Time Pirates in Italy

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«Il primo salto temporale può causare effetti collaterali» avvisò il capitano Lance una volta terminata la fase di atterraggio.
Snart avvertiva un lieve fischio all'orecchio destro, ma a parte quello niente di grave. Si voltò verso Ramon e lo trovò con la testa fra le ginocchia, in preda ai conati di vomito. Fece per passargli una mano sulla schiena, ma lui la scansò bruscamente: «È tutto okay» assicurò, con una mano alzata come per chiederle cinque minuti e l'altra stretta all'addome.
«Chi sporca pulisce» sbottò Mick, lasciando il suo sedile.
Le Leggende si riunirono attorno allo schermo della console.
«Con cosa abbiamo a che fare?» chiese White Canary all'ologramma del volto di Gideon.
«Sono stati registrati numerosi casi di overdose in tutta la città di Firenze» rispose l'intelligenza artificiale.
Nathan sembrava quello più sconcertato del gruppo: «Overdose di cosa?»
«Plauge: una sostanza derivata dal papiro geneticamente modificato del ventitreesimo secolo. Dichiarata illegale durante il Quarto Congresso del Vanishing Point».
«Che è saltato insieme all'Oculus e i Time Masters» sbottò il capitano passandosi una mano fra i capelli con aria frustrata.
«La tecnica per sintetizzare la Plauge non sarà scoperta fino al gennaio 2222» ricordò Snart. Lo sguardo dei preseti si spostò su di lei immediatamente. Sara fece spallucce: «Che c'è? Ho studiato le linee temporali per tutta la vita».
Gli altri non dissero nulla, ma dalle loro facce era palese che non avessero ancora fatto pace con l'idea che lei conoscesse il loro mestiere meglio di loro. Sara invece si rese presto conto di quanto questa versione delle Leggende fosse ancora alle prime armi, ancora lontana dell'esperienza che il Team di suo padre aveva accumulato in decenni di lavoro sul campo.
Ray prese la parola, troncando il silenzio imbarazzante che incombeva sulla sala controllo: «Qualcuno deve averla messa in circolazione, no? Gideon, abbiamo qualche indizio su chi possa essere?»
L'interfaccia passò dal viso olografico di Gideon a un'immagine che sembrava appartenere a un testo miniato dimenticato nella biblioteca di un monastero. L'AI evidenziò un passaggio scritto in un latino medievale e lo tradusse: "Un speziale è giunto in Firenze nell'anno del signore 1298 con una fornitura apparentemente illimitata di una spezia iniquamente denominato Piaga. Essa è di origine africana, assai gustosa al palato ed in grado di curare il morbo della melanconia se assunta con regolarità".
Nate soffocò una risatina quando si rese conto che nessun altro avesse trovato divertente il modo in cui la droga era stata descritta. Si schiarì la voce: «Come ci muoviamo, capitano?»
«Come un drogato in cerca di una dose» rispose seccamente Jax al posto del Canarino. Lance fece un cenno di assenso col mento. «Sparpagliamoci per la città e chiediamo dopo possiamo trovare questo... speziale».
«Va bene» tagliò corto il capitano. «Dividiamoci in gruppi: Nate e Ray con Amaya; Jax e il professore con Mick...»
«Sì, team fuoco!» esclamò entusiasta Jax. Lo sguardo di Stein lo fece calmare all'istante. Mick fece un mezzo sorriso, assicurando la propria pistola alla cintura.
«Snart e Ramon, voi con me» continuò White Canary.
Ramon fece una sorta di saluto militare, sull'attenti: «Sissignora!»
«Per caso hai tipo... non so... un soprannome? O qualcosa del genere?» chiese Ray rivolto a Sara. «Un nome in codice? Da supereroe? Sai, l'idea di...»
«Chiamarmi Sara o Snart vi mette a disagio» suggerì la ragazza.
«Sì, be', è alquanto strano» sospirò l'altro. «Credo di parlare per tutti quando dico che potrebbe creare un po' di confusione, no?» disse guardandosi intorno, in cerca di un riscontro positivo da parte dei suoi compagni. Nessuno disse niente, ma non ce n'era davvero bisogno.
