Scrutò quella mano tremante e colorata di rosso. Eccoli, i primi sintomi. Per un attimo aveva creduto fosse solo un incubo. Ma era stato svegliato di soprassalto, buttato malamente giù dal letto e sbattuto in faccia la realtà.

«Vick» sussurrò il biondo continuando ad accarezzargli la schiena. Le pupille si sfiorano a quel contatto visivo.

«Suppongo tu abbia alcune domande da farmi», la voce risultò roca.

«Cos'era quello?» chiese mentre il teppista si lavava le mani.

«”Quello” cosa?»

«Sai di che parlo, non fare il finto tonto».

«Mi è andata di traverso la sigaretta», si asciugò le mani. Dopo aver portato lo sguardo sul ragazzo scettico sospirò. «Ho il cancro ai polmoni», ammise.

Il mondo sembrò crollargli addosso. Era uno scherzo? Se non lo avesse visto con i suoi occhi non ci avrebbe creduto. «D-Da quando?» balbettò incredulo.

«L'ho saputo quel giorno in ospedale, quindi relativamente poco.» si sedette a terra con la schiena appoggiata sulla porta. White lo imitò al suo fianco. «Sono agli inizi, dovrei incominciare a breve la terapia», aggiunse.

«Chi lo sa oltre me?»

«Il preside», aveva escluso i genitori di proposito? Il biondo si sentì in colpa per averlo trascinato alla festa con la forza. Si trovò ad osservare il pavimento piastrellato. «Hey! Prendi il lato positivo, con la cura cambierò acconciatura» scherzò.

«Non ironizzare sulla tua malattia, idiota!», riportò quelle iridi color ambra su quelle azzurro cielo.

«Se non lo faccio», alzò l'angolo della bocca nonostante quegli occhi ancora arrossati trasudavano tristezza, «Sono sicuro che crollerei».

«Lasciati andare, solo per questa sera. Rimarrà tutto in questo bagno, te lo prometto».

«Cosa vuoi che ti dica? Alla mia età dovrei solo pensare a divertirmi, al futuro… Mentre mi ritrovo a pensare alla morte, alla mia di morte. Non capiresti, ti limiti a vivere una vita vuota, superficiale, mentre dovresti goderti ogni attimo appieno. Vivere davvero, dare significato ad ogni cosa e crescere ad ogni errore. Buttarsi nella mischia, fare esperienze, notare i piccoli gesti. Non andare avanti per inerzia.»

«Come fai a dirlo?»

«Ti sei mai chiesto cos'è importante nella vita? Ti sei mai fatto domande su te stesso? Ti sei mai messo in discussione?».

«La vita superficiale è meno dolorosa» asserì secco il biondo.

«Il dolore fa parte della vita. Puoi dire di aver vissuto davvero?»

«Forse non ho trovato una ragione valida per farlo.»

«Si lascia scivolare via la vita tra le mani, come sabbia tra le dita. Il tempo sfugge sotto il tuo naso, non tornerà indietro. Tu che puoi, tu che non hai i minuti contati…» s’interruppe, boccheggiando. Un nodo alla gola gli impediva di mantenere un tono fermo, «Maledizione!» sbraitò coprendosi gli occhi con i palmi delle mani. Le lacrime stavano lottando per uscire mentre Price tentava di trattenerle.

«Fai una lista», affermò di punto in bianco attirando lo sguardo dell’altro. «Scrivi le cose che vorresti fare e ti aiuterò a completarla».

«Allora il tuo cervello non lo hai perso nel cesto delle noccioline al mercato», lo schernì mentre si asciugava.

«Ed ecco che ricominci», alzò gli occhi al cielo.

Victor si alzò da terra a fatica, «Proverò a stilarla, la lista della spesa». Gli tese la mano per aiutarlo ad alzarsi.

«Non scordarti di scrivere il pane», lo assecondò mentre si rimetteva in piedi. «Vuoi tornare a casa?»

«Si, domani devo alzarmi presto» ammise, «Pare che dovrai punzecchiarti da solo a scuola».

«Perché?»

«Domani non vengo, ho una visita» spiegò frettolosamente, vago, mentre apriva la porta del bagno. «Tu cosa vuoi fare? Ti porto a casa o torni con i tuoi amici?»

«Torno con te».

L'auto si fermò davanti al vialetto di casa White. «Principessa, siamo arrivati nella tua reggia» lo canzonò come al solito.

«Grazie Alfred.», lo chiamò riferendosi al maggiordomo di Batman.

«Sei un narcisista! Pensi di essere affascinante come Bruce Wayne?»

«Giusto, lo sono molto di più», entrambi scoppiarono a ridere. Era la prima volta che vedeva quello pseudo teppista ridere così. Ai lati della bocca si formavano delle leggere fossette mentre i suoi occhi azzurri brillavano come le stelle quella sera. La sua risata non era fastidiosa come si aspettava, era contagiosa. Le gote pallide si colorarono leggermente di rosa ed il naso con il piercing si arricciava. Rimase per un po' a guardarlo, imbambolato.

«Christopher, stai bene?» lo riportò con i piedi per terra.

«S-Si, tutto bene», balbettò leggermente imbarazzato distogliendo lo sguardo. Perché lo aveva fissato? Che gli era preso?

«Grazie», disse dopo aver poggiato il capo sul poggiatesta del sedile.

«Come? Victor Price che mi ringrazia? Se me lo avessero detto qualche giorno fa gli avrei riso in faccia».

«Ricordami di non farlo più, ora scendi o ti caccio a calci.»

«No, voglio sentirlo di nuovo!» lo supplicò.

«Scordatelo» si sistemò comodo sul sedile ed il biondo sbuffò arreso.

«Va bene, buona notte» strinse la maniglia dopo essersi tolto la cintura di sicurezza.

«Buona notte», fece per scendere ma si bloccò. Carpe diem, giusto? Si voltò di scatto e lo abbracciò d’instinto, lasciandolo interdetto. «Che stai…»

«Non lo vedi? Ti sto abbracciando, stupido.», sussultò al ricambiare dell’azzurrino. Era caldo, le sue mani sottili gli stringevano la vita delicatamente, come se quel gesto non gli appartenesse. Come se quella gentilezza non fosse la sua.

«Perché?» sussurrò vicino all'orecchio, dei brividi percorsero la spina dorsale di White.

«Perché mi andava e poi, sembrava ne avessi bisogno» sussurrò anche lui, stringendo leggermente la presa. «So che sono invadente ma, fammi sapere domani come va. Per qualsiasi cosa ci sono.» si staccò lentamente da quel contatto.

«Ci vediamo a scuola» asserì semplicemente.

Chris scese dalla macchina dirigendosi verso la porta di casa, inserì le chiavi e poggiò una mano sulla maniglia. Solo allora si voltò, e lo vide, che lo guardava, assicurandosi che entrasse in casa sano e salvo. Lo salutò con un cenno della mano ed un sorriso sincero, il biondino ricambiò. Entrò in casa e chiuse la porta alle spalle. Poggiò la schiena su di essa e sospirò, era felice. Si portò una mano sul petto, il cuore batteva più velocemente, che stesse per avere un infarto?

E il tempo scivola viaOnde as histórias ganham vida. Descobre agora