«Di all’uccellino di farsi i cazzi suoi.»

«Modera i termini.» lo richiamò, «Mark è un brav’uomo».

«Al contrario di te, Thomas», constatò sempre più acido. Se avesse potuto gli avrebbe davvero dato fuoco e ci si sarebbe perfino scaldato le mani.

«Sono tuo padre», ribadì corrugando la fronte.

«Avrei da ridire su questo», avrebbe tanto voluto cacciarlo dal locale, ma sarebbe stato licenziato prima del previsto. «Dov'eri quando la mamma stava male? Dov'eri quando avevamo bisogno di te? Dov'eri quando io avevo bisogno di te? Non ti sei neanche presentato al funerale quando la mamma è morta.» ormai non si sarebbe fermato, le parole uscivano dalla bocca come un fiume in piena. «Io non ho un padre, non l'ho mai avuto», poi sbuffò un sorriso nel vedere il volto sbigottito dell’uomo. «Pensavi che tenessi per me ciò che penso su di te come gli alt-», il pugno dato con violenza sul bancone lo interruppe. Thomas lo guardava in cagnesco mentre stringeva sempre più forte quella mano, chiusa, sulla superficie.

«Basta così. Sono venuto a farti una proposta, non a lirigare», asserì lapidario. La mandibola si muoveva rigida e la vena sul collo sembrava scoppiare.

«Non voglio nulla da te, non voglio neanche ascoltarti», fece per allontanarsi da lui, ma lo fermò prendendolo per il braccio destro. «Che fai?! Lasciami!» cercò di scrollarsi dalla presa, invano, le energie erano andate a farsi benedire un bel po' di tempo fa.

«Fammi finire!» gli ordinò stizzito, «Appena ho saputo la situazione in cui ti trovi ho parlato con mia moglie ed abbiamo deciso che ci farebbe piacere tu venissi a vivere da noi. A me farebbe piacere venissi a vivere da noi.» sottolineò, «Non avresti più problemi economici e potremmo prenderci cura di te durante la terapia». Una risata priva di divertimento squarciò la sala. Sembrava graffiare prepotentemente le mura del locale e rovinare l'elegante carta da parati.

«Sei una testa d’uccello», finalmente riuscì a farsi lasciare, «Preferisco stare sotto un ponte, febbricitante con il respiro che inizia a mancarmi piuttosto che venire da te». Era furibondo, si poteva notare dal respiro accelerato ed i pugni stretti lungo i fianchi.

«Ragazzo», li interruppe Harden, «Garrow mi ha riferito che dovevi parlarmi».

«Si, signore», annuì.

«Bene, ti faccio sostituire da mio figlio, vieni nel mio ufficio», fece un cenno con il capo per indicargli di seguirlo, poi lo precedette.

«Dimmi che ci penserai», Thomas cercò conferma che non arrivò. Ricevette solo un’espressione di disgusto prima che il ragazzo seguisse il proprietario del locale. Un sospiro concluse quella discussione piena di risentimento.

L'azzurrino era seduto su una delle due sedie in pelle, davanti alla scrivania in mogano, nell’ufficio del signor Harden. Le pareti riprendevano il motivo della carta da parati del locale, color panna, con il battiscopa in legno nero. Su di esse vi erano appese varie fotografie di cui, in una, vi era raffigurato il proprietario il primo giorno d'apertura del bar. Era molto più giovane, i capelli ora brizzolati, erano neri come la pece, tirati indietro con del gel. In tutti quegli anni non aveva mai pensato di cambiare acconciatura. La corporatura alta ed impostata avvolta sempre da indumenti eleganti. Si poteva dire che il locale lo rispecchiasse appieno. Sulla scrivania, oltre al computer fisso, vi erano fogli e documenti impilati accuratamente. Sembrava non facesse molto uso del mobile portadocumenti in acciaio, composto da tre enormi cassetti, posta di fianco alla scrivania. La finestra, oscurata dalla tenda grigio pallido, si ergeva dietro il proprietario intento ad armeggiare sull’automa.

«Allora», iniziò lasciando il computer ed indirizzando la sua attenzione verso il giovane. «Cos’è successo, ragazzo?»

«Signor Harden, andrò dritto al punto», strinse i pantaloni corvini, «Io ho il cancro come mia madre». Bob sgranò gli occhi, pieni di stupore. Boccheggiò un paio di volte ma, Victor non lo fece parlare. «Ieri ho preso la giornata di ferie per la chemioterapia.» ammise, «Volevo chiederle un favore».

E il tempo scivola viaWhere stories live. Discover now