Chapter 18: Ross's Story.

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Un tuffo al cuore.
Ross vuole raccontarmi cosa gli è capitato.
Sono sconvolta.
"N-ne sei s-sicuro?" Domando.
"Sì. Mi fido di te e so che vuoi sapere la verità."
"O-okay."
Ross prende un lungo respiro.
I suoi occhi ora sembrano spenti, opachi.

"Sono nato a Littleton, una piccola cittadina in Colorado. A cinque anni scoprì di essere angelo e iniziai a frequentare i corsi sulle Arti Angeliche.
All'età di sei anni conobbi Beth. Diventammo amici. Eravamo praticamente inseparabili." Si ferma, per prendere un altro respiro.
"I Lynch erano conosciuti nel mondo degli angeli per avere le ali più pure e grandi. Io ero l'unico in famiglia ad avere le ali piccole, persino Rydel le aveva più grandi delle mie.
Riker mi sfidava sempre alla gara delle ali più potenti, consapevole di vincere. Nonostante ciò, era tutto fantastico
Ma... le cose iniziarono a precipitare... non credevo che poi sarebbe successo tutto questo casino.
Avevo fatto una cazzata, insieme ad alcuni amici.
Avevamo dato fastidio a Durza, un importante Arcangelo. Era conosciuto da tutti per essere un alleato degli Angeli Caduti, ma noi come stupidi lo abbiamo provocato.
Beccò solo me sul fatto.
Estrasse una spada angelica e tentò di uccidermi. Provai a scappare. Mi nascosi nel bosco, ma lui mi trovò.
Spiegò le ali, per farmi sentire ancora più indifeso e quasi mi pugnalò. Per difendermi lanciai delle fiamme. Lui si scottò e lasciò cadere la spada.
Lo colpì di nuovo e sta volta cadde a terra, agonizzante. Le sue ali presero fuoco...
Scappai, ma non feci mai parola di questo fatto, con nessuno.
Qualche tempo dopo, venne fuori che Durza era morto.
Indifferente, misi su una band con i miei fratelli.
Inziammo a fare concerti e cose simili.
Un pomeriggio Beth mi chiamò, mi disse che aveva qualcosa di importante da dirmi, che dovevo subito andare da lei. Ma io le dissi che dovevo andare al concerto.
Lei si infuriò, disse che tenevo più alla musica che a lei. Io mi arrabbiai a mia volta.
Arrivammo a prenderci a parolacce e ci dicemmo cose orribili.
Lei mi disse che avrebbe preferito non avermi mai conosciuto ed io le dissi che l'avrei preferita morta.
Attaccai e notai che tutta la mia famiglia aveva ascoltato la conversazione.
Quella sera andammo al concerto e ci esibimmo. Ero felice, non curandomi di ciò che avevo detto a Beth.
I miei fratelli rimasero al boufette di fine concerto, ma io tornai a casa.
Arrivato davanti al cancello, notai una figura che teneva imprigionata fra le sue braccia una persona. Beth.
Era un Againstalife. Durza.
Urlai il nome di Beth, corsi verso di lei, ma Durza mi face cadere all'indietro.
Appena mi rialzai lui pugnalò Beth in pieno petto.
La lasciò scivolare a terra, corsi da lei.
Il suo sangue mi macchiò le mani. Io piangevo, la pregavo di restare con me, di non lasciarmi.
Lei mi confessò di aver sempre avuto una cotta per me e che io ero tutto per lei. L'ultima cosa che mi disse fu "Ti amo", poi i suoi occhi diventarono vitrei.
Vidi la luce lasciare i suoi occhi.
Ripresi a piangere. E poi..." Ross fa una pausa, pensando a cosa dire, come se ci fosse qualcosa di difficile da esprimere.
"E poi Durza... sparì. Dopo poco la mia famiglia arrivò. Mi videro con le mani sporche di sangue e il corpo di Beth, riverso a terra, senza vita.
Mamma mi impedì di parlare con i miei fratelli.
Loro smisero di rivolgermi la parola, così come fecero i miei genitori.
Qualche giorno dopo venne fuori che uno dei figli di Mark Lynch avesse ucciso una persona.
Mio padre ci fece fare le valigie, poi diede fuoco alla nostra casa. Non voleva che ci trovassero di nuovo.
Ci trasferimmo qui a Los Angeles. Io speravo di ricominciare da capo, con la mia famiglia che mi avrebbe aiutato a superare il dolore.
Una sera mentre ero in camera mia, spiegai le ali.
Ero davanti allo specchio.
Trattenni appena un grido.
Le mie ali erano per metà nere. Poi il nero riprese ad invadere il bianco. Fino alla punta.