«Chiamatemi Mindwave» rispose. Quando si voltò verso Ramon, lui le rivolse un sorriso sorpreso. «Cos'è quella faccia?» gli chiese.
«Niente».
«Ti senti ancora male?»
«No, no... sto benissimo».
«Bene» fece White Canary per richiamare la loro attenzione. «Al volo» li avvertì prima di lanciargli un paio di mini-impianti di comunicazione, il genere che Sara aveva visto spesso usare alle Leggende: un braccialetto nero dotato di un sensore che, a seconda del ritmo con cui si picchiettava, comunicava rapidamente messaggi pre-registrati agli altri dispositivi connessi. «Sincronizziamoli e usciamo di qui, prima iniziamo e prima finiamo».

«Ecco un bel tè bollente per te, caro Francisco!» dichiarò HR mettendogli sotto il naso un bicchiere di carta che, ad occhio e croce, doveva aveva una temperatura intorno ai 100°C. «Hai acidità di stomaco oggi? Niente caffè?»
«Già» confermò il ragazzo. Poggiò il bicchiere in un angolo del tavolo da lavoro, rischiando di perdere le impronte digitali di almeno tre dita. Estrasse uno scatolino dalla tasca e si fece cadere una piccola pastiglia bianca in mano.
«Digestivo?» chiese lo scrittore incuriosito.
«Sì, ehm... il più consigliato della nonna» confermò l'altro prima di buttarla giù a secco. «Ho... mangiato pesante, ieri sera, dopo il lavoro... affondato qualche preoccupazione nei nachos».
HR gli diede un paio di vigorose pacche sulle spalle, ripetendo "Comprensibile" a ogni colpo. «E ora a cosa stai lavorando, piccolo genio?»
«Niente di particolare, Barry mi ha chiesto di dare una controllata al GPS della tuta». Si rimise la mascherina protettiva che si era calato sul collo per parlare con l'amico, pronto a tornare a lavoro. Indicò gli strumenti da micro saldatura, i cavi USB e il piccolo circuito su cui stava lavorando, posto sotto un'immensa lente di ingrandimento. «Vedi questo contatto qui? Sto provando a velocizzarne un po' la risposta».
«Fare o non fare, non c'è provare!» rise HR.
«Come, scusa?»
HR sembrò perplesso: «È quella battuta di Star Wars che mi hai spiegato l'altra volta, l'ho detta male?»
«Oh» esclamò l'ingegnere. «Certo! Star Wars... Sì, l'hai detta davvero bene. Colpa mia, mi sono distratto!»
«Sicuro di stare bene? Il bruciore di stomaco potrebbe essere la punta dell'iceberg! Un mio ex assistente... come si chiamava? Ryan? Roy? Forse Jordan... be', poco importa, il fatto è che aveva gli stessi sintomi, difficoltà di concentrazione, acidità di stomaco, e poi è saltato fuori che aveva un'infezione da ruggine a una qualche valvola dell'intestino, o dello stomaco, ora non ricordo... forse dovresti farti dare un'occhiata da Caitlin!»
«Ti ringrazio per la preoccupazione, ma sono piuttosto certo che sia solo cattiva digestione» lo rassicurò il ragazzo, fissando il cip attraverso la lente.
«A-ah» concordò HR. Dopo qualche secondo trascorso a osservare il ragazzo intento a lavorare grattandosi la schiena con una bacchetta da batterista, chiese: «Scusa, mi ricordi in quale stagione di Doctor Who il Lupo Cattivo sposa la sorella di Jack Harkness?»
«Nella terza» rispose con noncuranza il ragazzo.
«Oh, me lo sentivo!»
«Vuoi fare un rewatch?»
«No, me lo sentivo che tu fosse un impostore!» accusò HR.
Ramon fece sobbalzò così forte che per poco non colpì la lente d'ingrandimento con la micro saldatrice. «C-cosa stai dicendo?»
«Jack Harkness non ha sorelle, figurarci una che abbia sposato Rose! Non su questa Terra almeno!» lo incalzò l'altro. Puntandogli contro la bacchetta di legno. «Cisco mi ha spoilerato mezza serie due sere prima che iniziassi a guardare la seconda stagione, perciò non mentirmi! Chi sei tu?!»
