✨ Speciale Wattys - Intervista Fille du Roi ✨

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Il secondo errore è stato lasciare che la mia vena storica prendesse il sopravvento e infarcisse la narrazione di tantissimi dettagli per meglio inquadrare il contesto, senza che questi aggiungessero nulla su Luigi o sugli altri personaggi che gli gravitavano attorno.

Quando ho riscritto il prologo dopo aver studiato meglio la "voce" del sovrano è stato molto più facile trovare il posto giusto per queste nozioni (in genere in bocca a qualcuno e non sparse ad appesantire il testo). Quando la caratterizzazione di un personaggio è buona, mettersi nei suoi panni risulta molto più semplice: e allora "decide lui" cosa rivelare e cosa no.


Domanda Un altro errore che spesso si commette scrivendo è creare personaggi che agiscono  in maniera stereotipata o, addirittura, tutti uguali

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Domanda Un altro errore che spesso si commette scrivendo è creare personaggi che agiscono in maniera stereotipata o, addirittura, tutti uguali. Parlando sempre dei personaggi femminili, come hai lavorato, invece, per "individualizzarli" (renderli unici) e, dunque, non farli scadere nel cliché?

Risposta In questo mi ha aiutato molto farli interagire tra di loro.

Jeannette, ad esempio, all'inizio era un personaggio totalmente diverso (e un po' si nota nei primi capitoli), di per sé anche ben caratterizzato; ma messa accanto a Marion spariva, perché era una sorta di suo doppione più giovane, spaventato e lamentoso.

Farla uscire dal bozzolo con le idee opposte a quelle della donna che l'ha praticamente adottata si è rivelata una scelta molto più sensata: non solo aggiunge un ulteriore conflitto alla trama, ma mi ha permesso di mettere in evidenza quei lati di Marion (la rigidità morale, per esempio, e l'attaccamento un po' eccessivo al suo ideale di famiglia felice) che altrimenti non sarebbero venuti mai fuori.

Con Chosovi, poi, tanto ha giocato il timore di ridurla a un cliché abusato e un po' offensivo, ovvero la vecchia saggia indiana che come un deus ex machina tira fuori massime ispiratrici nei momenti di sconforto dei protagonisti. Quindi mi sono chiesta: cos'è che può smussare quest'immagine di dolce nonnina? Un caratteraccio. E mi sono sforzata per rendere il suo linguaggio sì conforme all'epoca e al luogo, ma anche spiccio e criptico, perché a Chosovi piace mantenere le redini del gioco il più a lungo possibile.


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