Ogni centimetro, di ogni piuma, era nero.
Programmai un modo per dirlo alla mia famiglia, ma venimmo convocati dalla Corte Angelica.
Ero accusato di omicidio.
Io credetti che la mia famiglia mi avrebbe sostenuto, mi avrebbe difeso.
Beh, mi sbagliavo.
Senza nemmeno lasciarmi spiegare, ascoltarono cosa disse la Corte Angelica e credettero alle loro parole.
Io cercai di dire come erano andate veramente le cose, ma non mi presero in considerazione.
Siccome colpevole di omicidio, sarei dovuto diventare un angelo caduto, ma essendo minorenne, non mi condannarono.
Tornato a casa, trovai le mie valigie in soggiorno.
Mio padre mi portò in un rehab, fatto a posta per i 'criminali'.
Lì, le persone che avrebbero dovuto aiutarmi, mi facevano del male. Non mi davano quasi mai da mangiare, mi picchiavano. Se provavo a scappare mi prendevano a bastonate.
La mia famiglia non venne mai a trovarmi.
Passai un anno lì dentro.
Quando tornai a casa, avevo quindici anni.
La mia famiglia fece per abbracciarmi, ma li respinsi.
Non risposi a nessuna delle loro domande.
Stando in quel rehab diventai chiuso, irritabile, infelice e non sopportavo le ingiustizie. Ero persino cresciuto di quasi venti centimetri, cosa che nessuno si aspettava, visto che a quattordici anni ero alto 155 centimetri.
I miei fratelli rimasero sconvolti da ciò che ero diventato.
I miei genitori erano delusi da me.
Mi iscrissero alla scuola locale.
Ma non la frequentavo mai.
Dormivo di giorno e andavo in giro di notte.
Non avevo completato la mia istruzione angelica, così mi infiltrai nella Corte Angelica e rubai un paio di libri che mi potessero aiutare e anche un quarzo. Lo collegai al mio, non so per quale ragione lo feci.
La notte la passavo nel bosco. Mi esercitai con i miei poteri.
Ero l'unico in tutta la famiglia Lynch a poter controllare il fuoco.
Poi iniziai a fare l'abitudine alle mie ali. Ormai non potevo più cambiarle.
Sarebbero state nere per sempre.
Decisi di farle crescere.
Certe volte volavo per notti intere.
Così diventarono forti e grandi. Erano la mia unica soddisfazione, a parte il colore.
La mia famiglia mi detestava. Almeno una volta a settimana mi ricordavano quale mostro ero diventato. Me lo dissero talmente tante volte che arrivai a crederci.
Un giorno feci una sfuriata in giardino. Feci prendere fuoco ad almeno tre aiuole.
La mia famiglia si spaventò. I miei fratelli ripresero ad ignorarmi, mentre i miei genitori mi ricordavano quanto li avessi delusi, uccidendo Beth.
Pensai più volte a suicidarmi.
Volevo morire, ero inutile.
Un giorno finalmente decisi di togliermi la vita.
Era il 3 Aprile di quest anno. Volevo uscire da scuola e dirigermi alla frontiera, dove gli Againstalife vivono.
Ma quello stesso giorno incontrai una persona che mi fece ricredere. E quella persona eri tu." Dice, alzando finalmente lo sguardo su di me.
Ripensai a tutte le sue parole.
Ross aveva avuto una vita orribile.
Gli erano successe cose tremende e nessuno lo aveva aiutato.
Come minimo doveva essere chiuso e irritabile. Con tutto ciò che aveva passato.
"M-mi dispiace Ross..." Mi abbasso a lo abbraccio. "Io non credevo..." Non so cosa dire. Non capisco bene il perché le sue ali siano diventate nere, forse è collegato alla perdita di Beth e al dolore. Mi sento in colpa, in un certo senso. Lui ha dovuto rivivere tutto ciò che aveva passato, solo per dirlo a me.
"Non preoccuparti. Sono io che ho deciso di dirtelo."
Resto ferma a fissarlo. Dai suoi occhi trapela tristezza.
E come biasimarlo.
"Sai Laurie, alcuni angeli sono destinati a cadere." Dice. "Ed uno di quelli sono io."

~Angolo autrice:

Yay :D finalmente sapete la storia di Ross. Sorprese? Deluse? Ditemi voi.
Ammetto che per scrivere questo capitolo mi ci è voluto un po', volevo rendere il suo passato leggermente crudele uwu

Poi scusatemi se ho aggiornato tardi, ma ero in ospedale e non riuscivo ad essere collegata :c

Va beh, votate e commentate ;)~

Ellingtons-wife

||Paralyzed|| A Raura Fanfic.Where stories live. Discover now