«E va bene, mi hai scoperto» sospirò il dopperlganger. «Sono Paco! Cisco è partito sulla Waverider con Sara, perché ha palesemente una cotta per lei e perché io non sarei mai sopravvissuto a un viaggio del genere! Ora per favore non picchiarmi, le bacchette fanno male!»
«Pensavi davvero che nessuno ti avrebbe scoperto?!»
«Non sarebbe stato per sempre! Sara tornerà presto e insieme andremo a cercare le Leggende».
HR sembrò ponderare la cosa per qualche istante, poi esclamò pieno di entusiasmo a base di caffeina: «Va bene, Francisco di un'altra Terra, terrò il tuo segreto!»
«Grazie, lo apprezzerei molto...»
«A patto che tu mi dica perché è un segreto!»
«Be', ecco... io...»
«Perché non informare la squadra dello scambio?»
«Perché mi sento in colpa!» Si fece cadere su uno sgabello mezzo incastrato sotto il tavolo da lavoro in metallo. Paco si sentì come se la sua frustrazione non fosse abbastanza. Avrebbe dovuto urlare, lanciare pipette e beaker di vetro in giro per il laboratorio, ma era troppo stanco per farlo. La sua rabbia si era esaurita prima ancora di aver lasciato la propria Terra, non gli restava altro che la sensazione di vuoto che gli divorava il petto, come una breccia che non aveva il potere di rimarginare. «Ho dovuto lasciare che la mia migliore amica andasse in missione da sola. E se non tornasse? La nostra Terra è stata fatta a pezzi dall'Anti-Flash, lei è tutto ciò che mi rimane...»
HR gli mise una mano sulla spalla e con l'altra gli passò il bicchiere di tè ancora piuttosto bollente con fare consolatorio. «Lei non è sola, amico mio. È con alcune delle persone migliori che abbia mai conosciuto, vedrai che se la caverà alla grande e tornerà in un batter d'occhio».
Paco accettò il bicchiere e prese un sorso, per poi pentirsene immediatamente: si era ustionato il palato e la lingua.

La Waverider era atterrata in prossimità di un campo, fuori dalle mura della città. Una volta sbarcati ci volle un po' a raggiungere la città a piedi, era quasi il tramonto quando si trovarono nel centro di Firenze.
La città non aveva neanche la metà del fascino che aveva esercitato su Sara la volta che l'aveva visitata con suo padre. Forse era l'assenza dei tipici colonnati di marmi turchesi e corallo per cui la Firenze 117 era famosa o forse era la puzza di sterco, il meteo stranamente uggioso e le strade melmose sotto le suole delle scarpe.
«Non è come giocare ad Assassin's Creed 2» commentò poco impressionato Ramon.
«Ma che dici? Firenze appare per la prima volta in Assassin's Creed 5!» lo corresse Sara con tono sconvolto. Il suo sguardo melodrammatico sembrava volergli dire: "Ma ti senti bene?"
«Ah, già... hai ragione» rispose impacciato il ragazzo.
«Hai una faccia» notò Snart. «Pensavo che camminare ti avrebbe fatto passare la nausea».
«L'odore di cacca di cavallo non aiuta» si giustificò lui.
Il capitano, che camminava qualche metro davanti a loro, si voltò a fargli cenno di darsi una mossa: aveva individuato un altro negozio da perlustrare.
«Scusatemi, stiamo tentando di trovare una nuova spezia» ripeté White Canary per l'ennesima volta, sull'uscio di una bottega che portava l'insegna "speziale".
«Cercate qualcosa in particolare?» rispose la donna rugosa dall'interno. Sembrava una tartaruga, tutta avvolta nei suoi ruvidi abiti marroni. «Qualcosa per sistemare quei poveri capelli magari? Un colore così bello, è un peccato che siano secchi come steppa!»
«Ehm, no, cerchiamo qualcuno che commerci la Plauge... la Piaga?»
Un uomo con addosso una toga elegante sporse il naso dalla finestra della bottega: «Madonna Pina» chiamò.
«Ah, messer Alighieri, vi passo subito la vostra spezia!» La vecchia tirò fuori un pacchetto di carta da un armadietto chiuso a chiave e glielo consegnò. «Portate i miei saluti a madonna Gemma».
«Vi farà visita domani prima della messa» l'assicurò l'uomo. Le passò una moneta dalla finestra e se ne andò.
