No. 39 - Nemico del nemico

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Chiusa la porta dietro di sé, isolando l'ambiente della sala da pranzo da quello dello scontro, la figura umana guarda il laboratorio attraverso la fessura nel pavimento. Assicuratosi dell'assenza totale del pericolo, salta giù e ammortizza la caduta usando le gambe modificate e rese simili a quelle di una mantide, per avere la potenza nel salto e la velocità nella corsa. Dopo averle fatte tornare quelle di un essere umano, osserva l'ambiente distrutto e due cadaveri alla sua destra, quello di un ricercatore con la testa girata di centottanta gradi, e quello di Chris Ardea, con una piccola placca metallica sporgente dalla fronte.

Li ignora e guarda il tavolo di metallo rovesciato sulla sinistra. Si avvicina ad esso e, avendo riconosciuto Dictator, trasforma il suo indice destro in un artiglio affilato e taglia le cinghie di cuoio che lo tenevano legato. Con la mano sinistra butta via il tavolo e fa sdraiare il suo capo sulla schiena con molta delicatezza, togliendo dalla sua nuca un piccolo dispositivo elettronico ormai danneggiato.

-Si sente bene? - Chiede l'uomo controllando il polso del vecchio. Questo tossisce un po' e, rantolando, risponde con filo di voce:

-Massimo, sei tu?

-Sì, capo. Sono io. Finalmente sono arrivato a salvarla. Tra poco arriveranno anche le nostre unità aeree e per i ladri delle sue capacità sarà la fine.

-Ormai è troppo tardi.

-Non dica così. Possiamo ancora ridarle ciò che ha perso.

-No, impossibile. Non c'è più niente da fare. Come puoi vedere il macchinario è distrutto e quel americano dell'Insorgenza chissà dov'è andato ora.

-È qui fuori dalla villa che combatte contro il tizio della Fondazione.

Il vecchio Dictator tossisce con molta più forza e per un attimo il suo respiro diventa affannoso. Guarda Massimi da dietro le grandi rughe e scure borse sotto gli occhi e con la mano lo afferra debolmente per la spalla.

-Portami fuori. - Sibila il vecchio. - Lo voglio uccidere.

-Ma, signore. Io ho il compito di salvarla, non di farla combattere.

-Anche se tu mi vedi così, posso ancora fare qualcosa. Quello stronzo ha osato mettermi i bastoni tra le ruote, quindi deve morire per mano mia. Quindi dammi una pistola e portami fuori.

Massimo vacilla davanti alla richiesta, anzi all'ordine, del Dictator. Ma subito dopo piega la testa in segno di resa, appoggia con delicatezza la propria mano su quella del vecchio e, prendendolo in spalla, risponde:

-Come desidera, signore.

Il Secondo Triumviro del CFO fa un balzo in avanti con le gambe da mantide e supera il metallo fuso della porta ancora incandescente. Poi, fatte tornare le gambe normali, si avvia lungo il corridoio camminando tra le pareti annerite dalle fiamme di Alfa. Mantiene un passo calmo, per non far subire al Dictator troppi scossoni rischiando di fargli troppo male, e, preoccupato per lui, si concentra sui suoni provenienti dall'esterno.

Il flusso di fiamme e vento incandescente avvolge l'intero corpo di David, surriscaldando l'ambiente circostante e bruciando il terreno. Una ferma e indistinta figura del capo dell'Insorgenza rimane completamente impassibile, quasi annoiato e allo stesso tempo divertito dall'impeto di Alfa. Quest'ultimo, allora scatta, in avanti ed entra nel flusso. Esegue una fendente orizzontale, ma questa volta la lama, proprio come le fiamme, viene fermata da una barriera invisibile.

Il flusso interrompe la sua avanzata e David ridacchia:

-Complimenti per le prestazioni, ma non sono ancora soddisfatto. Ti ho detto che volevo provare la manipolazione della realtà in vari modi, ma così mi costringi ad usarla sempre allo stesso modo. Escludendo la barriera di adesso, è un vero peccato.

SCP GuerraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora