosciuta, il manuale di Difesa contro le Arti Oscure accanto a quello di Arti Oscure, aperti, entrambi spalancati sulla metà. Manuali polverosi che esalavano ultimi respiri di speranza, per Tom.

Ma per Davina, di speranza, non ce n'era più da molto tempo.
"Mi ci vorranno solo pochi minuti"
Continuò a smanettare in giro per cercare un oggetto che avrebbe rappresentato il suo horcrux, che avrebbe racchiuso l'anima di Davina per sempre.

"Tom"-lo richiamò all'attenzione, o almeno ci provò. Riddle sembrava un cagnolino smarrito e impazzito in cerca di carne nascosta da qualche parte. Fiutava in giro come un pazzo, un disperato.

"Tu non morirai"-ripeteva sottovoce, come un mantra, buttando all'aria cianfrusaglie inutili che poi avrebbe dovuto rimettere a posto una volta finita la questione.

"Tom"-lo richiamò lei, questa volta più decisamente.
Lui si girò di scatto. Aveva gli occhi iniettati di sangue come se non avesse dormito per giorni, i suoi denti digrignati e la mascella contratta. La guardava con lineamenti duri, come se questa situazione in qualche modo se la fosse cercata da sola, e ora lui doveva rimediare.

Poi, rendendosi conto, addolcì i suoi tratti.

"Che c'è?"-chiese, moderando i suoi toni.
"Non ho minuti a disposizione, Tom, sento che sto per arrivare al termine della mia vita"
"No, senti"-si avvicinò a lei, inginocchiandosi di fronte al suo corpo sdraiato, le braccia abbandonate lungo i fianchi. "È spaventoso, lo so, ma tu devi resistere. Non è una maledizione che ti farà andare via subito, okay? Resisterai per tutto il processo, fidati di me. Devi farlo per me."
"Non ci riesco, Tom...dobbiamo parlare, devo dirti un po' di cose, va bene?"

Davina aveva i contorni delle guance rigati da lacrime, e Tom sapeva che qualsiasi sforzo avrebbe fatto per farla restare in vita sarebbe stato inutile.

"Io...non so niente di te, non conosco ancora niente di te non puoi andartene così, chiaro?"
"Immaginami come preferisci allora, e custodisci quell'immagine di me in te."

A questo punto anche le lacrime di Tom pungolavano per uscire dai suoi occhi.
"Non so nemmeno quando è il tuo compleanno, non puoi farmi sapere solo quando morirai"
"Il mio compleanno coincide con il giorno più bello della mia vita, quello in cui ti ho conosciuto"
1 settembre.
Quando lui la voleva morta.
E ora stava morendo.
E voleva solo conoscerla di più. Sempre di più.

"Davina, ehi, no, non addormentarti ti prego"-Tom cercava di scuoterla per farla rimanere sveglia, non aveva più intenzione di lottare per l'horcrux, ma quantomeno per parlarle un'ultima volta.

"Ci sono tante cose che devo dirti ancora ti prego."

Lei aveva gli occhi ancora aperti, e lo guardava, aspettando che lui parlasse.
Guardava quei suoi occhi nocciola che si mescolavano con il grigio paesaggio dei suoi.

"Io sento che se ti perderò, avrò fallito ancora una volta, capisci?"
Lei annuì debolmente, sentendo le braccia di lui che le sorreggevano il busto e la testa.
Non poteva guardarla negli occhi e vedere la sofferenza portarla via, perciò decise di guardare un punto fisso davanti a sé, un punto non preciso, ma semplicemente qualcosa che non fosse la sua sofferenza.

"Io non credevo che sarebbe mai successo, di trovare una fiamma dentro di me, un fuoco che mi animasse, che non fosse l'ambizione, la sete, la rabbia. Io non credevo di possedere questo sentimento. Ma tu, Davina Black, hai risvegliato qualcosa in me che non credevo potesse esistere. All'orfanotrofio mi sono sempre sentito rabbioso, triste, forse a volte rancoroso, assetato di vendetta. Volevo dimostrare a tutti chi sarei diventato, perché la sofferenza che ho attraversato è stata disumana e volevo infliggerla anche agli altri. Ma poi sei arrivata tu, e hai sostituito gran parte di queste emozioni con un'altra. L'amore. Amore che mi fa schifo persino pronunciare, e che mi ha sempre fatto sentire debole, una nullità. Ma con te, mai. Con te mi sono sempre sentito forte, Davina Black. Perché io...io ti amo."

Tom aspettò una risposta, un debole "anche io", che non arrivò mai. Quando abbassò lo sguardo per incontrare gli occhi di Davina, si erano già spenti. La luce aveva lasciato le iridi grigie per lasciare posto alle tenebre.

Lui la strinse, e pianse. Pianse come non aveva mai fatto prima d'allora.
Pianse per tutte le volte che non aveva potuto farlo. All'orfanotrofio. Quando gli mancava sua madre. Quando gli mancava la famiglia. Quando si sentiva diverso. Quando era un mostro.

Strinse il suo corpo pallido che pian piano stava diventando freddo, e una boccetta nascosta nella mano di Davina scivolò via rotolando sul
pavimento.
Riddle fu attirato dal curioso rumore della boccetta e alzò la testa che era sepolta sull'incavo del collo di Davina.

La prese in mano e lesse, e lo stomaco gli si ribaltò d'improvviso.

Catarsi.
Sacrificio.
Purificazione.

"Venena" c'era scritto.

Veleno.

Venena -TMRDove le storie prendono vita. Scoprilo ora