La vecchietta tornò a concentrarsi sulle Leggende. «La Piaga stavate dicendo? Io personalmente non la tratto, ma all'imbrunire dovrebbe passare il rappresentate di messer Amaro per prendere in carico gli ordini. Non mancherà molto ormai, se volete pazientare...»
«Oh, sì, non abbiamo fretta» assicurò Ramon.
White Canary fece un cenno a Mindwave, indicandole il dispositivo di comunicazione. Sara picchiettò leggermente sul braccialetto che aveva al polso, segnalando agli altri che avevano una pista e di raggiungerli come avevano stabilito.
«È per un vostro caro che soffre?» chiese la signora.
Il ragazzo esitò, ma ormai erano arrivati a quel punto, tanto valeva continuare: «Ehm, sì, lo vedrà, ha proprio la faccia di un uomo che soffre».
«Quale male lo affligge?» gongolò la vecchia, improvvisamente interessata. A momenti le brillavano gli occhi, intrigata dalle sofferenze altrui.
«È... assai melanconico, ultimamente» lo supportò Mindwave. «E irascibile».
«I suoi umori devono essere terribili!» commentò la donna. «Come si chiama il vostro amico?»
«Mick Rory» rispose senza pensarci White Canary. Erano sulla buona strada per farsi grasse risate alle spese di Rory.
«Michele da Rori?» ribatté la vecchietta, come se avesse sentito quel nome prima. «Il santo frate? Ho sentito dire che s'è rasato la testa per donare i capelli a degli orfani e che per miracolo si sono trasformati in fili d'oro con cui i figlioli hanno fatto bracciali e si sono arricchiti e che dopo il miracolo girava per le terre di Venezia in cerca di seguaci!»
I tre rimasero un attimo interdetti, finché White Canary non disse: «Oh, sì, è proprio lui».
Dopo qualche minuto Mick, Jax e Stein si affacciarono alla porta della bottega. Indossavano tutt'e tre la vesta dell'ordine dei francescani. Avrebbero potuto scegliere un ordine diverso, aveva pensato Mindwave. La via di San Francesco nel 1298 era ancora troppo giovane.
La titolare li squadrò con gli occhi porcini. Quando posò lo sguardo su Rory, tutta la sua faccia da tartaruga si illuminò, allargandosi in un sorriso: «Oh, benedetto padre! Siete proprio voi!»
Mick la guardò fare uno scatto felino e acciuffare la sua mano. Sembrava che gli dovessero cadere gli occhi dalle orbite da un mento all'altro tant'era basito.
Jax si affrettò ad allontanare la vecchietta: «Signora, la prego, lasci spazio al... santo» fece titubante.
Lo sguardo di Mick si spostò sul collega, sembrava ancor più perplesso.
«Oh, sì, perdonatemi» borbottò con finto rimorso la nonnetta. Si voltò verso Ramon e, sussurrando come se gli altri non potessero sentirla nella minuscola bottega, disse: «Ha davvero la faccia di uno che soffre».
«È la fatica di una vita devota» confermò il ragazzo.
Delle campane iniziarono a rimbombare in lontananza. La donna sporse il naso fuori dalla finestrella della bottega ed esclamò: «Ah, ecco il buon messer Daino che viene a prendere gli ordini!»
«Dyno avete detto?» ripeté Mindwave, ma la titolare la ignorò affrettandosi dietro al bancone.
Un uomo vestito di pelle nera entrò nel negozio. Il grosso pendente argentato che aveva al collo ciondolò pesantemente quando fece un cenno col capo alla vecchia: «Buona sera, signora Pina. Avete delle comande per me?»
«Sì, è passato il figlio di messer Fazio stamane e chiede il solito» rispose la donna allungando a Dyno un sacchetto. «Questi signori vorrebbero fare un ordine per la loro guida spirituale» aggiunse.
L'uomo si voltò come si fosse accorto solo in quel momento della presenza delle Leggende. «Cosa vi occorre?»
Quando se lo trovò a qualche passo di distanza, Mindwave venne investita da un odore metallico. Provò a farsi strada nella sua mente, ma riuscì solo a vedere le strade di Firenze e i suoi cittadini. Niente droga, niente macchinari futuristici.
«Una dose per fratello Michele» rispose Ramon, cercando di prendere tempo.
Dyno scribacchiò qualcosa su un piccolo taccuino legato al suo polso. «Bene, saranno cinque fiorini» disse. «Vi sarà consegnata domani dopo la messa». Girò sui tacchi e uscì dalla bottega senza dire un'altra parola.
Il team salutò velocemente la signora Pina e si fiondò a pedinare Dyno, ma l'uomo vestito di nero sparì presto in mezzo alle vie strette della città.
White Canary richiamò la squadra a pochi passi dalla bottega da cui erano appena usciti. Nate, Ray e Amaya li raggiunsero una ventina di minuti dopo. Le strade si stavano svuotando velocemente al calar del sole, i membri dell'equipaggio iniziarono il loro briefing camminando senza meta per confondersi con i pochi cittadini ancora in circolazione.
«La signora Pina non sapeva niente, ho frugato abbastanza nella sua testa» rispose Snart prima ancora che il team potesse chiedere. «E Dyno puzzava di ferro. Dovunque sia il loro nascondiglio, devono avere un pulitore, un sistema che cancella i loro ricordi del futuro una volta usciti. Cercare di leggere i suoi pensieri con più intensità avrebbe potuto far saltare la copertura».
«Ho letto sull'argomento» esclamò Ray. «C'è un manuale nella biblioteca della Waverider...»
«Su come torturare chi usa i pulitori per recuperare le informazioni» concluse per lui Mick. Il team lo guardò sbalordito. «Bisogna dargli fuoco» spiegò lui con un sorriso.
«Non credo arriveremo a questo, Mick. Ma, se dovessimo, saresti il primo a saperlo» assicurò il compitano Lance. Si rivolse a Snart: «Tu conosci Dyno, non è così?»
«Non proprio» rispose la telepate. «Ma sulla nostra Terra c'era uno spacciatore chiamato Sour. Lui e il suo partner, Dyno, hanno messo le mani su un manipolatore di vortice una volta. Le Leggende hanno dovuto inseguirli per mezza storia australiana...»
«Alla fine li hanno presi» improvvisò Ramon. L'amica gli fece un mezzo sorriso, contenta di vederlo di nuovo pronto a starle dietro.
«Il loro covo era vicino a un porto, dove era più facile smistare la merce» continuò Snart. «Il suo doppelganger avrà lo stesso modus operandi, probabilmente si nasconde lungo il fiume».
«Ma sarà pieno di punti di attracco» obiettò Nate.
«Con il tipo di clientela che ha, non gli serve nascondersi troppo, sarà in un luogo facile da raggiungere» osservò Jax.
«Siamo sul ponte Vecchio» notò Stein. Si sporse oltre il parapetto del ponte e indicò la sponda alla sua sinistra. Qualche metro sotto di loro, Dyno stava varcando una porta di legno mangiucchiata dal muschio. «Vicino al fiume, facilmente raggiungibile, in pieno centro!»
«Un bel colpo di fortuna» dichiarò il capitano. «Jax, Stein». Fece un cenno con la testa e le due metà di Firestorm si fusero nell'entità infuocata e buttarono giù la porta malandata.
Ray prese per mano Mindwave, Amaya afferrò Ramon e invocò lo spirito dell'aquila. Portarono i compagni sulla riva senza sforzo. Mick e Sara si calarono con dei cavi d'acciaio, facendolo sembrare una cosa assolutamente normale.
Il tempo che team impiegò per toccare il suolo bastò a Firestorm per radunare l'intera banda di Dyno e Sour fuori dal loro covo: sette uomini ruzzolarono senza fiato sulla riva coperta di sassolini grigi con aria terrorizzata.
«Chi siete?» urlò Dyno. «Perché state facendo questo?»
«Abbiamo messo fuori uso il pulitore» disse Firestorm.
«Mindwave» ordinò il capitano. Non c'era bisogno che il Canarino aggiungesse altro.
Sara si avvicinò a Dyno. Scavò sotto il panico e i ricordi del girono. Non fu difficile trovare l'immagine della piccola cassaforte in cui aveva nascosto il distorsore del vortice. «Paco, è sotto il pavimento. Conta dieci passi e sentirai una tavola scricchiolare».
Ray e Ramon entrarono nel covo, mentre Firestorm non perdevo d'occhio gli scagnozzi e Nate e Amaya tenevano sotto tiro i due capibanda.
Appena Mindwave interruppe la connessione, Dyno si piegò su se stesso come un sacco vuoto e tossicchiò un flebile rivolo di vomito biancastro. Doveva essere andata più a fondo di quanto aveva pensato. L'effetto dei suoi poteri, combinato con l'assiduo uso che la banda aveva fatto del pulitore, doveva essere stato devastante sul suo stomaco. Sara si sentì in colpa per un attimo.
«Cosa gli hai fatto?» gridò Sour. La sua voce tradì un tipo di angoscia ben più profonda di quella di un malvivente che vede star male il suo collega, poi Sara venne investita dalla serie di pensieri disperati del bandito: "Stai bene? È colpa mia! Il piano era opera mia! Oh Dio, Dyno! Dyno!"
«Starà bene, è solo un po' di nausea» lo rassicurò goffamente Nate, guadagnandosi uno sguardo confuso e insieme grato da parte di Sour. I suoi pensieri si ridussero a meno di un sussurro incomprensibile, ma dal tono borbottante.
Ray e Ramon uscirono neanche un minuto dopo con un sacchetto di velluto, Ray lo passò a Lance. Il piccolo dispositivo che aveva permesso alla banda di costruire il proprio impero finì al sicuro, dritto nelle tasche del capitano.
Uno degli scagnozzi tirò timidamente su la testa e balbettò: «Cosa avete intenzione di farci?»
«Voi state per tornare nel vostro secolo» annunciò il Canarino.
«Maledetti!» borbottò un altro. «Come avete fatto a trovarci? Chi vi ha mandato?»
«Idiota, chi vuoi che li abbia mandati? Saranno stato il Bureau!» lo ammonì Sour senza degnarsi di guardarlo. I suoi occhi pieni di disprezzo erano riservati a Sara. «La pagherete!» urlò. Prima che qualunque membro del team se ne potesse rendere conto, Sour estrasse un'arma laser da sotto il pesante mantello di lana marrone e sparò.
Una breccia azzurra si aprì fra il proiettile luminoso e il corpo di Mindwaver, un'altra fra Ramon e Sour, che restituì il colpo all'arma che l'aveva lanciato. La pistola saltò via dalla mano di Sour, lasciandolo con una profonda ustione fra pollice e indice.
L'intero scontro durò meno di un battito di ciglia e Sour si ritrovò immediatamente ammanettato e con il viso nel fango della sponda del fiume. Nate era sopra di lui e Mick gli puntava il suo lanciafiamme.
Sara corse a stringere Paco fra le braccia. «Paco! Cosa ti è saltato in mente? Ray!» chiamò in preda al panico, rivolgendo a Palmer uno sguardo disperato. «Dobbiamo portarlo alla nave! Dobbiamo controllare i suoi segni vitali!»
«Scusa, Snart, avremmo dovuto prevederlo» tentò Nate, ma Sara sembrò non sentirlo neanche.
«Sto bene» riuscì a formulare a stento Ramon. «Sto bene» ripeté ansimando, stretto nella morse della braccia di Sara.
«No che non stai bene! Hai il fiatone!» gli urlò contro di rimando la ragazza. Lasciò appena la presa controllare le che vie respiratorie dell'amico fossero libere. «La gola non è gonfia» affermò con sollievo. «Hai con te le medicine?»
«Sara, sto bene!» ribadì Ramon, riuscendo infine a divincolarsi dalla sua stretta.
«Com'è possibile?» balbettò Snart. «È opera di quella Caitlin? Paco, tu...»
«Caitlin non c'entra. Sara, io...» provò a spiegare il ragazzo, ma non sapeva neanche lui da dove iniziare.
«Cisco» sussurrò Sara.
«Andiamo, questo non è il posto per fare conversazione» li interruppe il capitano.
Sara si voltò un istante a guardarla, poi il suo sguardo tornò su Cisco. Se possibile, con un'aria ancora più ferita. «Ha ragione, capitano. Portiamo via questi poco di buono».

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⏰ Last updated: Nov 23, 2021 ⏰

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